Francesco Moriero si è raccontato a trecentosessanta gradi e senza peli sulla lingua in una lunga intervista rilasciata sul canale Instagram del giornalista Nicolò Schira, durante la quale ha raccontato parecchi aneddoti legati all'Inter, sua ex squadra dal 1997 al 2000. Ecco le dichiarazioni più interessanti rilasciate dall'ex calciatore oggi allenatore.
Su Antonio Conte, oggi allenatore dell'Inter:
"Antonio è il numero uno in assoluto, è il miglior allenatore al mondo. È stato molto vicino alla Roma perché Gianluca Petrachi spingeva molto, ma l'Inter ha fatto un passo da gigante nel prenderlo. Ha alzato di parecchio il livello dell'Inter e con un po' di lavoro porterà l'Inter a vincere di nuovo dei trofei. Con Antonio eravamo come fratelli. Io, lui, Gigi (Garzya, ndr) e Gianluca (Petrachi, ndr) vivevamo insieme. Eravamo una grande famiglia: Antonio già all'epoca era un capitano-allenatore. Studiava gli avversari e sapeva tutto: ci riempiva di informazioni e consigli, era preparatissimo. Poi voleva sempre vincere: non ci stava a perdere neanche in allenamento. Da ragazzino si è rotto tibia e perone, eppure ha fatto una grandissima carriera. Aveva una forza di volontà incredibile. Per noi il calcio era tutto: non ci stava una lira e volevamo sfondare per dare un futuro alle nostre famiglie. Avevo 17 anni e mi ero fatto prestare una Porsche. Andiamo in giro tutto il giorno e la sera quando torniamo a casa mi dice 'Checco ma tu ce l'hai la patente?'. Quando gli dissi di no, non vi dico la sua incazzatura. Ho rischiato grosso quella sera (ride, ndr)".
Sull'affare di mercato 1997, quando si ritrovò ad essere metà rossonero prima di approdare in nerazzurro
"A fine maggio una mercoledì sera vado a cena con il Derby County che voleva portarmi in Inghilterra. Dopo l'incontro avevo appuntamento l'indomani per volare in Inghilterra per la firma, ma nella notte arriva una telefonata di Galliani per andare al Milan. Così corro a Milano: faccio le visite mediche e firmo per i rossoneri. Vado in vacanza a Lecce e dopo un paio di settimane mi chiama Sandro Mazzola per andare all'Inter. Il Milan voleva Andrè Cruz che aveva già un accordo con l'Inter così decidono di offrire all'Inter una lista di contropartite. Gigi Simoni scelse me e sono finito in nerazzurro insieme a Ronaldo. Una gioia incredibile. È stata tutta colpa di Cruz e merito del mister, anche se per una settimana nessuno capiva nulla: stavo sui giornali sia con la maglia del Milan che dell'Inter...".
Su Zanetti racconta:
"In ritiro mi accorgo che sulla fascia destra giocava già un campione come Pupi e temevo di non giocare. Nelle partitelle di calcio-tennis però lego tantissimo con Ronaldo, Zamorano e Recoba: nasce subito un feeling tecnico incredibile, così come con Simeone. Quanti gol ho fatto fare al Cholo nelle partitelle con i miei cross... Simoni capisce che devo giocare e Pupi con intelligenza accetta di traslocare a sinistra per il bene della squadra. Sarebbe stato un peccato se uno dei due fosse rimasto in panchina. Zanetti oltre a essere un calciatore straordinario è un uomo incedibile, ti racconto questa: l'anno scorso l'Inter gioca a Lecce e la sera prima della partita chiamo Javier per salutarlo e chiederli se si poteva avere una maglietta per mio figlio. Pupi mi dice subito si e ci accordiamo per vederci l'indomani. Finita la partita torniamo a casa e un'ora dopo arriva la telefonata di Zanetti: Pupi e il pullman dell'Inter erano fermi nel piazzale dello stadio che stavano aspettando me e mio figlio per lasciarci le maglie. Credo che questo episodio dica tutta sulla signorilità e la straordinaria umanità di una persona come Pupi".
Come nacque lo Sciuscià:
"Il giorno del mio esordio c'era un San Siro gremito in ogni ordine di posto. Un'attesa incedibile per Ronie, ma quel pomeriggio ci fu il Recoba show che ribaltò il risultato con una doppietta straordinaria. Due magie che diedero vita alla famosa esultanza dello sciuscià. Mi misi in ginocchio e gli dissi metti il piede qua, gli ho lustrato la scarpa e divenne un tormentone. Era un gesto di umiltà e omaggio verso la prodezza di un compagno. Io non segnavo tanto, preferivo l'assist ma qualche volte l'hanno fatto anche a me: ho costretto il Cholo a lucidarmi lo scarpino".
ROVESCIATE - "Nella stagione 1997/98 ne feci due bellissime: una con l'Inter la sera della vittoria a Neuchatel. Ogni giorno su Instagram trovo tifosi che me la ricordano o postano i video di quel gol. Fu un gesto atletico straordinario: credo di non aver mai saltato così in alto! Sono stato con il male di schiena una settimana dopo quel gol (ride, ndr). L'altra invece la realizzai in Nazionale contro il Paraguay su assist di Dino Baggio: sapevo che dovevo fare qualcosa di speciale per prendermi la maglia da titolare al Mondiale, visto che partivo dietro Di Livio. Quella sera segnai due gol: un destro al volo e la rovesciata. Una rete meravigliosa, però la più bella della carriera è stata un'altra...".
Gol al Piacenza:
"La mia rete più bella di tutta la carriera? Quella al Piacenza. In quel gol c'è tutta l'essenza del vero Checco Moriero. Presi palla a centrocampo dopo un duello con Stroppa e andai a segnare dopo aver dribblato, a testa bassa, tutti gli avversari. Fu una giocata di puro istinto. Era il gol che sognavo di fare fin da quando ero bambino. E pensare che Simoni aveva mandato a scaldarsi Cauet e urlava dalla panchina 'Checco passala, passa sta palla'. Dopo il gol dissi, ridendo, a Simoni che potevo passarla ed entrò Cauet. Feci appena in tempo...".
Su Roby Baggio:
"Ho fatto un po' da cupido per portare Roberto all'Inter. Un piccolo merito ce l'ho io. Stavo sempre in camera sua al Mondiale di Francia e gli parlavo di Ronaldo, Moratti e Simoni. Lo tartassavo tutti i giorni, finché non ha accettato l'offerta del presidente Moratti".
Su Francesco Totti e quel sogno di portarlo all'Inter...
"Sapevo che Francesco aveva qualche problema con la Roma e mi spesi a lungo per convincerlo a venire all'Inter. Lui ci ha pensato, ma alla fine amava troppo la Roma e non se l'è sentita di andare via ed è stato giusto così. Oggi? Fa strano vedere la Roma senza Totti in campo, così come mi sarebbe piaciuto per lui una carriera dirigenziale a Zanetti. È il simbolo della Roma e meritava un trattamento diverso per quello che ha dato alla Roma, serviva più rispetto".
Capitolo Gigi Simoni:
"Gigi era un gestore straordinario dello spogliatoio. Sapeva tenere il gruppo come nessuno. Era bravissimo a capire ogni esigenza o problematica, aveva dei modi per i quali, anche quando eri arrabbiato, diventava impossibile discutere o litigare con lui. Il merito di quel gruppo così solido e unito è senza dubbio suo. Poi ogni tanto sapeva smorzare la tensione come quel martedì ad Appiano quando entrò nello spogliatoio tutto serio, facendoci un po' preoccupare. Rimanemmo tutti in silenzio, pronti ad ascoltarlo e lui ci disse: 'Qui all'Inter siete tutti uguali tranne Ronaldo che è più uguale degli altri!'... Qualche secondo di silenzio e tutti giù a ridere. Con lui vincemmo in 4 giorni con Real e Salernitana, eppure il lunedì sera mi chiama Pupi e mi dice che era stato esonerato. Eravamo tutti legatissimi a lui, anche quelli che giocavano meno. Era un grandissimo allenatore oltre che un signore umanamente. Sapeva come gestirti e prenderti, un uomo leale che diceva le cose in faccia. Era questa la sua forza, per quelli gli volevano bene. La società ha avuto un po' di fretta. Dopo l'esonero l'indomani andammo tutti in ufficio dal presidente per provarlo a far desistere, ma non ci fu nulla da fare. Credo che a distanza di anni Moratti si sia pentito di quella scelta, che fu un errore tanto che poi cambiammo quattro allenatori e la squadra non riuscì a riprendersi".
La notte a Parigi:
"Ci sentivamo fortissimi, eravamo sicuri di vincere. Entrammo in campo per farlo contro una Lazio fortissima, ma non ci fu partita. Vincemmo 3-0 e festeggiamo tutta la notte".
Su Marcello Lippi:
"Quell'anno l'Inter era uno squadrone. C'erano Ronaldo, Baggio, Zamorano, Recoba... E arrivò anche un certo Bobo Vieri. Credo sia stato l'attacco più forte di tutti i tempi. Peccato che tra infortuni e problemi vari non abbiano potuto giocare tanto insieme, altrimenti avremmo vinto molto. Con Lippi partimmo bene, ma dopo la sconfitta nel derby mi fece più giocare. Non rientravo nei suoi piani e così accettai - nonostante avessi ancora un altro anno di contratto con l'Inter - il corteggiamento di una grande piazza come Napoli. Non rinnego la decisione, visto che con Lippi avrei avuto poco spazio e c'erano vedute diverse, tanto che mi preferiva Panucci a tutta fascia. Avevo perso entusiasmo nel giocare poco. Sarei voluto restare a vita all'Inter, tanto che l'anno prima rifiutai una ricca offerta del Middlesbrough".
Su Ronie:
"Il Fenomeno è stato il più grande calciatore con cui ho giocato e che ho visto giocare. Cristiano e Messi? Non c'è paragone che tenga con nessuno, il Fenomeno è stato il più grande in assoluto. Nelle partitine in allenamento non c'era storia: velocità e tecnica pazzesca con una struttura fisica poderosa. Non lo fermavi mai, dovevano mettersi in dieci! Ci sentiamo ancora adesso: ho mantenuto un ottimo rapporto con lui, Zamorano e Zanetti. Abitavamo nello stesso stabile, lui stava all'attico e scendeva sotto da me a mangiare le polpette di mia moglie. Voglio denunciare una cosa: Ronie ogni volta si prendeva in prestito i miei DVD e non me li ha mai restituiti. Mi avrà portato via 50 film (ride, ndr). Asssit nel derby? Lo vedo partire a razzo e dentro di me dico ''Ndo va questo' così metto una palla tagliata forte dietro la linea difensiva del Milan e Ronaldo si inventa un pallonetto meraviglioso. Un giorno il Fenomeno mi disse che secondo lui ero l'esterno più forte del mondo, mi riteneva anche più forte di Figo che era considerato il numero uno da tutti".
L'Inter era la squadra più abbronzata d'Europa...
"Ronie aveva la dermatite e ogni giorno doveva fare un'ora di lettino solare. Si era comprato una lampada da mettere in casa e salivamo da lui per abbronzarci anche noi. Galante, io, Pagliuca eravamo neri a fine anno". Galante interviene in diretta e conferma l'episodio ringraziando Checco per gli assist che gli ha fatto: "Moriero riusciva a far segnare pure me".
Sul presidente Moratti:
"Una persona fantastica. Volevamo vincere sempre soprattutto per lui. Tutti i lunedì ci telefonava per commentare la partita e darci la carica. Il sabato veniva ad Appiano per stimolarci. Ci faceva sempre dei discorsi incredibili per spingerci a vincere: tranne nei derby perché considerava la gara contro il Milan la partita più facile..."
Sul Cholo
"Il Cholo era il leader dello spogliatoio, ci teneva a bada perché eravamo una banda di pazzi".
Capitolo West:
"Taribo era un pazzo scatenato, ne combinava di tutti i colori. In allenamento ci faceva certe entracce, una volta stava azzoppando Ronie. Fece arrabbiare anche Simoni! Prima di ogni partita benediva Ronaldo. Un lunedì litigò con Lippi davanti a tutti, dicendo che Dio gli aveva detto che doveva giocare nell'Inter e il mister gli rispose che a lui Dio non aveva detto nulla...".
Un futuro da allenatore all'Inter?
"C'era stata la possibilità di guidare la Roma: avevo parlato con Totti, ma poi hanno deciso di non fare la squadra B e con l'addio di Francesco è venuto tutto meno. Inter? Amo lavorare con i giovani e mi piacerebbe, non lo nego. Sarebbe stupendo lavorare fianco a fianco con Antonio ad Appiano Gentile, sarebbe come tornare indietro di 30 anni".
Top 11 di ex compagni:
"Scelgo il 3-5-2 di Mazzone come modulo. Terraneo in porta, in difesa Aldo Firicano, Taribo West e Enrico Annoni: tre bei cani, con loro non si passa. Io a destra e Pusceddu a sinistra. Davanti Ronaldo-Zamorano: non c'è storia con le altre coppie d'attacco. In mezzo al campo? Barbas, Gigi Di Biagio e Cappioli. Ho cercato di prendere in maniera equilibrata da tutte le mie ex squadre. Sarebbe un bel team".
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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