Bagagli pronti, in valigia voglia di vincere e nella tasca del tecnico un taccuino con una formazione già scritta, la migliore da schierare per portare a casa risultato e certezze. In campo i titolarissimi. Questa è l'Europa League del calcio italiano. Ma solo a parole. Perché purtroppo in Italia il trofeo che nella storia ha avuto una doppia evoluzione (evolvendosi prima da Coppa delle Fiere a Coppa UEFA, fino ad arrivare all'attuale denominazione) è spesso sinonimo di viaggi lunghi, trasferte scomode e un pensiero che automaticamente viene rivolto al successivo match di campionato. Europa League, competizione da vincere? Macché, gli ultimi anni hanno detto che forse il turno infrasettimanale è stato più un impiccio europeo che una vetrina internazionale. A poco serve il fascino di un torneo che ha pagato e sta pagando il peso della ben più importante Champions League. Ma l'EL è trampolino di lancio importante, soprattutto per i club che nella coppa dalle grandi orecchie difficilmente riuscirebbero ad arrivare in fondo. E l'albo d'oro conferma proprio questa tesi: eccezion fatta per il Chelsea targato Rafael Benitez 2012-2013, scorrendo il libro delle vincenti non si trovano assoluti top club (dal 2002-2003 tre affermazioni firmate Siviglia, due per Porto e Atletico Madrid, una per Shakhtar Donetsk, Valencia, CSKA Mosca e Zenit San Pietroburgo, oltre ai Blues, come detto). 

Insomma, Spagna padrona. E forse non è un caso che il calcio targato Liga BBVA abbia dettato legge nel recente passato e stia continuando a farlo, tra i club come in Nazionale, nonostante il disastro dell'ultimo Mondiale brasiliano. L'Europa League non è stato il mezzo principale grazie a cui la Spagna si è elevata a padrona, ma sicuramente ha contribuito in questo processo leggendario. Perché di leggenda, ormai, si parla. Al contrario di una Serie A che da massima aspirazione qual era a fine anni '90-inizio 2000 con le 'sette sorelle' è passata a essere un campionato con addirittura tre soli posti Champions. E sicuramente in questo senso l'EL ha avuto il suo peso. In negativo, ovviamente. Poi 'vincere aiuta a vincere' e da questa stagione l'Europa League avrà tutto un altro sapore. Chi vince nella notte dello Stadion Narodowy il prossimo 27 maggio strappa di diritto il pass per la Champions League della stagione successiva. E non è poco, soprattutto per un'Inter che dovrà lottare con il coltello tra i denti in un campionato che presenta una concorrenza spietata. Juventus, Napoli, Roma, Fiorentina, Milan e la new entry del caso non sono briciole. 'Vincere aiuta a vincere', ancora. Proprio come nel 2005. Cordoba alza la Coppa Italia da capitano, pochi mesi dopo tocca a Zanetti mostrare la Supercoppa in quel di Torino contro la Juventus di Capello e poi... il resto è storia. Ma tutto ebbe inizio in quel 15 giugno 2005.

E allora? Bagagli pronti, viaggi lunghi alleggeriti da musica, chiacchiere con i compagni o magari da un pensiero rivolto direttamente alla gara. Dal 20 agosto si farà sul serio perché allo stadio Laugardalsvöllur di Reykjavik c'è l'Ungmennafélagið Stjarnan, squadra simpatica e dalle attrattive esultanze. Ma nessuno vorrebbe replicare la figura non tanto nobile della prima Nazionale di Marcello Lippi, proprio in Islanda. 'Vincere aiuta a vincere'. Un discorso, un diktat da copia-incolla anche per la Coppa Italia stessa, altra via per il successo per una squadra dal progetto a lungo termine, ma anche la vittoria nella competizione nazionale avrebbe il suo peso, grande peso. Di sicuro accelererebbe questo progetto di internazionalizzazione firmato Erick Thohir.

'Vincere aiuta a vincere', di nuovo. E sicuramente una Supercoppa europea appuntamento fallito in quel di Montecarlo nell'estate 2010 con Rafael Benitez sarebbe un grande ulteriore passo verso la rinascita. Se l'Inter crederà all'Europa League probabilmente il Mikheil Meskhi di Tbilisi non sarà così lontano. E poi sarebbe Champions, ma questa è tutta un'altra storia. Magari questo apparirà come un viaggio ad oggi molto pretenzioso, ma forse neanche troppo. In fin dei conti l'Inter non ha tutto per arrivare in fondo a una coppa che rispetto alla notte di Parigi 1998 ha cambiato solo il nome? E allora bagagli pronti, taccuino ricco e voglia di viaggiare, viaggiare e viaggiare. Per tutta Europa, sperando che il tour europeo parta da Reykjavík per concludersi a Varsavia. Con Georgia e Champions League nel mirino. 

Sezione: Copertina / Data: Sab 16 agosto 2014 alle 22:00
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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