Pazza idea che non premia Inzaghi quella di cambiare otto undicesimi della formazione tipo per affrontare in casa un arrabbiato Benfica che spera ancora di agguantare una scialuppa di salvataggio per evitare l'annegamento e restare in Europa: è mattanza dei padroni di casa il primo tempo al Da Luz, dove la squadra di Schmidt va in vantaggio di tre reti, tutte e tre sottoscritte dal portoghese Joao Mario. Danno e beffa per i nerazzurri che subiscono non uno, ben tre gol dell'ex di turno che decide di togliersi tutti i sassolini dalle scarpe raccolti negli anni e infiamma le Águias che dagli spalti cantano per tutti i primi quarantacinque minuti per la prima volta in questa edizione della Champions. Appare più di un tantino azzardata la mossa dell'allenatore piacentino che costringe questa Inter in vesti straordinarie ad una gara meno sfrontata. L'eccessiva 'giovinezza' si fa sentire su gambe e testa dei vice-campioni d'Europa che si mostrano poco compatti, tutt'altro che solidi rispetto al solito e con la sindrome del braccino da tennista. 

Una squadra che sembra la brutta della brutta copia di sé stessa e un Benfica rinfrancato che, al contrario, è la versione migliore di questo percorso europeo. Vantaggio strameritato nei primi quarantacinque minuti che lascia piovere critiche sull'allenatore per l'eccessiva audacia e agli interpreti, evidentemente non all'altezza del compito. Un exploit di fantasia persino meno apprezzato di San Sebastian che apre qualche interrogativo sulle seconde linee. Ma il break rinfranca letteralmente la squadra italiana che esce dagli spogliatoi con appiglio, carica e inerzia agli antipodi rispetto alla prima frazione di gioco. Inzaghi chiede una reazione, per l'orgoglio e per la fiducia.

Simone chiama: l'Inter risponde. E la reazione s'innesca sin dalle prime battute post-duplice fischio, una prestazione in crescendo culminata con la zampata di Marko Arnautovic che trova la porta per la prima volta stagionale e riapre la partita. L'esultanza arriva con qualche minuto in ritardo dopo un check del VAR che toglie ogni dubbio sul possibile fuorigioco: il gol è buono ed è solo il primo di una remuntada che ribalta anche critiche e giudizi. Se è vero che i cambi rinfrescano gambe e benzina ai nerazzurri, altrettanto vero è che la reazione che Inzaghi si aspettava è stata servita proprio dai ragazzi a cui l'allenatore l'ha chiesta. A dare un altro fondamentale squillo di una perobabile resurrezione è il gran gol messo in rete di sforbiciata da Davide Frattesi, fino a quel momento uno dei più in difficoltà. Questa squadra di mollare non vuol saperne e serve la prova del nove che fino al duplice fischio nessuno avrebbe auspicato: al 72esimo è Thuram, il primo dei subentrati, a prendersi i riflettori e mentre tenta un'incursione verso Trubin si gudagna un calcio di rigore che manda in fumo ogni suggestione e sogno dei padroni di casa. Sanchez non lascia scampo al portiere ucraino e manda sul fondale più buio l'ultima scialuppa disponibile per la squadra di Schmidt. 

Niente da fare per i lusitani: l'Inter non concede la vittoria e l'Europa è con molta probabilità rimandata al prossimo anno. Vittoria rimandata anche per l'Inter che esattamente come la Real Sociedad chiude la quinta partita di Champions con un pari, racimola un solo punto e rimanda la lotta per il titolo di prima della classe del Gruppo D al 12 dicembre a San Siro, lasciando un po' di brio per lo scontro diretto con gli spagnoli. Risultato finale che ribalta anche i giudizi complessivi sulla prestazione di un'Inter a due volti che al termine di cento minuti e rotti danno ragione a Simone Inzaghi.

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Sezione: Copertina / Data: Mer 29 novembre 2023 alle 23:06
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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