Il Milan chiama, l'Inter anche stavolta è obbligata a rispondere per tenere in vita il derby scudetto fino all'ultima giornata. Dopo il 2-0 rossonero ai danni dell'Atalanta, i riflettori da San Siro si spostano sull'Unipol Domus di Cagliari, in gioco le ultime speranze nerazzurre di rincorsa al primato dei cugini e quelle della formazione di casa a caccia di punti salvezza. Inzaghi lo sa e schiera la sua migliore Inter con il consueto 3-5-2: davanti ad Handanovic, in difesa torna titolare Bastoni insieme a De Vrij e Skriniar. A centrocampo confermato Darmian a destra dopo la finale di Coppa Italia, sull'altra corsia come sempre c'è Perisic. Barella, Brozovic e Calhanoglu in cabina di regia, in attacco Dzeko vince il ballottaggio con Correa e forma il tandem con Lautaro. Modulo speculare per la squadra di Agostini: a sinistra a centrocampo rientra l'ex Dalbert, in avanti Joao Pedro con Pavoletti.
È subito l'Inter a voler fare la partita, ma anche il Cagliari già in avvio mostra un atteggiamento agguerrito. Marin si alza in mezzo ai due attaccanti per alimentare il pressing sul primo possesso nerazzurro, agendo poi in marcatura fissa su Brozovic. Dalla difesa dei sardi Altare dà l'avvio alla manovra, con Lykogiannis sempre pronto a sganciarsi sulla sinistra, rendendosi pericoloso anche al 9' con l'ottima respinta in tuffo di Handanovic. Quando l'Inter attacca, Bellanova si affianca alla destra della linea difensiva, che così diventa a quattro. I nerazzurri tentano inizialmente i cambi di campo sull'altro lato verso Darmian, provando ad approfittare del ruolo nettamente più spregiudicato di Dalbert. Per azionare invece Perisic serve il guizzo di Calhanoglu, che riceve palla oltre la mediana del Cagliari, invogliata nel pressing dal giropalla dei difensori, e involandosi a sinistra costringe all'uscita Bellanova, palla così al croato che raggiunge il fondo e crossa sul secondo palo dove Darmian salta sovrastando Lykoggiannis per mettere la firma sullo 0-1. Il Cagliari mantiene alto il suo baricentro ma Joao Pedro e Pavoletti rimangono impalpabili, mentre l'Inter continua a pungere tramite le sue mezzali. Dopo l'offensiva di Calhanoglu in occasione del gol, con il passare dei minuti sale in cattedra Barella che viene spesso lasciato libero da Rog. Il 23 nel primo tempo serve due assist a Lautaro, vero e proprio terminale offensivo delle azioni nerazzurre, con Dzeko più impegnato nei compiti di sponda o a fare da raccordo con la manovra, ma la gioia del Toro viene strozzata dai riflessi di Cragno e dal palo.
Alla ripresa il Cagliari si dispone con uno schieramento più serrato che accorcia la distanza fra i reparti. L'Inter prende così in mano il pallino del gioco, ma di fronte trova ostruite le linee di passaggio e meno varchi per affondare tramite gli inserimenti delle mezzali. Barella e Lautaro per continuare a trovarsi devono aumentare le distanze, così al 51' dal lancio del centrocampista dalla propria metà campo il Toro aggancia sulla linea del fuorigioco, fugge verso la porta facendo a sportellate con Altaro e infine riesce a battere Cragno per il raddoppio nerazzurro. Due minuti dopo lo stesso Barella è pigro in fase difensiva e ritarda nella chiusura sul solito Lykogiannis, che stavolta dalla mattonella sulla trequarti di sinistra scaraventa in porta un siluro imparabile per Handanovic. Sull'1-2 le prime girandole di cambi: nel Cagliari Nandez e Keita prendono il posto di Rog e Pavoletti, nell'Inter dentro prima Gagliardini e Dumfries per Barella e Darmian, poi a 20' dal termine D'Ambrosio e Correa per Bastoni e Dzeko, replicando la stessa difesa vista dall'inizio in finale di Coppa Italia, con D'Ambrosio che si sistema alla destra di De Vrij e Skriniar che passa a sinistra. Al 79' Agostini manda in campo anche Carboni e Baselli richiamando in panchina Altare e Marin. Nel finale l'Inter rallenta i ritmi e gestisce senza troppi patemi il vantaggio: le occasioni più ghiotte arrivano comunque sulla testa di Perisic, servito con il solito schema dal cross di Dumfries, che sull'altro lato gode dell'ampia libertà concessagli da Dalbert, e sui piedi di Lautaro, che in girata manda alto dopo l'ennesima offensiva di Calhanoglu. L'attaccante argentino si rifà all'85', quando a innescarlo è ancora l'assalto di una mezzala: Gagliardini quasi alla Barella si catapulta in avanti dopo lo scambio fra Correa e Brozovic, con il Tucu a fare da sponda sul passaggio diretto di Handanovic e il 77 a sventagliare per il 5, che attirati su di sé i difensori serve il Toro, implacabile anche stavolta con lo scavetto di fronte a Cragno. All'86' c'è spazio anche per Pereiro da una parte e per Sanchez dall'altra, escono Dalbert e lo stesso Lautaro. Nel terzo dei 5' di recupero Dumfries inserendosi centralmente dopo l'iniziativa personale di Correa sfiora il poker colpendo solo il palo. È l'ultima emozione prima del triplice fischio di Doveri che manda in archivio l'1-3 all'Unipol Domus. L'Inter non si mostra per nulla affaticata delle fatiche post-finale di Coppa e anzi domina un match insidioso: 17 a 10 le conclusioni in favore della squadra di Inzaghi, 10 nello specchio contro 2 sole del Cagliari. Possesso palla al 62% con un'accuratezza all'89%, 108,3 i chilometri corsi dai nerazzurri nonostante quelli macinati già mercoledì sera nei 120' contro la Juve. Numeri e segnali di un'Inter che vuole ancora dire la sua anche in campionato.
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DanieleAlfieri7
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