Luca Marchegiani è stato tra i protagonisti di due scudetti decisi al fotofinish: quello della Lazio nel 2000 e quello della Juventus nel 2002. L'ex portiere biancoceleste è stato intervistato da La Repubblica proprio evocando questi due eventi molto rari nel calcio.

Marchegiani, stavolta come finirà? 
"Non penso che il Milan si lasci sfuggire la grande occasione dopo avere faticato tanto. Un gruppo molto strutturato, anche per limitare i danni del caso o della sventura". 

A volte i favoriti cadono nel pozzo guardando le stelle. 
"Perché le varianti sono moltissime. Contro la fantasia del calcio non c'è schema che tenga". 

Sia sincero: nel 2000, alla vigilia, voi laziali ci credevate? 
"Lo sono: ci credevamo poco o niente. Del resto, un anno prima, se il Milan avesse vinto a Perugia ci avrebbe preso lo scudetto sotto il naso, e difatti vinse. Non potevamo illuderci, la storia spesso si ripete". 

La vostra partita (Lazio-Reggina 3-0) finì che ancora non era cominciato il secondo tempo al Curi. 
"E chissà se lo avrebbero giocato, visto quel diluvio, e quando. Restammo ad aspettare negli spogliatoi, sul nostro campo era già scesa parecchia gente, tutto molto surreale. Ricordo che Simeone saltò fuori dalla doccia perché il Perugia aveva segnato: restò così, insaponato e fradicio per tutto il loro secondo tempo per non spostare la condizione astrale e non irritare la scaramanzia". 

Anche lei insaponato? 
"No, asciutto ma scettico: non volevo illudermi per poi soffrire. Mi sarebbe bastato un pari juventino, per arrivare allo spareggio. Il destino volle regalarci molto di più".

Due anni dopo, ecco che voi laziali da beneficiari della sorte diventaste carnefici. 
"Una giornata particolare a dir poco. Per lo scudetto era un incrocio fra Inter, Juventus e Roma. Se avessimo battuto i nerazzurri e la Juve non avesse vinto a Udine, il tricolore sarebbe andato alla Roma: per questo i nostri sostenitori ci tifarono contro, dopo una stagione molto negativa. Un uragano di fischi ogni volta che la Lazio si azzardava a superare la metà campo, ma noi volevamo qualificarci in Coppa Uefa e non ci curammo dell'ambiente ostile. Certo, fu tutto assurdo". 

Ogni interista assentirà. 
"Erano sicuri di batterci e segnarono subito: tutto facile, dunque pericolosissimo. L'Inter ci sottovalutò, e dopo il pareggio di Poborski cominciò a intuire la portata del destino. Loro si paralizzarono, pagando la stranissima atmosfera che circondava noi e loro. Stavo in panchina perché quell'anno il titolare della Lazio era Peruzzi, ed ebbi tempo e modo di guardare con attenzione le facce degli interisti. Alla fine mi facevano pena, fu uno psicodramma terribile. Alcuni dei miei avversari erano anche amici, ad esempio Bobo Vieri che fino a due anni prima aveva giocato con noi. È brutto vedere un collega che soffre tanto per causa tua. La loro incredulità diventò disperazione, fu un momento difficile anche per noi". 

Sezione: News / Data: Gio 19 maggio 2022 alle 18:38 / Fonte: Repubblica
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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