"Non sono alto, né lo sarò mai. Non sono magro. Per molti non sono neppure bellissimo: questi sono fatti e non li nego. Ma sappiate che sono un grande lavoratore. Ed è lavorando che proverò a far tornare grandi l'Inter e la serie A". Questa è la promessa con la quale Erick Thohir, presidente dell'Inter, debutta nel corso della lunga intervista rilasciata ad Andrea Sorrentino per La Repubblica. Thohir non si sofferma solo sul calcio, ma anche sul suo adattamento all'Italia, terra che ha imparato a conoscere da ormai un anno: "Non ragiono in termini di "mi piace" o "non mi piace". Voglio adattarmi, rispettare la cultura del luogo. Il campionato è difficile, molto tattico, ricco di sorprese e passionale, alla fine tutti piangono, chi perché ha vinto e chi perché ha perso. Inoltre l'Italia ha un patrimonio inestimabile: le sue "pop cultures", tendenze globali. Gli Usa hanno esportato ovunque gli hamburger, la musica, il cinema. L'Italia le auto, la moda, il cibo... Sono rari i paesi che hanno marchi globali, infatti altri provano a costruirseli: il Giappone negli anni '70 con l'elettronica, ora la Corea del Sud. È un privilegio essere una guida per il pianeta, rendetevene conto e buttatevi nella globalizzazione, senza paura. Guardate gli Usa: sono leader, ma cercano sempre di migliorarsi".

Ma qual è il metodo di Erick Thohir? "Parto sempre da dati e statistiche. Poi ci vuole un ottimo management: ho molte aziende e viaggio sempre, così i miei staff sono i miei occhi, ogni giorno. Da presidente do una visione, un piano strategico, poi ne discutiamo. Strategia e competenza sono le parole magiche che portano ai risultati, non bastano solo le sensazioni e le intuizioni, o pregare che le cose vadano bene: a volte Dio ti aiuta, a volte no. Credo nelle decisioni collegiali. Una volta ho detto "Non sono Superman", stavolta dico che un'azienda funziona se ha degli Avengers, dei supereroi che lottano insieme... Dopo aver ascoltato tutti, prendo decisioni. La cosa migliore è prendere una buona decisione; peggio è prendere una decisione sbagliata; la cosa peggiore in assoluto è non prenderne alcuna. Inizio a lavorare il mattino e torno a casa alle 11 di sera. In Indonesia ho una trentina di aziende, tutte con ottimi risultati: la nostra radio e la news tv sono le numero 1, la tv di intrattenimento al numero 2 come il giornale Republika. Il mio gruppo è il secondo o il terzo del paese". E sul suo effettivo patrimonio assicura: "Non sono così misterioso. Quando sono entrato nel board dei Sixers, in Nba, o nel Dc United, nel soccer, gli americani mi hanno controllato come fanno loro: c'era un dossier di 600 pagine su di me... Investimenti, patrimonio, se pagavo le tasse o no. Il denaro è importante, ma non è fondamentale quanto la competenza, che ti fa arrivare dovunque e ti fa vincere. I Sixers e i Dc United hanno ottenuto risultati, la mia squadra di calcio in Indonesia ha vinto l'ultimo campionato, quella di basket 8 degli ultimi 14...".

Per risollevare i ricavi è necessario sbarcare in Asia? "Sì, perché è un mercato da circa 3 miliardi di persone, e negli Usa, dove siamo andati nelle ultime estati. Ora puntiamo sull'Asia. Stiamo studiando in quali paesi il nostro marchio può penetrare meglio, dove ci sono più tifosi potenziali. Vogliamo creare eventi, prima di andare. Porteremo la nostra Academy in Arabia Saudita, India e Giappone". Infine, Thohir spiega perché, al momento, non ha ancora cercato una casa in Italia: "Perché nei miei brevi viaggi l'hotel è più adatto alle mie esigenze, tra riunioni e altro. Col tempo, venendo più spesso, cercherò un bell'appartamento".

 

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 10 novembre 2014 alle 23:30
Autore: Redazione FcInterNews.it
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