Il nostro futuro vive un momento di appannamento. Non c'è molto da dire sul periodo di difficoltà che Davide Santon e Mario Balotelli stanno affrontando, una fase iniziata praticamente con la nuova stagione, dopo le premesse fornite dalla conclusione della vecchia. Innanzitutto, per entrambi l'impiego sul terreno di gioco è stato a dir poco centellinato. Rispetto alla scorsa stagione, infatti, Mourinho sembra aver deciso di tirare il freno a mano sulla loro esplosione, quasi a volerli proteggere da una visibilità troppo grande per la loro età. Tattica giusta, per certi versi, ma inappropriata se poi porta a malumori e a situazioni che minano la fiducia che i due giovani nutrono nei loro mezzi tecnici e fisici.

Santon, per esempio, dopo aver sfidato nell'uno contro uno Cristiano Ronaldo, si ritrova spesso e volentieri in panchina. Un controsenso, considerando che in estate è partita anche la sua principale alternativa, Maxwell, cessione che in teoria avrebbe dovuto regalare il posto da titolare indiscusso al terzino nel giro della nazionale azzurra. Invece sembra che quel posto sia ormai di proprietà di Chivu, dirottato sulla fascia per la sua maggiore capacità difensiva. Risultato? Il Santon di oggi è intimidito ogni volta che scende in campo, non spinge più come prima, si limita al minimo indispensabile e diventa così un esterno come tanti altri. In più, poi, commette un errore come quello di Genova che costa all'Inter la prima sconfitta in campionato. Può capitare di sbagliare, ma quel passaggio sbagliato è figlio di un timore reverenziale che poco alla volta si è fatto strada nella mente di Santon.

E Balotelli? Rilanciato titolare a Genova, è stato tra i migliori in campo prima che Mourinho lo richiamasse inaspettatamente in panchina. Prima di allora, qualche ingresso nel secondo tempo e alternanza di buone prestazioni (contro il Parma) e presenze impalpabili (a Cagliari). Poi l'espulsione di Kazan, che ha riproposto in primo piano i suoi limiti caratteriali, che inevitabilmente condizionano il suo talento calcistico. Un errore di pura ingenuità, ma non si tratta del primo della sua breve carriera (lo scorso 20 giugno lasciò l'under 21 in dieci per un calcetto direazione contro la Svezia). Stavola, rispetto a Santon, non è costato un k.o. alla squadra, ma SuperMario fatica a controllare il proprio carattere e si dedica così all'autolesionismo. Viene da chiedersi se il suo allenatore gli darà ancora fiducia a questo punto, considerando che lo scorso gennaio per punirne determinati atteggiamenti lo lasciò per un mese fuori squadra. A Balotelli conviene sperare che il portoghese digerisca al più presto questa manchevolezza, che ha avuto una ricaduta anche sui commenti a fine gara a suo danno. Un effetto domino che inizia con le scelte sbagliate del tecnico, passa dalla stupidaggine di Balotelli e torna inevitabilmente da Mourinho. Il quale, considerati i precedenti, attenderà un po' prima di rilanciare nella mischia il giovane attaccante di origini ghanesi.

Non resta che sperare che i nostri due campioni in erba ritrovino lo smalto di qualche mese fa, quando non facevano notizia solo perché scendevano in campo da titolari con la maglia dell'Inter, ma soprattutto perché il loro era un contributo alla squadra determinante. E' notorio che una volta acquisita la notorietà il difficile è mantenerla. Confermarsi è uno scoglio molto duro, ma a Santon e Balotelli non manca nulla per diventare grandi anche come calciatori.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 30 settembre 2009 alle 12:55
Autore: Fabio Costantino
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