Il presidente Massimo Moratti non ci ha pensato due volte. "Non si gioca, punto". L'Inter ha sentito l'Udinese poco dopo la tragica notizia della morte di Piermario Morosini e non ha esitato nel confermare la ferma volontà di non giocare la partita, a partire dai giocatori con il presidente in prima persona a garantire per la scelta dell'Inter. Una scelta di buon senso, una scelta logica e sacrosanta. Perché le condizioni non erano neanche minimamente considerabili per una partita di calcio, e perché lo sport non può essere e non deve essere una tragedia. Come purtroppo è accaduto oggi. Giusto fermarsi a riflettere, giusto dire no al menefreghismo.

E in questo l'Inter si contraddistingue da anni come società modello. Mai rischiare la vita o problemi fisici, la salute prima di tutto. Il presidente Massimo Moratti in prima persona decise di far operare Nwankwo Kanu, attaccante che arrivò dall'Ajax dove nessun medico gli aveva evidenziato le problematiche cardiache che gli derivavano da una malformazione della valvola aortica. Il dottor Piero Volpi dell'Inter però se ne accorse, eccome. E Moratti decise di aiutare il ragazzo, che ora definisce il presidente come "un secondo padre". Moratti spedì Kanu presso la miglior clinica cardiochirurgica d'America, a Cleveland e il 25 novembre 1996, dopo 4 ore in sala operatoria, il dottor Bruce Lytle fece sapere a tutti che Kanu era un giocatore rinato. Un esempio questa storia, per tutti. Specialmente in un giorno così buio.

E un esempio fu anche la storia di Khalilou Fadiga, che l'Inter prese nel 2003, un anno dopo il sensazionale Mondiale giocato con il Senegal. Neanche aggregato al ritiro perché gli furono trovate malformazioni cardiache: neanche il minimo rischio, subito a curarsi. Con il dottor Franco Combi affianco. Fadiga nell'Inter non ha mai giocato, ma la porta nel cuore. Perché una vita si salva con la prevenzione. Piermario non ha avuto questa fortuna. Ma ora conta solo che riposi in pace.

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 14 aprile 2012 alle 20:00 / Fonte: dagli inviati a Udine, Fabrizio Romano e Guglielmo Cannavale
Autore: Fabrizio Romano
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