Lunga intervista ai microfoni di Sette, magazine del Corriere della Sera, per l'ex presidente dell'Inter Massimo Moratti. Un racconto a tutto tondo, che parte da una descrizione della sua amata Milano: "Città fantastica, a misura d’uomo. La gente che ci vive la sa apprezzare, non crea mai grossi problemi e alla fine dà sempre il meglio di sé. Milano è sempre stata amministrata bene perché i suoi abitanti, non solo i milanesi, rendono il compito agevole". Poi, tanti excursus della sua carriera da presidente, con quel sogno mai realizzato chiamato Eric Cantona: "Forza, classe, personalità. Non venne perché voleva farsi perdonare dallo United la lunga squalifica per aver sferrato un colpo di kung fu a un tifoso avversario che gli aveva fatto un saluto nazista invitandolo a tornare al suo Paese. Gli idioti non hanno confini. Barattarlo con Ronaldo? No, lui era un fenomeno unico, nonostante i problemi. È stato il mio orgoglio da presidente. Sa come mi sono deciso a prenderlo? Era l’aprile del 1997, stavo tornando in auto da Firenze dopo uno 0-0 e il mio autista, Dante, cominciò a borbottare perché da un po’ di tempo l’Inter non brillava più. E io quasi contrariato gli risposi: allora compriamoci Ronaldo così vinceremo sempre! Da quella battuta un po’ provocatoria prese corpo piano piano la convinzione di provarci davvero". Uno dei suoi primi acquisti fu Paul Ince, arrivato nonostante qualcuno provò a dissuadere Moratti per via dei potenziali problemi legati al razzismo: "Non capivo il problema, era una cosa talmente assurda: volevo semplicemente i più forti per l’Inter, avevo preso Javier Zanetti, Roberto Carlos e, dal Manchester United, acquistai Ince, un trascinatore. E San Siro lo fece diventare presto il suo idolo. Perché alla fine a vincere è la bellezza". 

Spazio anche all'attualità e alla figura di Steven Zhang, timoniere attuale del club: "È un ragazzo gentile, umile e intelligente. Mi aggiorna su quello che sta facendo ma ha le idee chiare e non è mai ossessivo. Ormai gestire un club è davvero un impegno economicamente spaventoso, non è più per famiglie appassionate".

Era possibile convincere Conte a restare?
"Credo di no. Tra tecnico e società si è venuto a creare un solco. Ma con Conte la squadra ha fatto un salto di qualità, ha preso coscienza della propria forza, ha acquisito una nuova personalità".

Ora c’è Inzaghi, Simone.
"Che è molto diverso da Conte, nello stile, nella tattica, nella personalità. Certo, con Conte si poteva mettere in cantiere il secondo scudetto consecutivo, quello della stella, ma forse il nuovo tecnico ci sorprenderà".

Chiusura sul nuovo stadio.
"Mi sembra un progetto già antico. Non credo esistano le condizioni per accumulare ulteriori debiti, anche perché uno stadio c’è già e non è male, direi che è uno dei più belli del mondo". 

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Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 14 giugno 2021 alle 12:18
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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