Da dove cominciare, per riavvolgere il nastro di una partita così? Magari dalla fine, dagli olé del pubblico del San Paolo alla rete di passaggi finali del Napoli, cori, però, da interpretare probabilmente come un gesto più di sollievo che di scherno, visto che comunque nonostante il risultato pesante la squadra di Rafa Benitez non ha corretto del tutto alcune sbavature anche gravi delle quali l’Inter, per colpa, sfortuna o negligenza, non ha saputo approfittare. Dai numeri altrettanto pesanti, che vedono la striscia positiva dei nerazzurri in trasferta interrompersi lì dove era maturato l’ultimo ko esterno; l’Inter non vince da quattro partite, con Erick Thohir che attende ancora di festeggiare la prima W in campionato da presidente; il terzo posto ora dislocarsi a ben sette punti, non proprio la prospettiva ideale. Magari anche dalle recriminazioni per le mancanze dell’arbitro Paolo Tagliavento, molto fiscale nell’applicazione del regolamento quando si è trattato di espellere Ricardo Alvarez, proprio nel momento in cui l’Inter stava dando l’impressione di chiudere all’angolo un avversario preda delle sue ansie, ma molto lassista in altre circostanze. Ma dopo una serata così, il dato di fatto da cui ripartire è un altro: il gas iniziale è esaurito, e qui si barcolla anche pericolosamente.

NELLA TUA PELLE – La partita del San Paolo tra Napoli e Inter è stata bella, a tratti anche spettacolare, ma al tempo stesso strana: lo dicono le statistiche, che hanno visto l’Inter tenere palla di più ma al tempo stesso cercare di meno la conclusione in porta rispetto agli avversari (10 a 6). Ma soprattutto, lo dice lo sviluppo del gioco: perché l’Inter non ha mai dato nemmeno per pochi istanti l’impressione di soccombere davvero al cospetto dei padroni di casa, andandosela a giocare a viso aperto, mentre il Napoli ha atteso sornione cercando di colpire punendo le disattenzioni difensive degli avversari. Sembrerà strano, ma alla fine si è visto per larghi tratti il copione previsto alla vigilia, ma a parti invertite: è Mazzarri a provare a gestire il possesso palla e ad offendere, è Benitez ad aspettare e tentare l’unghiata. Come se i due tecnici avessero deciso di cambiare le maschere con le quali entrare in scena. Alla lunga, però, questo si rivela l’errore principale dell’Inter, che forse avrebbe potuto sfruttare meglio le ingenuità della retroguardia partenopea e colpire con maggiore cinismo, del resto gli uomini ideali per usufruire degli spazi e colpire di sorpresa li ha eccome. Al contrario, a spaccare il match ci pensa Don Rafé, con l'arma tanto cara al suo predecessore. 

IL CRATERE SI RIAPRE – Però non serve a consolarsi pensare ai problemi e alle lacune difensive che fanno piangere, o perlomeno riflettere, Atene, quando Sparta di certo non può ridere da questo punto di vista. Tutt’altro. Walter Mazzarri alla vigilia aveva detto che una sconfitta sarebbe stata accettabile se non fosse stato tradito l’imprimatur di gioco, e alla fine per sua stessa ammissione ha fatto i complimenti ai ragazzi, sottolineando di aver rivisto l’Inter che metteva sotto gli avversari che non rivedeva da tempo. Va bene, però purtroppo c’è un fatto che stride con tutta questa visione: la difesa, vanto e orgoglio delle prime giornate di campionato, è tornata improvvisamente a registrare buchi di dimensioni anche clamorose. Tra errori marchiani come quello di Nagatomo che ha servito il cioccolatino a Higuain, passando dai due contropiede fulminanti dai quali sono nati i gol di Mertens e Dzemaili, fino all’amenità finale che costa il rigore poi neutralizzato da un Samir Handanovic che solo parzialmente ha salvato una serata grigia, la gara è stata caratterizzata da qualche svarione ed ingenuità di troppo. Forse nella ripresa qualcosa di meglio si è visto, ma il carattere mostrato dalla squadra viene alla fine controbilanciato dalle amnesie di un reparto che già da qualche partita sta mostrando segni di incostanza preoccupanti. Come si spiega?

CHELSEA, ASPETTA – Lo avevamo chiamato a dare dei segnali forti, viste le ombre londinesi che si stanno addensando sulla sua testa, in vista di una cessione a gennaio che sembra sempre più vicina. Ebbene, Fredy Guarin ieri il segnale lo ha dato. Il rebus di questa prima parte di campionato almeno stavolta si è reso protagonista di una gara brillante, dove ha tenuto a galla l’Inter inventandosi praticamente da solo le azioni dei due gol. Ha avuto anche la palla del 3-3 che avrebbe reso incandescente il resto dell’incontro, ma tutto è stato vanificato dal doppio frontale con il coraggioso Rafael e con Maggio. Una rondine non fa primavera, d’accordo, però insomma, il numero 13 visto al San Paolo è abbastanza vicino a quello che dovrebbe sempre essere e a quello che ci si aspetta che sia. Mourinho può attendere, magari per qualche giorno in più.

TAGLIA… GAMBE – Francamente, sembra superfluo e quasi masochistico parlare dell’arbitro dopo una serata del genere. Ma, se anche da Roma Erick Thohir arriva a sbottare contro l’espulsione di Ricardo Alvarez, se Esteban Cambiasso si lascia andare ad alcune dichiarazioni al veleno nel dopo-partita, e se Walter Mazzarri fa una disamina che nemmeno un moviolista professionista, allora vuol dire che sotto sotto, nella direzione di gara di Paolo Tagliavento, qualcosa non è andato. Anzi, più di qualcosa: un campionario di decisioni dubbie, condivise anche con gli assistenti sparsi intorno al campo di gioco, che hanno fatto storcere il naso a tutti. Dal mancato rigore su Palacio, a quel contatto che vede protagonista Taider dove viene sanzionato un fuorigioco che non c’è, tralasciando l’espulsione di Alvarez dai connotati dell’eccessiva fiscalità. Non è fortunato il fischietto umbro che due volte ha trovato l’Inter in stagione, e due volte, al di là delle sconfitte dell’Inter, è finito nell’occhio del ciclone. Già, non è fortunato…

A NATALE PUOI… – Si chiude nel peggiore dei modi un week-end rocambolesco, vissuto tra voci incontrollate, spifferi gelidi tra Moratti e Thohir, Mazzarri sulla graticola. Due giorni vissuti tra smentite anche infuocate, conferme di fiducia e rassicurazioni sulla solidità del progetto. Inizia in maniera non proprio serena la settimana che porta al derby, ultimo atto del 2013: contro il Milan, che stasera sarà impegnato contro la Roma, sotto gli occhi del neo-presidente e della prole al seguito, l’Inter è chiamata a dare tante risposte, da condensare tutte in una vittoria: vittoria necessaria per la classifica, per il morale, per festeggiare felici il Natale. Condividendo comunque, nella vittoria come nella sconfitta (o nel pari), una fetta di panettone coi cugini: del resto, è il momento dell’anno in cui siamo tutti più buoni a priori. Così dicono…

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 16 dicembre 2013 alle 08:30
Autore: Christian Liotta
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