Per il terzo anno consecutivo l'Inter esce al girone di Champions, quella stessa Champions inseguita affannosamente per 6 anni e raggiunta grazie a un colpo di testa di Matias Vecino all'Olimpico nel maggio 2018. All'epoca, l'obiettivo del club era quello di diventare assidui freqquentatori della competizione, raggiungendo sempre almeno i primi quattro posti in Serie A e cercando di migliorare anno dopo anno il bilancio precedente. In linea di massima, la strategia ha trovato conferma sul rettangolo di gioco, perché partecipare al sorteggio di Nyon è fondamentale per le casse nerazzurre. Sarebbe importante magari anche provare ad andare oltre il primo ostacolo, non solo per questioni meramente finanziarie (circa 10 milioni garantiti dal passaggio agli ottavi di finale) ma soprattutto per rinsaldare l'immagine internazionale dell'Inter. Che, dopo ieri sera, ha subito un duro contraccolpo: niente Europa, neanche l'Europa League, fino al termine della stagione. Un evidente passo indietro, considerando che la scorsa eliminazione dalla Champions aveva comunque spinto la squadra alla finale della competizione meno importante ma comunque significativa. E oggi ci si lecca le ferita, ripercorrendo tutti gli errori e i famosi dettagli che hanno relegato i nerazzurri all'ultimo posto del Gruppo B, sprecando il match point qualificazione contro un non certo irresistibile Shakhtar Donetsk.
APPROCCIO - Antonio Conte ha iniziato la stagione applicando una nuova filosofia alla squadra, più internazionale: possesso palla e controllo della partita. Intenzione nobile, che però stonava con le caratteristiche della rosa a propria disposizione. Non a caso, di fronte a risultati negativi e prestazioni non sempre convincenti, il tecnico salentino ha fatto un passo indietro riattivando la modalità che tanto bene aveva fatto nel finale della precedente stagione. Peccato che sia accaduto un po' tardi, dopo quattro partite di Champions in cui i nerazzurri hanno raccolto la miseria di 2 punti. In questo lasso temporale, l'unica prestazione davvero degna del palcoscenico europeo è stata quella di Valdebebas, dove l'Inter, pur perdendo nel finale, aveva tenuto testa al Real Madrid sfiorando addirittura la rimonta da 0-2 a 3-2. Probabilmente quel gol di Rodrygo a 10 minuti dalla fine ha cambiato le sorti di entrambe le squadre. Ma a gridare vendetta sono i punti sprecati contro il Borussia MG e lo Shakhtar a Kiev, due gare condotte per larghi tratti ma non aggredite a dovere. Addirittura, contro i tedeschi si è rischiata la sconfitta interna. Male, invece, al Meazza contro i Blancos, che pur lamentando qualche assenza hanno messo subito in chiaro la propria intenzione di fare bottino pieno, agevolati dalla sciocchezza di Arturo Vidal che ha lasciato i suoi in dieci dopo mezz'ora. Il ritorno alla filosofia passata ha fruttato il 3-2 di Moenchengladbach (la prestazione migliore in questo girone) ma si è inceppato davanti al muro eretto dagli ucraini ieri sera. A conferma che al di là dell'approccio, l'Inter fatichi tremendamente ad aprire le scatole sigillate.
ERRORI INDIVIDUALI - Tornando a Vidal, l'uomo scelto da Conte per portare esperienza in questo tipo di partite, è il simbolo di questa campagna europea fallimentare. Non che altri compagni abbiano brillato, certo, ma il cileno è costato più di un punto pensando ai due errori contro il Gladbach al Meazza, alla prestazione quasi autolesionista di Madrid e all'espulsione ingenua nella partita di ritorno contro le Merengues. Quella sera, tra squalifica e problema ai flessori, è terminata la sua Champions League nerazzurra. Individuato il volto simbolo, vanno aggiunti anche i tanti, troppi errori in zona gol dei suoi compagni, incapaci di sfruttare la caterva di occasioni prodotta a Kiev e replicando il tutto ieri sera: zero reti in quasi 200 minuti contro un avversario letteralmente demolito nello stesso arco temporale dal Borussia MG sono un bilancio che va oltre il fato. Inoltre, non si tratta solo di errori sotto porta: contro i tedeschi al Meazza due gol frutto di gentili concessioni, a Madrid tre reti nate da disattenzioni difensive (l'apice è l'assist di Achraf Hakimi a Karim Benzema), a Milano il rigore ingenuo dopo 4 minuti per fallo di Nicolò Barella su Nacho. Insomma, c'è una lunga lista di svarioni individuali che nel complesso sono costati carissimi alla squadra e che da certi giocatori sarebbe lecito non aspettarsi.
ARBITRAGGI - Così come sarebbe lecito non aspettarsi certe valutazioni errate da parte degli arbitri. Contro il Borussia al Meazza il signor Bjorn Kuipers e il Var non vedono un fallo di mano nell'area tedesca (e si era sull'1-1), non convincendo poi sulla decisione di convalidare il gol di Jonas Hofmann. A Kiev Georgi Kabakov giudica regolare un placcaggio in area ai danni di Romelu Lukaku nel finale di Shakhtar-Inter. A Valdebebas solo Clement Turpin e la sua squadra arbitrale non si accorgono della spinta di Ferland Mendy ai danni di Hakimi prima dell'assist involontario a Benzema (non una grande idea comunque quella del marocchino). Nel return match, Anthony Taylor prima si dimostra troppo permaloso nei confronti di Vidal (prima ammonizione severa), poi nella ripresa lascia correre su un placcaggio di Lucas Vazquez ai danni di Roberto Gagliardini. Tutti episodi piuttosto gravi che hanno condizionato il percorso dell'Inter in questo gruppo e non basta l'ottima chiamata di Danny Makkelie a Moenchengladbach (annullato per fuorigioco il 3-3 di Alassane Plea) a pareggiare i conti. Quando Conte dopo lo 0-0 di ieri sera sottolinea come in Europa l'Inter non sia stata rispettata da arbitri e Var, forse sbaglia tempistiche ma non ha di certo tutti i torti.
IL TALLONE D'ACHILLE - Proprio Conte dovrebbe essere il meno sorpreso per l'esito di questa spedizione europea dell'Inter, visto che nei suoi 5 gettoni in Champions League per ben 3 volte non ha visto gli ottavi. Evidentemente non c'è molto feeling tra il tecnico salentino e una competizione in cui ogni dettaglio va preparato perfettamente e basta sbagliare una partita per dover inseguire affannosamente. Il campionato, una maratona a confronto dei 100 metri europei, permette anche dei passaggi a vuoto e per questa ragione si trova più a proprio agio. Anche in questa esperienza europea Conte ha commesso diversi errori, ostinandosi a perseguire un cambio di mentalità senza averlo preparato a dovere (praticamente niente pre-season), a puntare su giocatori che non gli hanno restituito quanto investito da lui in termini di fiducia e proponendo più di un calciatore in ruoli poco congeniali. Non si tratta, come qualcuno sostiene in modo semplicistico, di un problema di difesa a tre quanto piuttosto della qualità degli interpreti. Non c'è stata, da parte di Conte, la capacità di intervenire a gara in corso per raddrizzzare situazioni negative, e il match di ieri riassume il concetto: cambi tardivi, calciatori offensivi gettati nella mischia ma nessun intervento tattico di rilievo per invertire il trend. Troppa fiducia nei singoli, poca fantasia nella variazione di un sistema diventato prevedibile. E il fatto che le avversarie si siano snaturate per affrontare l'Inter è un pregio, non certo un difetto dei rispettivi allenatori, sicuramente più flessibili. Vero è che Conte spesso si è trovato senza giocatori importanti a disposizione (la barzelletta del tampone di Hakimi vs. BMG, Lukaku e Alexis Sanchez out a Madrid, Aleksandar Kolarov, Stefano Sensi e Radja Nainggolan praticamente mai visti, ieri sera e in Germania senza Vidal, Barella recuperato in extremis e non al meglio), ma la scarsa fiducia in un calciatore internazionale come Christian Eriksen, abituato a certe partite e con le qualità per sbloccarle (che pochi compagni possono vantare) a difesa di un equilibrio tattico solido, alla lunga rappresenta un rimpianto. Concedere al danese una sola presenza da titolare in Europa, poi solo manciate di minuti (ieri in 10' poteva sbloccarla da solo...), anche in situazioni e risultati negativi, è come avere un jolly tra le proprie carte e non gettarlo sul tavolo da gioco quando serve.
TUTTO STORTO - Non è mai corretto appellarsi alla fortuna o alla sfortuna, ma è chiaro come i dettagli in una competizione così breve siano determinanti. E in tutta franchezza, tra arbitraggi ed episodi di campo, in questa Champions League all'Inter è andato tutto storto. Tra pali (Lautaro Martinez ben tre, per un totale di cinque), prestazioni monstre dei portieri (il 19enne Anatolij Trubin super tra andata e ritorno solo contro i nerazzurri), Var spenti, tamponi fasulli (Hakimi), positività in serie e infortuni vari, c'è più di un motivo per rammaricarsi. In poche parole, a parte il già citato episodio del gol annullato a Plea, all'Inter non è andato per il verso giusto proprio nulla. Il manifesto potrebbe essere Lukaku che salva involontariamente lo Shakhtar sul colpo di testa di Sanchez a botta sicura, cancellando il lieto fine. Non è una giustificazione, ci mancherebbe, però esistono situazioni a cui nessuno può mettere mano per raddrizzarle. E in Europa sono quelle che fanno la differenza.
E ADESSO? - Ora, a obiettivo sfumato, non resta che fare le dovute valutazioni su cosa non sia andato per il verso giusto. Le reazioni di pancia non servono a nulla, dirigenza e allenatore dovranno affrontare il discorso cercando di capire cosa vada bene e cosa invece debba essere cambiato. Checché una nutrita fetta di tifoseria nerazzurra pretenda la testa di Conte, probabilmente non è finanziariamente né contestualmente l'opzione migliore tra quelle a disposizione. Nonostante ieri sera, la squadra è ancora con lui e un avvicendamento in panchina a stagione in corso raramente porta benefici. Non resta pertanto che focalizzarsi sugli obiettivi rimasti, campionato e Coppa Italia, per cercare di fare il massimo e, possibilmente, provare a vincere qualcosa. Solo così il bilancio di fine stagione potrebbe cambiare decisamente giudizio. L'Inter ha tutte le carte in regola per vincere lo scudetto o la coppa nazionale, soprattutto considerando l'assenza di turni infrasettimanali da febbraio in poi e la possibilità di preparare bene le partite, un lusso finora. Sarà comunque fondamentale prendere atto di tutti gli errori commessi per non perseverare e trovare le soluzioni più idonee ai problemi attuali, sia in viale della Liberazione sia al Suning Training Centre. Da una delusione così cocente è ancora possibile trovare nuovi stimoli per rendere questa stagione vincente.
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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