Protagonista della puntata odierna di 'Memorabilia', programma di InterChannel dedicato a chi ha scritto la storia della società nerazzurra, è Youri Raffi Djorkaeff, indimenticabile fantasista francese che ha lasciato l'Inter al termine della stagione 1998-1999, per poi vestire le maglie di Kaiserslautern, Bolton, Blackburn e New York Red Bulls. Campione del mondo e d'Europa con la Francia nel 1998 e 2000, oltre che vincitore della Coppa Uefa con la squadra dell'allora tecnico Luigi Simoni, l'ex numero 6 interista si racconta quindi in questo 'viaggio a ritroso nel tempo'.

MILANO - "Andai a vedere un derby con Klinsmann e mi piacque tantissimo. San Siro è sempre stato un posto da calcio vero, non aveva la pista da atletica come tutti gli altri impianti sportivi in Italia. Il 'Meazza' è veramente la 'Cattedrale del calcio'".

PARIGI - "Realizzai un sogno indossando la maglia del Paris Saint Germain. Sono cresciuto con la voglia di essere protagonista, proprio come mio padre. Lui ha giocato in grandi squadre francesi. Iniziò con il Lione come attaccante, ma poi venne spostato in difesa mantenendo però la voglia di andare in rete. Fu infatti uno dei primi difensori in grado di andare nell'area avversaria per fare gol".

INTER - "Moratti venne a vedermi personalmente e fui molto felice di questo. Sono episodi che rimangono nella storia personale di un giocatore. Oggi è tutto diverso rispetto a prima: ci sono tantissimi avvocati e procuratori che si occupano dei trasferimenti, mentre io ebbi la fortuna di avere a che fare direttamente con il presidente. Con lui il rapporto fu molto schietto sin da subito, e lo ringrazio ancora perché è stato il primo a pensare che ero un buon giocatore".

ROVESCIATA - "Il gol contro la Roma è un momento da interisti veri. Quella rete ha fatto il giro del mondo. San Siro, la maglia, la Curva, i compagni... tutto bellissimo. Sull’abbonamento della stagione 1997-1998 c'è proprio quel gesto. Quando vengo in Italia non tiro fuori il passaporto, ma l’abbonamento (ride, ndr). Quello fu un gol da gruppo, da squadra, da società compatta".

DERBY - "Mi è sempre piaciuto giocare contro il Milan, perché tutto il mondo guardava quella partita. Gli occhi di tutti erano puntati su Milano. Mi piaceva tantissimo il tragitto in pullman da Appiano Gentile allo stadio. C'era 'casino', adoravo l'atmosfera che circondava il derby".

RONALDO - "Prima di comprarlo discutemmo con Moratti. Il presidente venne ad Appiano Gentile per dirci che c'era questa opportunità di mercato, e io fui interpellato personalmente. Ma non ci furono dubbi per me: "Compralo presidente!", gli dissi. Ero sicuro che il Fenomeno avrebbe alzato il livello della nostra squadra, in cui c'erano già tanti campioni".

RETE SPECIALE - "Quella contro la Juventus, fu la prima volta in cui andai più veloce di Ronie! (Ride, ndr). Lui andava palla al piede, e io correvo come un pazzo. Fu una rete importantissima perché quella bianconera era una squadra difficilissima da battere. Poi tutti erano con la Juventus, dalla stampa fino agli arbitri".

QUEL RIGORE - "Non c'è nulla da dire sul contatto Iuliano-Ronaldo. C'era qualcosa che non andava nel calcio italiano in quel periodo. Perdemmo uno Scudetto poi per fortuna, qualche anno dopo, l'Inter è riuscita a vincere tanti trofei. Mi ricordo l'arbitro che non guardò nemmeno quel contatto, era concentrato su un altro punto del campo. Fu una grande ingiustizia, ma dopo quella partita le cose cambiarono".

NAZIONALE - "Fu bellissimo giocare in casa una competizione importante come il Mondiale del 1998. La bellezza dello sport consiste anche in questo: poter dimostrare che il nostro Paese sapeva ospitare ed era in grado di farlo. La nostra squadra indossava la stessa divisa, la maglia della Francia era solamente una, nonostante le culture diverse tra i giocatori".

LIPPI - "Quando arrivò sapevo che sarei andato via. Lui era uno juventino... come avrebbe potuto fare l'allenatore dell'Inter? Io andai dal presidente per dirgli che avrei preferito essere ceduto, non volevo lavorare con questo allenatore. Moratti capì subito. Non volevo poi vestire un'altra maglia nel campionato italiano, nonostante le tante offerte. In Italia c'è solo l'Inter per me".

USA - "Sono ambasciatore del calcio in America per lo sviluppo dello stesso. Credo sia molto interessante il loro modo di lavorare, perché prendono i migliori giovani da tanti Paesi per poi farli crescere gradualmente. Manhattan poi è un posto unico, un luogo che non dorme mai".

MAGLIA NERAZZURRA - "Cosa rappresenta? Difficile rispondere a questa domanda. Non è semplice indossare la maglia dell'Inter, bisogna conoscere la storia di questo club ed essere sempre umili. Senza l'umiltà non si possono vestire questi colori".

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 29 febbraio 2016 alle 21:40 / Fonte: Inter Channel
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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