Idee, obiettivi, buone intenzioni e cattiveria mostrata... ma forse solo a parole. Andrea Ranocchia capitano di questa Inter è novità assoluta, successore di un totem vivente come Javier Adelmar Zanetti. Compito probante per chiunque, sia chiaro. Ma ora la C cucita su questa fascia elasticizzata non deve diventare un ostacolo potenzialmente permanente, un handicap in partenza che difficilmente potrà essere superato. La campagna pro Andrea iniziata in quel di Pinzolo è atteggiamento da apprezzare, ma ora toccherà al campo parlare, impadronendosi dello scettro di arbitro assoluto. Perchè il microfono ha fatto il suo tempo e l'esame-dichiarazioni è stato superato, pienamente. Nessuna legge obbliga il leader di un gruppo a essere cattivo, falloso e arrogante, anche verso i compagni, ma il capitan bravo ragazzo ora deve tirar fuori se non gli artigli, almeno le unghie. Sorriso ok, quindi. Ma non sempre. Perché Ranocchia, 'cattivo', lo è già stato e ha dimostrato di poterlo essere. Basta solo riavvolgere il nastro e tornare indietro. E neanche di tanto.

La caduta di Francoforte sul Meno è stata significativa perché per 90' il Commerzbank Arena è apparso come una gabbia con 50.000 persone che spingevano undici leoni contro una squadra che non ha saputo ripartire immediatamente dopo le tre 'sberle' firmate 'Seferovic alla seconda' e Piazon. Rialzarsi, quindi. Trascinata a forza da un capitano che oggi non c'è stato. Lo scorso gennaio il numero 23 di Assisi toccò il punto più basso della propria esperienza in nerazzurro, con una maglia che in quel momento più che una seconda pelle sembrava procurargli solamente prurito e fastidio, quasi soffocato dalla stessa con un biglietto di sola andata già pronto con direzione Istanbul, Dortmund o magari Torino. 'I forti si vedono nei momenti di difficoltà', si dice, si dice e si dice ancora. E come per magia, qualche settimana dopo, Andrea ha sfoderato una serie di partite monstre che gli hanno garantito il pass per la pre-convocazione Mondiale. Traguardo inimmaginabile, ad esempio, dopo la debacle di Genova contro la banda Gasperini firmata Antonelli. Tutti a casa, testa bassa e Ranocchia praticamente separato in casa. Da quel momento il 'gigante di professione' ha dimostrato di saperlo fare, senza esserlo solamente in altezza. Cattivo al punto giusto e messaggio chiaro indirizzato a società e Mazzarri in primis: "Io ci sono e qui in mezzo comando io".

'Prevenire è meglio che curare', dicono i saggi. E quindi nessuno vorrebbe un'altra caduta così vertiginosa per un nuovo grandissimo rilancio. Perché ora non c'è bisogno di tutto questo. Stima di tecnico, tifoseria e compagni. Fascia da capitano inseguita e affidatagli direttamente da quel WM che qualche mese fa sembrava non credere più in lui. E quindi, capitan bravo ragazzo, la C che ora indossi su quella fascia è elasticizzata e può allargarsi, senza soffocare e spegnere in partenza la voglia di dimostrare di essere 'giustamente cattivo'. Capitano con il sorriso, quindi. Ma neanche troppo.

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 10 agosto 2014 alle 23:20
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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