"La classifica dice questo e il verdetto va rispettato. Adesso auguriamoci che queste quattro squadre regalino all’Italia ciò che manca dal 2010: la Champions League. Undici anni senza sollevare il trofeo più prestigioso d’Europa sono lunghi, e soprattutto sono troppi. Il fatto è che paghiamo errori strategici, strutturali e culturali". È la speranza che Arrigo Sacchi affida a La Gazzetta dello Sport all'indomani della fine del campionato di Serie A 2020/21.

Il Milan si piazza al secondo posto. Con merito?
"Con pieno merito. C’erano cinque società che avevano speso di più dei rossoneri e loro sono stati bravi a scavalcarle tutte, tranne l’Inter. Hanno fatto benissimo per tutta la stagione e hanno tenuto in ordine il bilancio: più di così… Certo, se avessero pareggiato o perso a Bergamo, c’erano già la penne avvelenate come le frecce degli indiani pronte a infilzarli! Ma bisogna sapere che con i giovani, e il Milan è una squadra giovane, si semina tanto e si raccoglie poco. È un rischio, e ve lo dice uno che con i giovani ha sempre lavorato. In più l’uomo di maggiore esperienza, cioè Ibrahimovic, ha saltato quasi mezzo campionato. Non era una situazione facile. Eppure il Milan adesso è un collettivo, è una squadra che gioca con undici giocatori, sempre attivi in fase di possesso e di non-possesso: una squadra dalla mentalità internazionale".

Che campionato è stato?
"Appassionante. Certe squadre hanno cercato di uscire dall’antichità. Penso all’Atalanta, al Milan, al Sassuolo, allo Spezia. Formazioni che hanno provato a intraprendere un percorso internazionale. In Europa, siccome gli avversari spesso hanno più qualità di noi, bisogna giocare “da collettivo”. Prendiamo l’Inter: per me resta un punto interrogativo, ha fatto benissimo, ha vinto lo scudetto, io ho la massima stima e fiducia in Conte, però serve un salto di qualità per competere sul palcoscenico della Champions".

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Sezione: Focus / Data: Lun 24 maggio 2021 alle 18:26 / Fonte: Gazzetta.it
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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