Protagonista di una rara intervista concessa per l'occasione ai colleghi di Sky TG24, per il nuovo ciclo di 'Vite - L’arte del possibile', Roberto Baggio si è raccontato a Giuseppe De Bellis in una location d’eccezione, l’aereo di linea ITA Airways che porta il suo nome e, tra ricordi, speranze e aneddoti, ha scattato un'istantanea della sua vita dentro e fuori dal campo.

Il rigore sbagliato a USA 94.
"La gente mi ha sempre dimostrato grande amore, grande affetto per cui hanno capito la mia sofferenza, però sono molto esigente con me stesso… Avevo mille occasioni per sbagliare un rigore ma non dovevo sbagliarlo quel giorno".

La mancata convocazione al Mondiale del 2002.
"E' una ferita, come tutte le ferite magari non si cicatrizzano mai fino in fondo, perché credo che quel Mondiale era solo un premio per quello che avevo fatto e per quello che avevo dato alla maglia azzurra".

Il periodo a Bologna.
"'E' stato un anno meraviglioso per tanti aspetti. Mi ha riportato in Nazionale e mi ha riportato alla gioia di poter vivere un altro mondiale. C'è stato un grande rapporto con la gente, veramente, io e la mia famiglia non ci siamo neanche accorti del tempo che passava".

Gli infortuni che lo hanno tormentato in carriera.
"Quella purtroppo è una cosa che mi ha accompagnato sempre, io vivevo con questa spada di Damocle sulla testa in ogni allenamento e in ogni partita". 

La partita d'addio a San Siro, Milan-Brescia del 16 maggio 2004. 
"E' stato commovente, ho sentito l’affetto di tutti i tifosi italiani”.

Un ritorno nel mondo del calcio, magari da allenatore. 
"All’inizio volevo staccare completamente e volevo capire cosa fare da grande e poi sì, ogni tanto ti torna il desiderio, ci pensi e poi per fortuna rimane un pensiero. Bisogna essere portati per fare anche determinate cose e io forse non mi reputo all’altezza di farle”.

La rivoluzione tattica di Sacchi.
"Aveva creato questa scuola e tutti seguivano lui. Per cui, per chi aveva il mio ruolo, che non era ben definito, era difficile. Se penso a Zola che è dovuto andare in Inghilterra per giocare, rido. Penso che l'allenatore sia importantissimo ma il calcio lo fanno ancora i giocatori, per fortuna".

Il miglior Baggio.
"Quello di Vicenza. Perché mi ricordo che - senza presunzione - ero imprendibile. Purtroppo dopo il primo, grave infortunio mi sono reso conto che non ero più lo stesso, quell'incidente mi ha segnato per la vita". 

Sezione: Ex nerazzurri / Data: Mar 22 novembre 2022 alle 17:16 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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