E anche oggi, come accaduto dopo il derby, i tifosi interisti potranno salutare amici e parenti, meglio se di fede diversa, con la mano aperta. Un po' come accadeva, suo malgrado, a Oronzo Canà dopo la sconfitta della sua Longobarda contro la Roma. Altri tempi. Quelli moderni, meglio attuali, dipingono un'Inter tornata schiacciasassi dopo le ultime difficoltà riscontrate tra Genoa e Verona. Il 5-1 ai danni del Monza, avversario tutt'altro che banale visti anche i due precedenti della scorsa stagione e la classifica rassicurante, è un chiaro messaggio a chiunque sperasse nella caduta della capolista, auspicando al contempo il sorpasso bianconero già in questo turno di campionato. La prossima volta, direbbe Carlo Pellegatti.

Perché anche di fronte alle difficoltà il gruppo nerazzurro risponde presente, passando dagli affanni e dalle polemiche della Befana all'urlo fragoroso allo U Power Stadium, in cui hanno sfilato con il vestito buono due dei simboli di questa squadra: Lautaro Martinez e Hakan Calhanoglu. Anche se ridurre una prestazione talmente maiuscola a due soli nomi, per quanto nobili, sarebbe riduttivo. In parole che piacerebbero a Beppe Marotta: la lepre corre, eccome se corre. E al cacciatore serve affinare la mira.

Non è stata una serata banale quella brianzola per l'Inter, che doveva dare l'ennesima dimostrazione di essere sul pezzo e di non temere le pressioni create ad hoc da una palese campagna mediatica nell'ultima settimana, quasi a voler giustificare con gli errori arbitrali un primato non meritato, di più. Primato confermato e, chissà rafforzato anche a questo giro, facendo la voce grossa e continuando a segnare gol a raffica. Anche se ci sarà qualcuno che storcerà il naso di fronte ai due rigori (netti) assegnati ai nerazzurri o al fuorigioco che ha portato all'annullamento della rete dei brianzoli sullo 0-2 nel primo tempo. A proposito.

"Vuoi anche una fettina di culo?" è la tipica espressione di chi si vede arrivare una serie di richieste considerate eccessive, rivolta a un interlocutore con cui ha una certa confidenza (guai a dirlo al proprio capo). Ecco, finalmente la fettina di culo non è più un'immagine astratta, ma grazie a Matteo Pessina si è concretizzata. Esattamente nel momento in cui Luca Caldirola ha colpito il pallone di testa e il fuorigioco semiautomatico ha pescato il centrocampista biancorosso in offside proprio per un pizzico di sedere, più avanti rispetto ad Alessandro Bastoni. Sarebbe stato il gol che avrebbe riaperto già nel primo tempo la partita dello U-Power Stadium e restituito entusiasmo ai padroni di casa. Dura lex, sed lex, direbbero i latini. Una volta a me, una volta a te, sostiene l'equilibrio cosmico.

Per qualunque interista ha sicuramente fatto un certo effetto vedere Roberto Gagliardini al centro della difesa del Monza, nel ruolo di difensore. Posizione insolita causa emergenza nel reparto di Raffaele Palladino. Al centrale sono bastati circa 10 minuti per confermare le reticenze che gli ex tifosi avevano nei suoi confronti: stacco scomposto su Lautaro e tocco del pallone con la mano, per il rigore del vantaggio nerazzurro. Al di là di altri episodi nei suoi 6 anni a Milano, forse questa è la cosa più interista che Gaglia abbia fatto...

Riflessione finale: prendendo d'esempio proprio la partita di ieri sera, solo nel primo tempo senza l'uso del VAR ci sarebbero state due ingiustizie, entrambe nei confronti dell'Inter: rigore netto non concesso perché ignorato sia da Antonio Rapuano sia dal suo assistente Peretti, gol in fuorigioco concesso a Pessina dall'altro assistente Dei Giudici (che poi, non merita biasimo). Questo in risposta a chi sostiene che la tecnologia non sia una benedizione per questo gioco. E come sempre, il problema non è la tecnologia ma l'uso che ne viene fatto.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 14 gennaio 2024 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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