Ventidue maggio 2010. L'Inter vince la sua terza Champions League. Ventidue maggio 2024, l'Inter passa nelle mani di Oaktree. Non una data banale, non una data qualunque. In questi 14 anni l'Inter è stata stabilmente sulle montagne russe, tra bassi storici e alti da capogiro. In questi 14 anni l'Inter è tornata una sola volta in finale di Champions League, sfiorando anche l'impresa contro il Manchester City.
Una cosa però va detta e ricordata. Dalla stagione 2011/12 a quella 2017/2018 l'Inter non si è mai qualificata in Champions League. La Banter Era, come l'ha definita qualcuno, sembra essere lontana, eppure non è così. Sono passati pochi anni e se nel 2024 qualcuno riesce finalmente ad addormentarsi non pensando più alle sconfitte contro Hapoel Beer Sheva e altre squadre finite nel dimenticatoio, grandissimi meriti vanno a Steven Zhang.
Da Nanchino a Milano, Suning è arrivata in Italia con un obiettivo chiaro e dichiarato: riportare l'Inter ai vertici del calcio europeo e mondiale. In tanti hanno preso in giro Steven e suo padre Jindong, vuoi per l'età, vuoi per altre questioni sulle quali forse è meglio soprassedere. In soli 8 anni di presidenza però Zhang Jr. ce l'ha fatta, è riuscito nella missione, ma sarebbe il caso di dire che ha fatto anche di più. Si è superato, lasciando l'Inter nelle mani di Oaktree al settimo posto del Ranking Uefa (dopo una scalata incredibile), con la qualificazione al nuovo maxi Mondiale per Club, in prima fascia nella nuova Super Champions e soprattutto con una stella in più sul logo.
Da una parte, va detto, forse è anche romantico lasciarsi così. Con il ventesimo scudetto e con quella seconda stella inseguita per anni. Dall'altra fa male salutarsi così, di punto in bianco quando l'accordo per restare alla guida del club sembrava cosa fatta. Ma soprattutto fa male leggere i commenti di una parte di tifo che continua a 'detestare', per partito preso, il presidente della seconda stella.
La presidenza Zhang, la seconda più vincente della nostra storia (con due finali, di Europa e Champions League, purtroppo perse), è stata sicuramente la più controversa della storia nerazzurra. I successi e la rinascita dell'Inter sono andati di pari passo con le critiche costanti sul personaggio Steven. Non solo da parte della stampa, ma anche da parte dei famosi ZhangOut interisti che non si sono goduti in pieno il percorso di rinascita dell'Inter. Perché? Perché nelle ultime sessioni di mercato non sono stati spesi 100, 200 o 300 milioni di euro. Come se poi questo automaticamente significasse garanzia di successo. Anzi, l'Inter di Suning ha iniziato il percorso finanziariamente critico proprio quando ha deciso di presentarsi al calcio italiano con due regali: Joao Mario e Gabigol.
Cosa può desiderare un tifoso di più rispetto a quello che abbiamo vissuto quest'anno dal punto di vista sportivo? Una squadra di 25 campioni che gioca un grandissimo calcio, allenata da uno dei tecnici più forti in circolazione. Una società guidata dal dirigente numero uno in Italia, Beppe Marotta. Proprio Marotta è stata il capolavoro di Zhang, la scelta più azzeccata e vincente della sua gestione. Un presidente capace di scegliere e di delegare è la cosa migliore che un club calcistico può desiderare. Concetto più volte rimarcato dallo stesso AD Sport nerazzurro, raramente a proprio agio come in questa esperienza a Milano.
Si poteva fare di più? Sì. Si poteva fare meglio? Sì. Sono domande a cui però nessuno può rispondere. Possiamo basarci sui risultati, quelli non mentono. Così come non possiamo rispondere ad altre domande. Cosa sarebbe stata l'Inter di Zhang senza una pandemia mondiale e senza che la Cina chiudesse all'improvviso i rubinetti, accantonando il progetto di 'invasione' dell'occidente attraverso il calcio? Perché Zhang non è mai tornato in Italia e a Milano in questi ultimi mesi?
Forse un giorno i tifosi dell'Inter avranno tutte quelle risposte che meritano di avere. Ma anche Zhang meritava di uscire dalla scena con un epilogo diverso. I saluti dei giocatori e di Simone Inzaghi testimoniano quello che lui è stato per l'Inter. Un presidente diventato nel corso del tempo anche un tifoso. E questo ha permesso di vivere una storia d'amore. Passionale, struggente e a tratti indimenticabile.
Sono stati 8 anni indimenticabili, vissuti in maniera intensa. E Steven merita un enorme 'Grazie' perché ha capito e amato l'Inter, l'ha tenuta nonostante il disimpegno dalla Cina, l'ha rispettata e ha mantenuto le promesse, pur optando per soluzioni finanziarie con scarse prospettive, e alla fine il conto è stato presentato. Ha detto che l'Inter sarebbe tornata nella top 10 mondiale, ha detto che avrebbe schiacciato tutti. E mentre in tanti lo sbeffeggiavano e gli ridevano alle spalle, lui portava avanti silenziosamente il proprio progetto. Un progetto vincente.
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