È una caldissima atmosfera a far da cornice al derby d’Italia in scena questa sera al Meazza, dove a imporre il proprio gioco è, differentemente dal match d’andata, l’Inter. Partita subito forte, aggressiva, attenta e meticolosa (in fase difensiva soprattutto) la squadra di Inzaghi rischia poco, o addirittura pochissimo, per tutti i primi quarantasei minuti di gioco durante i quali a far da protagonisti sono gli ottimi Thuram, Pavard, Calhanoglu e Mkhitaryan, perfetti in quasi tutto, specie nella dettatura di trame di gioco che i giocatori di Allegri faticano a interpretare. A far sussultare il pienissimo terzo anello blu è uno scoordinato Federico Dimarco, straordinariamente poco lucido, che amnistia Szczesny colpendo, in spaccata sgraziata, un pallone da dimenticare. Un brivido che i bianconeri facilmente dimenticano prima del miracolo firmato Bremer che strappa dai piedi di un ispiratissimo Thuram una palla che l’estremo difensore bianconero difficilmente avrebbe potuto salvare. E uno, e due… ma non tre. Al 37esimo arriva ancora Marcus Thuram a complicare la serata agli ospiti torinesi e su un cross di Barella, sfiorato da Pavard: il francese si fionda per tentare di insaccare ma a quanto pare non è serata, liscia un pallone sul quale arriva invece Federico Gatti che, in un goffo tentativo di stoppare di petto sorprende Szczesny e fa esplodere i quasi 76mila presenti a San Siro. Gestione e pressing dei padroni di casa scrivono i versi dei restanti nove minuti successivi strozzati dal duplice fischio di Maresca che interrompe sul più bello Federico Dimarco, in corsa libera, dalla sinistra, verso la porta avversaria.
Ricomincia con una Juventus risvegliata dalla cura Allegri instillata dal tecnico livornese all'intervallo e rispetto ai primi quarantasei minuti è un continuo su e giù da una parte all'altra del campo che fa salire decibel e tensione. Torna allegra la gara tra 'lepre e cacciatore': i bianconeri tentano di impensierire la squadra di casa e a suonare qualche squillo sono Kostic, McKennie, prima di Gatti e Vlahovic, squilli che però suonano stridenti quantomeno per la panchina bianconera che sulle iniziative dei suoi raccoglie qualche rammarico di troppo. A far crescere autostima e fiducia della squadra di Allegri è l'imperfezione degli uomini di Inzaghi che colpiscono un legno con Calhanoglu e sbagliano almeno 3-4 volte nelle zone di Szczesny. Imperfezioni che fanno agitare il tecnico piacentino che finisce anche sul taccuino di un Maresca più accondiscendente nel secondo tempo che nel primo. Cambia il volto tattico dell'Inter che rispetto all'arrembante verve della prima frazione di gioco si trasforma in attendista e pronta a catapultarsi in avanti con ripartenze velenosissime ma non mortifere per Szczesny and co. Ed è ancora il polacco a tenere in piedi la baracca torinese quando all'88esimo salva su Arnautovic nella totale incredulità di Inzaghi e di un San Siro rimasto attonito con l'esultanza strozzata. I nerazzurri, nel finale, soffrono ma resistono persino nella gestione, per quanto a tratti operaia. Non arriva un raddoppio che a rigor di numeri ci sarebbe stato. Maresca concede cinque minuti di tempo aggiuntivo prima di mettere il fischietto in bocca che decreta una prima inequivocabile risposta al campionato: Allegri ha ragione, è l'Inter la più forte. Salutate la capolista.
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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