Dovrebbe essere scaduto ieri (giovedì 13) il termine per inoltrare ricorso alla FIGC contro la squalifica di Romelu Lukaku. C'era tempo giusto una settimana (fonte la Repubblica) da quando lo scorso 6 aprile il giudice sportivo o, meglio, il suo sostituto Alessandro Zampone aveva disposto la squalifica per 1 giornata della punta nerazzurra a seguito di una realtà distorta messa a referto dall'arbitro Massa dopo il burrascoso epilogo di Juve-Inter, semifinale d'andata di Coppa Italia. Quella che era stata, di fatto, trattata come un'"esultanza eccessiva e/o provocatoria" anziché alla stregua di una composta reazione di Lukaku a becere e ripetute manifestazioni di discriminazione razziale da parte della curva bianconera è stata poi tradotta in "arbitrese"- nel dispositivo della squalifica - come 'comportamento non regolamentare'.

Ciò di cui appassionati e tifosi nerazzurri perfettamente lucidi non riescono, però, a capacitarsi è come possa la dirigenza nerazzurra aver gestito con tanta superficialità mista a dabbenaggine (doppio eufemismo!) una vicenda arbitrale che andava, invece, cavalcata alla grande. Anche alla luce del maldestro operato che ha esposto quella categoria ad un ludibrio a dir poco planetario. Rinunciare a priori a presentare ricorso è una decisione che fa letteralmente a botte con la scelta diametralmente opposta operata dalla società bianconera che proverà invece a chiedere la cancellazione della sanzione di chiusura per un unico turno della sua Curva Sud. Siamo al teatro dell'assurdo se non, peggio, ai confini del tafazzismo più spinto. Soprattutto grazie alla "scoperta" che esiste un precedente - tra i tanti, purtroppo, della Serie A - esattamente sovrapponibile al caso Lukaku, per il cui promemoria va stavolta ringraziato il direttore del Corsport: quello di Sulley Muntari.

Sei anni fa, quand'era in forza al Pescara di Zeman, capitò infatti che il centrocampista ghanese fosse stato fatto oggetto - come ricorda lo stesso Zazzaroni - "di cori razzisti da parte dei tifosi del Cagliari e, in seguito alle plateali proteste per la mancata sospensione della partita, prese il rosso. In secondo grado la Corte d’appello accolse il ricorso del ghanese togliendogli la squalifica". Prescindendo quindi dalle dinamiche diverse (perché oltretutto ben più "neutre") che hanno portato al 2° giallo e pertanto all'espulsione di Lukaku e considerando inoltre che sono stati i rapporti dei 3 collaboratori della Procura federale ad integrare quello arbitrale (con la registrazione dei cori razzisti non percepiti da Massa...) a produrre poi la chiusura della curva e le sanzioni pecuniarie contro la Juve, non si capisce perché la società nerazzurra abbia proprio desistito dall'intraprendere una doverosa battaglia legale a tutela del proprio tesserato. E a poco sono servite le ciance a cui si sono abbandonati alcuni ex arbitri - uno in particolare che, per carità di patria, non nomino - che avevano tirato in ballo il precedente meno calzante (quello di Doveri con Lookman dell'Atalanta) o paroloni tipo "situazioni di mass confrontation". "Giusto" per creare confusione all'opinione pubblica (non solo nerazzurra) e tentare di buttarla in caciara.

In attesa dunque che qualcuno si degni eventualmente di illustrare a tifosi ed appassionati della Beneamata quale cavillo regolamentare avrebbe reso vano l'esito del ricorso per Lukaku in confronto a quello, invece, con lieto fine di Muntari, non si può allora resistere ad una particolare tentazione. Quella di "accomodare" ad uso pallonaro - ribaltandola sui dirigenti nerazzurri - una famosa frase scritta da Vittorio Alfieri, drammaturgo, scrittore e poeta del XVIII secolo, per lo più conosciuta nella forma: "Polli, sempre polli, fortissimamente polli". Laddove, ovviamente per ricondursi al testo originale, basta ripristinare la consonante 'v' al posto della 'p' di 'polli'. 'Fessi' anziché 'polli' sarebbe risultata parafrasi forse troppo esplicita e meno evocativa. Senza doversi quindi preoccupare, nella fattispecie nerazzurra, di quale specifico dirigente legare eventualmente alla sedia come nel caso della richiesta fatta da quel letterato al suo domestico...

Per chiudere, ora che dal Trentino è pure arrivato l'ordine di abbattimento dell'orsa JJ4, si potrebbe ipotizzare che non ci sarebbe stata alcuna remora da parte nerazzurra ad "infierire" - vincendo eventualmente il ricorso per Lukaku - sugli acerrimi rivali di Torino. Nel senso, scherzando ma non troppo, che quell'identità genetica del plantigrade in oggetto ricondurrebbe "giusto" al logo bianconero 'JJ' associato al numero 4, ossia all'articolo del codice di giustizia sportiva RI-violato dalla società piemontese: quello dei 3 principi cardine di ogni evento agonistico quali la lealtà, la probità e la correttezza. Scommetto che pure gli animalisti nerazzurri - se del caso - avrebbero chiuso un occhio, facendosene una ragione...

Orlando Pan

Sezione: Calci & Parole / Data: Ven 14 aprile 2023 alle 19:31
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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