Ci sarebbe da temere - scherzando ma non troppo - che la società nerazzurra, per l'affare Arnautovic, non abbia proprio voluto consultare Christine Lagarde, la presidente della Banca Centrale Europea (BCE). La quale non avrebbe fatto altro che confermare come l'introduzione dell'€ abbia da tempo messo fuori corso legale diverse valute continentali che, come tali - circolando al di fuori dei confini nazionali - continuerebbero a chiamarsi divise estere. Ma per carità! Nessuna confusione coi completi di gioco delle squadre straniere... La (improvvida) comparsa sulle maglie nostrane delle prime sponsorizzazioni - per interposte aziende delle criptovalute (bitcoins) - sarebbe stata registrata solo qualche lustro dopo l'introduzione della valuta unica europea. Con un paio di compagini di Serie A - Inter e Roma - che ne stanno ancora pagando un forte scotto in termini di insolvenze altrui, fino a generare significativi buchi nei rispettivi bilanci. Sta di fatto che le divise estere non sono, appunto, sparite dalla circolazione, né hanno smarrito quell'appellativo.
Fra quelle che sono resistite all'incedere del tempo, nonché soprattutto a specifiche disposizioni monetarie della BCE, le più note sono il franco svizzero, la sterlina inglese - a maggior motivo dopo la brexit - e la corona norvegese. Identica sorte non è toccata invece al marco tedesco, né tanto meno allo scellino austriaco. Ed Arnautovic - con quel nome così profondamente "identitario" (Marko) e dai natali altrettanto "compromessi" (originario della viennese Florisdorf), non si sottrarrebbe al facile parallelo valutario: quello di una sua già manifesta obsolescenza (agonistica). Purtroppo non è più da tempo fra noi il famoso attore teatrale Ernesto Calindri - casualmente certaldese come il probabile neo Ct azzurro Spalletti - nonché, nella fattispecie, pure testimonial, a garantire che solo sorseggiando un famoso amaro a base di carciofo si potrebbe combattere "il logorio della vita moderna". Sarebbero rimasti solo Elio e le Storie tese a perpetuare quella pubblicità, ma con un'appendice allo slogan che pare un po' più annacquata rispetto al refrain storico propagandato da Calindri per vent'anni in TV: "xyxxx: l'amaro vero, ma leggero".
Dell'"usura" della punta austriaca che la società nerazzurra si è appena messa in casa ne sarebbe prova, comunque, più di qualche suo numero disarmante. Come lo stesso ds felsineo Sartori aveva onestamente ammesso, Marko è reduce da una stagione bersagliata dagli infortuni che gli hanno fatto saltare, nel totale delle partite, quasi un intero girone. Tutti "cerotti" che certificano un corposo e poco invidiabile curriculum sanitario... E siccome su tutti gli altri aspetti e numeri sul suo conto, che mettono apprensione, si sono già spesi commenti ed editoriali - oltre al carattere spigoloso (a suo dire superato...) ed alla carta d'identità (ad aprile 2024, Arnautovic spegnerà ben 35 candeline), ci sarebbe da integrare anche la scarsa prolificità generale in carriera (fatte salve le discrete, alla luce dei tanti infortuni, 25 reti complessive nelle ultime 2 stagioni al Bologna ) - ci si vorrebbe qui dedicare ad altro.
Giusto soffermandosi su una nota leggera, di mero colore, che fa riferimento all'apertura della Gazzetta di domenica 13, facilmente recuperabile in rete. Ebbene, di primo acchito, si era avvertita la netta sensazione che l'Inter avesse ingaggiato ARNAUTOVIC con qualche giorno d'anticipo e che la rosea ne avesse voluto celebrare l'acquisto proponendone un fotomontaggio in maglia nerazzurra già in quella sua apertura domenicale. Si parte cioè dal presupposto che molti lettori c'avranno forse messo un po' prima di sincerarsi che il viso di quella gigantografia pubblicata in prima pagina corrispondesse davvero alla corretta identità del giocatore citato nel sommario: "L'Inter soffia CARLOS AUGUSTO alla Juve". Nè avrà giovato alla chiarezza quel boxino con un commento a firma di Vocalelli dedicato ad ARNAUTOVIC (anziché, eventualmente, al brasiliano appena soffiato...), posizionato proprio sulla spalla del giocatore in foto. Con quei capelli corti, la barba incolta ed il naso severo si sfida chiunque a non essere stato tratto in inganno, confondendo così Carlos proprio con Marko: specie se li si guarda di lato. Tanto più che gli eventuali lettori interisti siciliani avrebbero anche potuto uscirsene con un tonitruante: "Arnautovic e Carlos Augusto gemelli diversi sono...".
Battute a parte, è chiaro che è poi la statura - in campo largo anziché zoomando sul loro profilo - a "smascherarne" la sostanziale differenza corporea: altezza pari a 184 cm per l'italo-brasiliano contro i 190/192 (a seconda delle fonti) dell'austriaco. E dunque, se non fosse stato per la decisiva didascalia riportata sotto al braccio destro del giocatore - che citava l'identità di Carlos Augusto - tanti lettori sarebbero forse ancora oggi combattuti se considerare quella foto un eventuale e clamoroso errore degli impaginatori della Gazza. Al di là comunque di una ipotetica somiglianza tra i 2 nuovi nerazzurri, si può star certi che Inzaghi non avrà invece alcun dubbio sul ruolo (diverso) in cui impiegarli al meglio. A cominciare da Inter-Monza. Nella comune convinzione di appassionati e tifosi che l'ex brianzolo non dovrà peccare di dabbenaggine provando ad emulare il connazionale (e mai dimenticato) Roberto Carlos, al pari del collega ex felsineo che non dovrà incaponirsi per smentire coloro che lo tacciano di essere un Ibra che non ce l'ha fatta (non casuale la scelta del nr. 8 sulla maglia, lo stesso dell'Ibra nerazzurro nel triennio scudettato...). Si chiederà ad ognuno di loro di adempiere semplicemente alla propria parte "con disciplina e onore", giusto come recita l'articolo 54 della nostra Costituzione. Del tutto uniformati ai precisi doveri di quei "cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche" (cit.). Perché, di fatto, non sussisterebbero personaggi più pubblici di coloro che hanno la fortuna e la funzione di tirar calci ad un pallone...
Orlando Pan
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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