Attacchi, anche molto pesanti, sono stati rivolti ieri sera da opinionisti e non solo ai tifosi della Lazio. La loro colpa? Quella di aver sostenuto in maniera forte l'Inter contro la propria squadra nel proprio stadio, pur di non favorire, fermando i nerazzurri, la corsa della Roma verso lo scudetto. "E' vergognoso che si tifi contro i propri giocatori", o "E' assurdo come si possa minacciare i giocatori, come si possa invitare a far segnare gli avversari e esultare ad un gol dei tuoi rivali in campo", le frasi più gettonate di coloro i quali hanno attaccato i tifosi laziali. Premetto che capisco le loro ragioni: tutti vorremmo un calcio che sia preso come un gioco in quanto tale, e non come un accanimento totale. Però, purtroppo, dobbiamo capire che ormai il football è un business, ma è anche colmo di campanilismo esasperato: è inutile vivere nel mondo delle favole, scendiamo sulla terra e prendiamo la realtà per come è. Io non mi sento di attaccare i tifosi della Lazio, per più motivi che si ricongiungono in uno fondamentale: la rivalità che c'è in una città come Roma.

Innanzitutto, bisogna specificare che i tifosi biancocelesti non supportavano una squadra a caso, ma l'Inter, con la cui tifoseria sono gemellati ormai da anni: un particolare da non trascurare. Poi, veniamo alle ragioni principali. Le persone che vivono una stracittadina, la rivalità tra due squadre di una stessa città, capiscono questo atteggiamento. Vogliamo dire che juventini o torinisti non avrebbero fatto lo stesso? O anche genoani e sampdoriani, interisti e milanisti, ma anche palermitani e catanesi (che non condividono la città, ma guardano al 'predominio' regionale)? Non prendiamoci in giro. L'atteggiamento dei tifosi è più che comprensibile: immaginate un po' cosa avrebbe dovuto subire un tifoso laziale se i biancocelesti avessero bloccato l'Inter ieri, magari con uno 0-0. Sfottò a gogò dai romanisti, perchè, lo sottolineo, a Roma è tutto più esasperato, robe del tipo "sarà lo scudetto che la Lazio ha fatto vincere alla Roma", "Grazie cugini" e cose del genere: cose inaccettabili, da starci male, per un tifoso vero, non occasionale. In più, ci si mettono anche i vari De Rossi e compagnia che prima ripudiano la Lazio, comprensibilmente perchè c'è la rivalità, ma poi quando c'è bisogno dell'aiutino subito la spronano e la sostengono. Questo non piace alla gente che quindi non solo non vuole aiutare l'eterna rivale, ma viene anche 'incattivita' da queste prese di posizione.

E allora quella gente andava capita. Specificando che, in campo, l'atteggiamento della Lazio è forse stato arrendevole, ma un Muslera così in forma non lo ricordavo dalla Supercoppa in agosto, quando proprio contro l'Inter parò di tutto. E poi Zàrate, Lichtsteiner, Kolarov, tutti giocatori con un atteggiamento più che positivo. "I giocatori non sono i tifosi", ha detto Brocchi, che ha sottolineato come la squadra volesse fare risultato ma sia stata forse leggermente intimorita dalla gente, che così ha raggiunto il suo scopo. Quindi, di biscotto non è il caso di parlarne, e nemmeno di accusare così tanto i tifosi laziali perchè di episodi simili negli anni passati ne abbiamo visti tanti. E concludo con una riflessione che guarda all'aspetto civile: preferisco, sinceramente, vedere due tifoserie gemellate che si abbracciano e che si salutano con felicità, che gente che lotta con coltelli, armi, pietre e altre cose fuori e dentro gli stadio, e qui di episodi ne abbiamo a migliaia e per ogni squadra (ultimo esempio, Juventus-Bari della scorsa giornata: da voltastomaco!). Se qualcuno crede davvero al 'biscotto', affermi pure che ieri sera è morto lo sport; ma per questioni di tifosi abbiamo visto morire delle persone, e se mi permettete, preferisco vedere gemellaggi piuttosto che sangue, per una partita di pallone.

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Lun 03 maggio 2010 alle 12:22
Autore: Fabrizio Romano
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