Bella intervista della Gazzetta dello Sport a Davide Fontolan, che si ritirò dal calcio giocato così come l'aveva vissuto: a muso duro. "Smetto perché questo mondo è falso, sporco, ipocrita". Era l’8 marzo 2001. Ai tempi era al Cagliari. "Sbagliavo? Non mi pare: è sempre stato così, ma non tanti hanno il coraggio di dirlo. In una partita decisiva per i playoff mi vidi passare davanti un ragazzino, fra i fischi del pubblico, e dissi basta. Il giorno dopo mi telefona Spinelli: “Vieni a Livorno a giocare con Protti”. Ho buttato la sim per non farmi rintracciare".

Grazie e addio al Cagliari come già al Bologna.
"Dopo aver litigato con Marocchi: parlò male di me in tv, io di lui davanti a tutta la squadra. E salutai. Ma aveva ragione lui: lavora ancora con il calcio. In quel mondo, o fai compromessi, o fai il presidente: decidi tutto tu, anche l’allenatore, e se lui fa male è colpa tua. A meno che...".

A meno che?
"Non lavori con i ragazzini. La scintilla con un camp estivo: ho iniziato ad allenare i bambini, me li sono cresciuti e 15 anni dopo con tanti di loro lotto per la promozione in Prima Categoria: età media 2003, giocano contro gente del ’92. Direttore tecnico della Lainatese, con pausa forzata nel 2021: due infarti uno dietro l’altro, ho tre stent ma zero paura di morire perché stavo già morendo, e dunque vuol dire che non c’è dolore, nel caso. Oggi sto in campo dalle cinque del pomeriggio alle dieci di sera: 200 bambini e soprattutto 400 genitori da gestire".

Fu espulso per un cazzotto a un compagno.
"Ruotolo, Atalanta-Genoa 1-0. Per tutta la settimana si era parlato del mio passaggio all’Inter, si gioca in un pantano, provo a liberarmi del difensore con un colpo di tacco e scivolo. Ruotolo pensa che voglio fare il fenomeno e mi dà del figlio di puttana, io non gli do un cazzotto, ma un “picchio”. Non sapevo che se picchi un compagno ti danno il rosso".

A Hodgson andò meglio.
"Arriva all’Inter e mi fa: “Sei il mio attaccante ideale”. “Mister, non gioco punta da due anni”. Facevo l’esterno a destra e a sinistra, il terzino, un giorno anche lo stopper quando Bergomi fu espulso e Bagnoli mi mandò a marcare Vialli, che non la prese mai. Il giorno dopo mi chiama Hodgson: “Ho controllato, è vero: fra due o tre anni rubi il posto a Roberto Carlos”. Inter-Fiorentina di Coppa Italia, mi mette dentro all’85’ e il giorno dopo dice: “Male chi entra dalla panchina, non risolvete mai le partite”. L’ho preso solo per il bavero".

All’Inter diventa Fontolino Fontolan.
"Lo inventò Marco Santin della Gialappa’s. Il lunedì dopo un Parma-Inter 4-1, e la gara successiva era il derby, a “Mai dire gol” mi vestirono da mimo con in testa un cappello da carabiniere: venti milioni di multa. Meglio quando li spendevo con le mie scommesse da pirla".

Una Coppa Uefa vinta da uomo spogliatoio e la seconda in campo.
"Festeggiai svenendo, quella finale la sentivo troppo. Mi rilasso al gol di Jonk e inizio a sentire la testa che mi batte. In ospedale firmo per uscire perché il giorno dopo ci sono le convocazioni della Nazionale, mi dicono di non mangiare e non bere e ovviamente obbedisco: affettati e lambrusco a casa di Giovanni Branchini, il mio procuratore".

E la mattina dopo la chiama Sacchi.
"Mi chiede come sto, mi fa: “E se ti ricapita?”. Ero fra i convocabili per il Mondiale ’94 ma ci andò Berti e fece anche il titolare".

È Baggio il più forte con cui ha giocato?
"Lui, Matthaeus, Brehme, Roberto Carlos, Signori... Come si fa a dirlo?".

Chi vince lo scudetto?
"È giusto che lo vinca il Napoli, perché ha sbagliato l’Inter. E se sbagli paghi. È la squadra più forte, ma se in una stagione giochi più di 50 partite, scoppi".

Sezione: Rassegna / Data: Ven 09 maggio 2025 alle 13:10 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni
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