Una delle Inter più pazze degli ultimi anni, in un campionato insolitamente pazzo: binomio che ci regala e continuerà a donarci grandi emozioni e colpi di scena fino alla fine della stagione. Soprattutto dopo le ultime partite contro Napoli in Coppa Italia e Palermo in campionato, anche la vittoria contro la Roma non poteva essere da meno: vissuta praticamente in apnea dopo il terzo gol dei romanisti fino all’urlo di liberazione con la rete di Cambiasso, all’ultimo minuto, che fissa il risultato sul definitivo 5 a 3.
Dopo l’ennesima incredibile gara, riacquistata un po’ di lucidità alla fine dei 90 minuti, molti avranno pensato scherzosamente: ma chi me lo fa fare di soffrire così? Non potevo amare il golf o il nuoto invece del calcio? Non potevo tifare una squadra prevedibile e noiosa invece che questa pazza Inter? Impossibile rispondere e impossibile capirne la ragione.

Io, per esempio, non so il vero motivo e non so come sia successo: un giorno ho semplicemente capito che sarei stata interista, per il resto della mia vita. E’ stata la folgorazione di un attimo, mi ha colpito una consapevolezza che non ammetteva repliche. Penso che per ogni tifoso sia avvenuta più o meno la stessa cosa ed è una sensazione alla quale non ci si può opporre: la squadra di cui ti innamori resterà sempre una e unica, anche se il motivo vero di tale unione rimane ignoto. La magia del tifo accade continuamente e colpisce chiunque e dal momento imprecisato in cui si diventa tifosi, inizia una lunga ed emozionante avventura che trova spazio, quasi ogni giorno, nella nostra vita e alla quale non possiamo opporci. Mentre scrivo vedo e sento Josè Mourinho in televisione, sta dicendo le seguenti parole: “Io soffro con l’Inter, io tifo Inter!”. Forse è successo anche a lui, all’allenatore più forte e cinico del mondo, di capire un giorno che una squadra ha fatto battere il suo cuore così tanto da doversene inevitabilmente innamorare.

Sono emozioni, è di questo che si parla, e sottrarsi alla loro influenza è impossibile. Nel corso del tempo, come la vita, anche la storia del calcio si rinnova continuamente di fatti, parole e persone, ma le emozioni che si provano sono sempre le stesse: la gioia di un gol fatto, il brivido di un gol subìto, il terrore di una rimonta dell’avversario, la speranza di ribaltare un risultato a tuo favore, l’orgoglio che ti travolge quando il tuo campione segna il gol decisivo, la confidenza nel considerare i tuoi giocatori degli amici, la delusione di una sconfitta, la grinta nel volersi rialzare, il sollievo quando l’arbitro fischia e la partita finisce. Sì, solo la partita. Perché la tua storia, il tuo tifo e il tuo amore non avranno mai fine: tornerai a soffrire, a gioire, a disperarti, a chiederti di nuovo perché proprio l’Inter e non un’altra squadra.

Rimarrai ancora una volta senza una risposta precisa ma con la consapevolezza che un motivo c’è e nel profondo lo conosci: forse è davvero questa sua assurda e incredibile pazzia che ci attrae, o forse è l’abitudine di vivere all’eccesso ( poco o niente per quasi 15 anni e tutto in un anno solo), o forse è la predisposizione nel compiere grandi imprese o forse non è niente di tutto ciò. Poco importa, perché per ora, indipendentemente da quale sia il motivo, ci basta sapere solo una cosa: niente e nessuno ci potrà mai privare di un insostituibile piacere e di una speciale e travolgente emozione, come quella di riscoprirci interisti. Ogni giorno.

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Lun 07 febbraio 2011 alle 08:54
Autore: Barbara Pirovano
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