La battuta sulla storia di Spalletti Ministro della Difesa è obiettivamente carina. Ma rimane una battuta che denota, in Sarri, un po’ di rabbia e un po’ di frustrazione. La frustrazione per non essere riuscito a far gol ad una squadra che, a leggere le testate, avrebbe dovuto prenderne diversi. Ed invece, no. Nemmeno uno.

Con decenza parlando, chi pensa che quello dell’Inter sia stato un catenaccio imposto dal Napoli non ha capito niente della partita di sabato sera e, probabilmente, mastica pochino pure di pallone in generale. Perché quello di sabato sera tutto è stato tranne che un catenaccio. Sabato sera, dalla tribuna Posillipo dello stadio, ho visto una delle Inter più compatte ed organizzate degli ultimi anni. Un blocco omogeneo di undici uomini che si muovevano in perfetta sintonia perché tutto era stato studiato durante la settimana.

L’Inter ha voluto quella partita, l’Inter ha suggerito certi passaggi ed imposto altre soluzioni. Quella specie di terzo tempo micidiale di Callejon, per esempio, il buon Luciano lo conosce alla perfezione e riuscire ad inculcarlo nella testa e nelle gambe di Nagatomo rappresenta il miracolo più grande visto a Napoli sabato sera. Basterebbe questo per ringraziarlo già di tutto. Eppure non è stato il miracolo-Nagatomo l’unico fenomeno della serata. San Gennaro permettendo, si potrebbe parlare, ad esempio, anche del duo Vecino-Gagliardini che, in mezzo ad alcune sbavature, ha chiuso con le unghie e con i denti diverse linee di passaggio fondamentali nel gioco del Napoli. Si potrebbe parlare di D’Ambrosio di fronte al quale c’era il cliente, in assoluto, più scomodo di tutti. Si potrebbe parlare di Miranda che non ha dormito come altre volte. E poi il miracolo Skriniar che sembra avere sotto la maglia una corazza di ferro. Il modo in cui attende di essere puntato anche da chi ha caratteristiche fisiche velenose e totalmente diverse dalle sue è caratteristico almeno quanto efficace. In diverse occasioni, i piccoli del Napoli lo hanno fatto, ma sono rimbalzati come si fa sui muri di gomma: miracoli del calcio.

È vero, ci sono stati anche un paio di miracoli di Handanovic che, sotto i fischi assordanti del San Paolo, ha preso un paio di palloni obiettivamente surreali. Ma l’aureola forse andrebbe assegnata oggi a Luciano Spalletti che io non cambierei né con Conte, né con Simeone, né con nessun’altro. Eppure, per chi non ci crede, non tutto è riconducibile al miracolo. Anzi, molto più probabilmente quella di sabato sera è stata l’Inter meno metafisica che ci sia. Concreta, forte, determinata, sudatissima, muscolosa, desiderosa di prendersi esattamente quello che voleva. E’ stato bello ammirarla dal vivo, anche senza aver fatto gol, ma per il solo piacere di guardarla snodarsi in tutte le fasi come una specie di serpente velenoso. Che Spalletti possa riuscire a portare avanti la sua creatura ancora per tanti mesi, miracoli o non. Con tutto il rispetto per San Gennaro, s’intende. #Amala.

Giancarlo De Cata

Sezione: Calci & Parole / Data: Mar 24 ottobre 2017 alle 12:30
Autore: Redazione FcInterNews / Twitter: @FcInterNewsIt
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