"Guai a fermarsi soltanto al risultato, si rischierebbe di restare abbagliati e di non cogliere le ombre (parecchie, a dir la verità) che la prestazione dell’Olimpico consegna". La Gazzetta dello Sport avverte il lettore e spiega i motivi delle contraddizioni del match dell'Oimpico. "L’Inter vince, d’accordo, ma quanta fatica contro una squadra ridotta in nove. Eppure, nonostante la netta superiorità numerica, i ragazzi di Mancini hanno dimostrato di avere poche idee, spesso confuse, e molta paura. L’Inter dà l’impressione di essere una squadra di Subbuteo: i giocatori si muovono soltanto quando ricevono il pallone. Nel calcio moderno, se ci si comporta così, per gli avversari diventa più facile alzare il muro e difendersi. Quando si affronta una formazione come la Lazio, che non può far altro che restare corta e stretta, è necessario far scoccare la scintilla. serve un lampo, insomma. Un dribbling, un’invenzione, un colpo di fantasia. Oppure, se non arriva, si deve sperare nell’errore del nemico che, sottoposto a un continuo martellamento, prima o poi qualcosa sbaglia. L’Inter, in termini di qualità, regala davvero molto poco: soltanto 11 dribbling riusciti (e 6 falliti) dicono che i nerazzurri, nell’uno-contro-uno, hanno avuto qualche problema. E siccome non si riesce a superare il muro con il guizzo del singolo, ecco che ci si affida al lancio lungo, alla verticalizzazione che quasi sempre viene fermata dalla retroguardia. Sono addirittura 175 i tentativi dell’Inter di giocare la palla lunga: decisamente troppe, anche perché per gli attaccanti non è mai semplice sfruttare questi suggerimenti".

Sezione: Rassegna / Data: Lun 11 maggio 2015 alle 13:07 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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