Dopo le voci delle ultime ore, la parola passa ad Andrea Agnelli, tra i promotori della nuova Superlega. Il presidente della Juventus sceglie le colonne del Corriere dello Sport e di Repubblica per offrire la sua versione dei fatti: "Ritengo che alcuni punti debbano essere chiariti - ha esordito -. Uno: nessuna minaccia ai campionati domestici. Anzi, la ferma volontà da parte del gruppo delle dodici società di continuare a partecipare alle competizioni nazionali, sia al campionato, sia alle coppe. Quindi totale adesione a quella che è la tradizione. Due: fin dalla costituzione della SLCo, la Superlega, si è incoraggiato il dialogo con le istituzioni, nel nostro caso Fifa e Uefa. Tre: quello che stiamo facendo è perfettamente legale, stiamo esercitando una libertà prevista dal trattato dell’Unione europea, e questo aspetto lo considero particolarmente importante. Quattro: il calcio sta vivendo una crisi enorme di appeal che investe le nuove generazioni. Hanno inciso gli stadi chiusi da un anno. Per chi ha figli di dieci, quindici, vent’anni la disaffezione è più che palpabile: i giovani si interessano ad altre cose. Evidentemente – e qui entriamo in una sfera macroeconomica – questo triste fenomeno ha subìto un’accelerazione a causa della pandemia. Quinto, è forse il punto-chiave, quella che stiamo cercando di organizzare è la competizione più bella al mondo", spiega il numero uno bianconero. Progetto elitario? Non è assolutamente così La nostra volontà è creare una competizione che possa portare benefici all’intera piramide del calcio, aumentando sostanzialmente quella che è la solidarietà distribuita agli altri club. Una competizione, lo sottolineo, che rimane aperta e prevede cinque posti a disposizione degli altri club".
E ancora: "La crisi non è soltanto finanziaria, ma di fidelizzazione. I più giovani vogliono i grandi eventi e non sono legati a elementi di campanilismo. La mia generazione lo era molto di più. Alcuni dati: un terzo dei tifosi mondiali segue almeno due club e spesso questi due presenti tra i fondatori della Superlega. Il dieci per cento è affascinato dai grandi giocatori, non dai club. Due terzi seguono il calcio per quella che oggi viene chiamata ‘fomo’, fear of missing out, paura di essere tagliati fuori. E adesso la percentuale più allarmante: il 40 per cento dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni non prova alcun interesse per il calcio. Serve una competizione in grado di contrastare quello che loro riproducono sulle piattaforme digitali, trasformando il virtuale in reale. Attraverso Fifa crei la tua competizione, quella competizione va riportata nel mondo reale. Tralasciamo gli effetti della concorrenza dei vari Fortnite, Call of duty eccetera, autentici catalizzatori dell’attenzione dei ragazzi di oggi destinati a essere gli spender di domani".
Due parole sulla possibilità di cambiare idea sui fondi in Serie A: "Se i fondi ripresentassero le condizioni che offrirono il 3 di febbraio, vado a memoria, anche oggi non ne favorirei l’ingresso. Ho fornito ampie spiegazioni anche in Lega, non ricordo se nell’assemblea del 3 o del 10 febbraio, poco importa la data. Ho detto che temevo una flessione dei valori della serie A. Alla luce dell’esito dei bandi per i diritti non è andata così, pertanto la medesima operazione avrebbe dovuto prevedere numeri superiori a quelli presentati. Io temo molto il populismo, la demagogia e che qualcuno non prenda atto dello stato di monopolio nel quale ci muoviamo. Minacce, questa la risposta che abbiamo ottenuto. Impedire a un lavoratore di svolgere il proprio lavoro è gravissimo. Ad ogni modo, non siamo assolutamente preoccupati. Il nostro è un approccio a una nuova libertà. Nuova libertà che è garantita dai trattati dell’Unione europea. Vogliamo uscire da questa situazione di monopolio nella quale i nostri regolatori sono anche i principali competitor".
Poi la replica a Cairo e Ceferin: "Io ho lavorato per quasi dieci anni nelle istituzioni sportive internazionali. Bene, queste detengono il controllo delle manifestazioni, un monopolio di fatto, senza peraltro affrontare alcun rischio economico. Il rischio economico ricade esclusivamente sui club. Io non sono riuscito a far capire a quelle istituzioni l’enormità del rischio imprenditoriale per i club che generano valore per tutti gli stakeholder del calcio. O forse non avevano interesse a capirlo. Era necessario cambiare le cose".
"Il progetto va avanti, sì al dialogo con UEFA e FIFA - continua Agnelli -. Abbiamo fiducia nella bontà della nostra iniziativa che crediamo avrà successo nel breve periodo. Teniamo il dialogo aperto con Uefa e Fifa perché, come previsto dal trattato Ue, il progetto porterà a veder riconoscere un nostro diritto. Auspichiamo di dialogare con loro ed abbiamo scritto ai loro presidenti. Valuteremo le loro proposte se ce le faranno, ma la Superlega va avanti comunque".
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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