Sulla Gazzetta dello Sport di oggi c'è un'anticipazione dell'autobiografia di Francesco Totti, che parla anche del suo rapporto con Luciano Spalletti. Ecco l'aneddoto relativo ai giorni seguenti il grave infortunio nella stagione 2005-2006 che misero a rischio la sua partecipazione al Mondiale di Germania: "Mi giro dall’altra parte nel tentativo di prender sonno, il solito orologio digitale scatta sulle undici, nel silenzio dell’elegante clinica che domina Roma avverto prima uno scalpiccio nel corridoio e poi un bussare trattenuto alla porta, nell’evidente intento di farsi sentire soltanto da me. Al di là del vetro smerigliato c’è un’ombra, dire «Avanti» è un automatismo. Luciano Spalletti. Le undici di sera, e il mister si introduce di soppiatto nella mia camera. Ha un pacco abbastanza voluminoso con sé, mi fa segno di tacere con l’indice davanti alla bocca e lo scarta, tirando fuori un cavalletto componibile e un blocco di grandi fogli bianchi. Come colpito improvvisamente da un dubbio lontano, mentre lo assembla si gira verso di me per chiedere: «Ma stavi dormendo?».«No mister, non riesco proprio a prendere sonno». «Ah! Bene, bene…» e riprende il suo lavoro, come rasserenato. Trenta secondi dopo, l’allestimento è pronto. Toglie di tasca un pennarello nero, e comincia. «Adesso, caro Francesco, disegniamo la Roma del prossimo anno. Ti scrivo le varie opzioni, poi studiamo assieme i pro e i contro di ogni giocatore». Io sono del tutto imbambolato per lo stupore. Lui lo sa, deve averlo previsto, e adesso certamente ci marcia accelerando la preparazione dello strano Monopoli. Scrive tre nomi di portieri, sei di difensori, sei di centrocampisti e cinque di attaccanti. «Cominciamo: scegline uno per ruolo come se non avessimo problemi di budget, quelli li consideriamo poi». Per quattro notti resto a Villa Stuart, per quattro notti Spalletti arriva alle undici e se ne va alle tre del mattino. Quel che facciamo, in sostanza, è chiacchierare di calcio: l’analisi dei giocatori che la Roma potrebbe acquistare è ovviamente un pretesto, perché in realtà discutiamo di tutto, dallo stile di gioco delle grandi squadre europee all’assoluta specificità del contesto romano, il più grande sin lì conosciuto da lui, che viene dall’Udinese. E ovviamente anche da me, non avendone mai frequentati altri. Sono quattro nottate lunghe e insieme leggere, nelle quali il mister mi concede grande confidenza e, attraverso il gioco del mercato, mi fa restare con la testa ben dentro alla Roma in un momento nel quale si sarebbe potuta creare una certa distanza, se non altro perché fino ad agosto di giocare per il club non se ne parla. Ho il ricordo di una grande unione fra noi, in quei momenti, persino di affetto, e anni dopo la cosa accentuerà la mia incapacità di comprendere il suo comportamento. Ma c’è stato un momento nel quale Spalletti è stato straordinario con me, ed è giusto dargliene atto.[…]".

Sezione: News / Data: Ven 21 settembre 2018 alle 10:38 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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