Prendi quel pallone e ara quel settore. Tante tappe, tanta voglia di scattare e sprintare. Solito entusiasmo. Ezequiel Schelotto in Italia si sente come a casa. La sua carriera ha affrontato diverse tappe, ma la determinazione è sempre stata la stessa. Nell'intervista rilasciata a Gianlucadimarzio.com, l'argentino naturalizzato italiano ha aperto l'album dei ricordi, raccontando diversi aneddoti di matrice nerazzurra: All’Inter uno in dei primi allenamenti per fare bella impressione scelgo di andare al campo con grande anticipo. Arrivo al campo e c’erano già tutti. Da Zanetti a Milito, Stankovic, Samuel e Cambiasso. Tutti giocatori che due anni prima aveva vinto il 'Triplete', eppure continuavano ad avere la stessa fame di sempre. Avevano un’umiltà incredibile, ho imparato che fare il calciatore non vuol dire solo allenarsi ma arrivare prima, avere cura di sé e del proprio corpo”.  

La bellezza ma anche l'importanza nella competitività per stare in quello spogliatoio, al fianco di così tanti campioni. Implicazioni di responsabilità non indifferenti: “Non mi voglio scordare nessuno, dovrei fare venti nomi. Tra i fenomeni di quella squadra va citato anche Cassano. È il numero uno, sopra la media. Poi anche nello spogliatoio, quante risate e quanti scherzi! Mi piaceva perché è diretto, sincero e ti dice sempre quello che pensa. Voleva sempre la palla e se non gliela davi si incazzava. Antonio è così, lo devi saper prendere”.

E l'intesa tra Cassano e Schelotto, in campo, com'era? “Mi diceva ‘Galgo tu corri e vai nello spazio’. Lui te la dava sempre dove volevi. Se vedi il 4-2 contro il Milan andò proprio così. Due gol suoi e due assist miei, loro davanti avevano Kakà e Balotelli, ma noi andavamo a duemila”.

La voglia è ancora intatta e l'obiettivo permane quello di rimettersi in gioco per dimostrare di essere determinato al massimo: "Spero in un progetto che mi convinca e in cui tornare a essere protagonista”.

Sezione: News / Data: Mar 28 giugno 2022 alle 20:35
Autore: Niccolò Anfosso
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