Oggi 'Inter' Nos si concentra su Marco Andreolli, difensore cresciuto nelle giovanili dell'Inter che è tornato alla casa madre la scorsa estate, senza però trovare ancora molto spazio per scendere in campo.
Ecco l'intervista completa concessa a Inter Channel: "Ringrazio per i complimenti, mi sono trovato benissimo qui ed è motivo d'orgoglio tornare a vestire questa maglia. Spero di indossarla sempre di più in futuro", esordisce Marco.
Gli inizi - "A quattro, cinque anni ho iniziato a tirare calci al pallone, ma vivo da sempre nel mondo dello sport perché mia madre è stata giocatrice di basket e mio padre quando andava in trasferta per seguire mia mamma doveva portare anche me. E io, già a quel tempo, il pallone di basket volevo prenderlo a calci. In generale, lo sport per me ha sempre fatto parte della mia vita e della mia crescita. Mia mamma mi ha sempre spinto nello sport, giocavo a basket ma ho deciso di cambiare. Seguo tanto lo sport e ho fatto di tutto, dalla pallanuoto all'hockey, con rotelle e ghiaccio. Dove? A Padova ma non era un discorso agonistico, ma più per divertimento. Alla fine ho fatto quello che ho sempre voluto, avevo il sogno di ogni ragazzino che inizia e l'amore per questo sport ti porta a 'volare' con l'immaginazione, poi pian piano capisci che può diventare la tua professione quando inizi a vedere le tue qualità. La pallanuoto, comunque, rimane uno sport faticosissimo".
Legame con squadra e tecnico - "Ho legato maggiormente con i giocatori che già conoscevo, con i ragazzi della mia età e poi con il mio compagno di stanza, Kuzmanovic, è simpaticissimo. Che facciamo in ritiro? Kuz mi obbliga sempre a guardare il campionato tedesco, poi leggiamo, parliamo un po', giriamo su Internet, guardiamo le partite e 'ce la raccontiamo'. La tecnologia ha cambiato il mondo e, quindi, anche il modo di vivere i ritiri. Da piccolo giocavo a carte con il nonno, ma quando ero a Verona si giocava di più. Musica preferita? Ascolto un po' di tutto, anche se ho le mie preferenze: se devo caricarmi prima delle partite ascolto gli U2, che ascoltavano anche i miei genitori. Come genere mi piace molto il rock, anche italiano, come Ligabue e Vasco Rossi. Sanremo? Non ho sentito quella che ha vinto la classifica dei giovani, ma anche lì ho notato un certo cambiamento".
Il modello da piccolo - "Direi tanti, a livello difensivo l'Italia è stata una vera e propria scuola in passato. Ognuno deve prendere qualcosa da tutti ma senza copiare. Cordoba, Materazzi e Samuel sono stati i miei esempi quando sono arrivato all'Inter, loro sono i miei modelli".
Il meglio della carriera - "Tutte le esperienze sono state importanti, ma a Verona sono cresciuto tanto. Dico lo 'svezzamento' nerazzurro e la crescita veronese sono stati i momenti più significativi. Leader? Quando uno sente la fiducia sente anche maggiore responsabilità, ma è una cosa positiva".
Scelta del numero 6 - "E' stato un numero che in passato all'Inter è stato indossato da veri esempi e grandi giocatori. Il 3, il mio numero negli ultimi anni, non è più disponibile e quindi ho optato per il 6, stesso numero che aveva mia mamma quando giocava".
Ricordo di Giacinto Facchetti - "Purtroppo è stato un rapporto breve, ma il suo ricordo è sempre grande. Nel mondo del calcio è diffiicile trovare persone come lui, con tanti valori, parlava poco ma si faceva sentire. Quando ero giovane mi parlava e mi dava consigli importanti".
Spogliatoio - "Il campo è un'altra cosa, dentro le 'mura' non parlo tantissimo ma quando gioco ovviamente parlo in modo costruttivo. In un gruppo è normale parlare, chiarirsi e confrontarsi. Il fatto di avere responsabilità ti porta di più a farti sentire".
Vita privata - "Non sono sposato e vorrei cercare di tenere il privato, privato appunto. Sono fidanzato da un po' di tempo. Cucina? Devo dire che mi piace provare a cucinare e lo faccio volentieri anche con gli amici. E' una piccola passione che voglio coltivare. Chef di Appiano? Non mi sono fatto dare ancora nessuna ricetta".
Arrivano complimenti per il modo di comportarsi fuori dal campo, Andreolli ringrazia e continua: "Ricordo con piacere il messaggio di un ragazzino ad Appiano, spero che possa tornare perchè vorrei dargli un piccolo pensiero. Fortunatamente tutte le persone che ho incontrato dopo le prima voci di un mio ritorno mi hanno incoraggiato per tornare realmente".
Ricordiamo che Andreolli andò via definitivamente dall'Inter, quindi il suo rientro testimonia la bontà del lavoro fatto altrove.
Il rientro a Milano - "I tifosi mi hanno sin da subito supportato, mi ha fatto molto piacere e nemmeno io me lo aspettavo. Nel gruppo e non solo mi hanno accolto come uno che è tornato a casa. Sono passati 8 anni dal mio 'arrivederci' e ora qualcosa è cambiato, sperando di continuare sempre al meglio".
Botta e risposta
Professione a parte il calciatore: "Architetto, avrei continuato gli studi in architettura".
Compagno in carriera con cui hai legato di più? "Matteo Brighi e Bentivoglio".
Paura di volare? "No".
Passione: "E' il calcio, è la vita, lo sport e la mia famiglia".
Domanda per i giornalisti: "Cosa pensate prima di fare le pagelle? Ogni tanto ci sono termini un po' strani".
Punto debole e punto di forza: "La timidezza, ma neanche. Forse un po' testardo. Al contrario, sempre la testardaggine e se mi metto in testa una cosa cerco di ottenerla con tutto me stesso. Vale per tutti i contesti".
Piatto preferito: "Tiramisù. Per i primi dico cacio e pepe".
Scaramanzia: "Non più di tanto, non ho riti particolari. Cerco di fare le cose che faccio di solito".
Migliore del mondo: "Senza dubbio, Cristiano Ronaldo, con un Pallone d'Oro vinto meritatamente. Giocatore completo nel calcio di oggi. Lui all'Inter? Aiuterebbe!"
Primo pensiero al mattino: "Bella domanda... penso a fare velocemente".
Inter: "Grande amore".
Come finisce quest'anno: "Mancano ancora tante partite, speriamo che possa finire al meglio. Sono tutte finale e speriamo di fare il meglio possibile".
Si parla di Roma: "A parte quest'anno ci sono stati altri anni in cui hanno sognato. Un anno arrivammo vicino allo Scudetto e in quel periodo, dopo il sorpasso subito dall'Inter, non è stato facile a livello ambientale. Lì ti portano da un momento all'altro dalle stelle alle stalle. All'inizio eravamo chiusi a Trigoria con la contestazione, poi cambiò tutto. E' un ambiente particolare, con gente fantastica e stadio sempre pieno, ma quando sei vicino al traguardo hai molta pressione. La squadra di questa stagione sta facendo grandi cose, è una trasferta davvero difficile, ma qualcosa concedono, a Roma attaccheranno sin dall'inizio e sarà diverso rispetto all'andata e alle ultime in casa. Dovremo essere bravi a chiudere e ripartire".
Io dico che... (qualcosa che non si è mai saputo)
"Devo dire che ho già raccontato tante cose. Ribadisco l'episodio del bambino, ricordo che pioveva e faceva freddo, era prima di Natale, era molto buio e trovare questo bambino che mi supplicò di leggere la sua letterina mi ha fatto tantissimo piacere. Non mi sarei mai aspettato di trovare le cose che ha scritto, chissà perchè ha scelto proprio a me al posto di compagni che stanno giocando di più. Il contenuto era chiaro e questo episodio mi è rimasto dentro. Spero di vederlo presto".
Autore: Redazione FcInterNews / Twitter: @FcInterNewsIt
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