Javier Zanetti è stato protagonista di una lunga intervista per ESPN. Si parla di Julian Alvarez, ma anche di Messi e dei primi exploit in Argentina.
C'è un giocatore argentino che vedi bene per l'Inter?
"Dire un nome, vuol dire che domani in Italia... Il nostro direttore sportivo è in Argentina a vedere giocatori, fa parte di una strategia che interessa Argentina, Brasile e Uruguay. Molti giovani sono interessanti, si parla molto di Julian Alvarez. In Argentina c'è molta materia prima e non dobbiamo perderla. Mi ricordo quando comprammo Lautaro: se prendi un giovane devi avere la visione di come sarà a tre o quattro anni. La verità è che con lui siamo contentissimi perché da quando è arrivato la sua crescita è stata buonissima. Bisogna contare gli alti e bassi, l'ambientamento, poi si arriva a un equilibrio e si conferma quel che si spera. Con Lautaro siamo felicissimi del presente e del futuro, nell'Inter e nell'Argentina sarà un punto di riferimento".
Hai l'idea di venire a lavorare in Argentina? Gallardo potrebbe invece venire in Europa?
"Mi congratulo con Marcelo per quel che sta facendo nel River, anno dopo anno sta migliorando e sempre con grandi risultati. Sicuramente prima o poi avrà l'ambizione di cercare nuove esperienze fuori dall'Argentina, di cuore gli faccio un in bocca al lupo. Per quel che riguarda me, oggi sono concentrato qui in Italia, contento del mio lavoro. Voglio formarmi ancora, vivo qui da 26 anni, ho tre figli italiani. Abbiamo la nostra Fondazione e tanti amici in Argentina, ma oggi il mio presente è qui".
Concretamente Messi è stato vicino all'Inter?
"Io sono felice per Leo, l'ho visto poco tempo fa. Si merita tutto, di cuore. La verità è che no, quando c'è stata questa possibilità dopo la pandemia la situazione del club era molto complicata. Credo che nessuno pensasse di vederlo lontano dal Barcellona. E' stata una grande sorpresa per tutti".
Nel '94 ci fu quella grande partita alla Bombonera in cui ti videro i dirigenti dell'Inter.
"L'Inter aveva preso Rambert e poi comprò me. In quella gara la gente ha cominciato a conoscermi. Io finisco la partita, non avevo l'auto. Stavo camminando con mio padre e un mio amico e incontrai tutti i tifosi del Boca. Da lì cambiò tutto perché mi invitarono a diversi programmi tv, trovai una telecamera fuori da casa. Questo significa giocare contro il Boca alla Bombonera. Negli anni ho giocato in tante posizioni, a destra come a centrocampo. Mi sono divertito molto nella mia carriera, è stato un privilegio giocare fino a 40 anni".
Come va il quotidiano nell'Inter?
"Mi diverto molto perché quando ho deciso di fare il dirigente la prima cosa che ho pensato è che finiva una bella carriera da giocatore e che dovevo ricominciare da zero. Voglio essere un dirigente con una visione ampia, non solo sulla parte sportiva. Ci sono tante cose da fare. Quando finisci la carriera ti dicono che hai tanto tempo ma non è così, perché da dirigente hai tante responsabilità, tanto da fare. Ho viaggiato molto rappresentando l'Inter. Ho studiato all'Università una volta finita la carriera. Da calciatore preparavi le partite, adesso sono in quella parte che lavora fuori, ho studiato finanza, marketing, relazioni internazionali. Tornare all'Università è stato bello, mi ricordava quando ero a scuola. Ho incontrato studenti da tutto il mondo".
C'è un giocatore argentino che vedi bene per l'Inter?
"Dire un nome, vuol dire che domani in Italia... Il nostro direttore sportivo è in Argentina a vedere giocatori, fa parte di una strategia che interessa Argentina, Brasile e Uruguay. Molti giovani sono interessanti, si parla molto di Julian Alvarez. In Argentina c'è molta materia prima e non dobbiamo perderla. Mi ricordo quando comprammo Lautaro: se prendi un giovane devi avere la visione di come sarà a tre o quattro anni. La verità è che con lui siamo contentissimi perché da quando è arrivato la sua crescita è stata buonissima. Bisogna contare gli alti e bassi, l'ambientamento, poi si arriva a un equilibrio e si conferma quel che si spera. Con Lautaro siamo felicissimi del presente e del futuro, nell'Inter e nell'Argentina sarà un punto di riferimento".
Hai l'idea di venire a lavorare in Argentina? Gallardo potrebbe invece venire in Europa?
"Mi congratulo con Marcelo per quel che sta facendo nel River, anno dopo anno sta migliorando e sempre con grandi risultati. Sicuramente prima o poi avrà l'ambizione di cercare nuove esperienze fuori dall'Argentina, di cuore gli faccio un in bocca al lupo. Per quel che riguarda me, oggi sono concentrato qui in Italia, contento del mio lavoro. Voglio formarmi ancora, vivo qui da 26 anni, ho tre figli italiani. Abbiamo la nostra Fondazione e tanti amici in Argentina, ma oggi il mio presente è qui".
Concretamente Messi è stato vicino all'Inter?
"Io sono felice per Leo, l'ho visto poco tempo fa. Si merita tutto, di cuore. La verità è che no, quando c'è stata questa possibilità dopo la pandemia la situazione del club era molto complicata. Credo che nessuno pensasse di vederlo lontano dal Barcellona. E' stata una grande sorpresa per tutti".
Nel '94 ci fu quella grande partita alla Bombonera in cui ti videro i dirigenti dell'Inter.
"L'Inter aveva preso Rambert e poi comprò me. In quella gara la gente ha cominciato a conoscermi. Io finisco la partita, non avevo l'auto. Stavo camminando con mio padre e un mio amico e incontrai tutti i tifosi del Boca. Da lì cambiò tutto perché mi invitarono a diversi programmi tv, trovai una telecamera fuori da casa. Questo significa giocare contro il Boca alla Bombonera. Negli anni ho giocato in tante posizioni, a destra come a centrocampo. Mi sono divertito molto nella mia carriera, è stato un privilegio giocare fino a 40 anni".
Come va il quotidiano nell'Inter?
"Mi diverto molto perché quando ho deciso di fare il dirigente la prima cosa che ho pensato è che finiva una bella carriera da giocatore e che dovevo ricominciare da zero. Voglio essere un dirigente con una visione ampia, non solo sulla parte sportiva. Ci sono tante cose da fare. Quando finisci la carriera ti dicono che hai tanto tempo ma non è così, perché da dirigente hai tante responsabilità, tanto da fare. Ho viaggiato molto rappresentando l'Inter. Ho studiato all'Università una volta finita la carriera. Da calciatore preparavi le partite, adesso sono in quella parte che lavora fuori, ho studiato finanza, marketing, relazioni internazionali. Tornare all'Università è stato bello, mi ricordava quando ero a scuola. Ho incontrato studenti da tutto il mondo".
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