Gli son bastate due partite per fare centro, e non solo parlando di gol. Gli son bastate due sole partite con la maglia della Nazionale italiana per rispondere alle richieste di Prandelli, eseguendo alla grande il proprio dovere di rompere le trame del gioco avversario e dare il la a quello degli azzurri. Soprattutto, in sole due partite ha saputo conquistarsi le simpatie di tutto il gruppo, che al momento della rete che ha deciso la sfida di ieri di Lubiana contro la Slovenia si è fiondato ad abbracciarlo. Lui che italiano non è di nascita, ma lo è di origini, visto che i suoi nonni arrivarono in Brasile dalla provincia di Rovigo, e da ieri lo è sempre di più anche col cuore. Lui è Thiago Motta, il grande protagonista del match che ha portato l’Italia con più di un piede agli Europei di Polonia e Ucraina, autore del gol partita e artefice di una prestazione ottima, riconosciuta all’unanimità da pubblico e addetti ai lavori.

Indubbiamente grande la soddisfazione per il nostro centrocampista, che nemmeno troppo tempo fa vedeva la sua carriera messa quasi a repentaglio da gravi incidenti, e che veniva ormai giudicato come finito, in maniera, possiamo dirlo, troppo precipitosa, dal Barcellona. Invece, Motta ha saputo aspettare con pazienza il tempo della sua rivincita. Prima al Genoa, la squadra che per prima gli ha dato fiducia ed è stata ampiamente ripagata; poi, all’Inter, dove, complici anche un po’ di problemi fisici, ha avuto magari degli alti e dei bassi, ma mai ha pensato anche minimamente di tirarsi indietro ogni qualvolta è stato chiamato in causa.

Lavoro, forza di volontà, grinta e umiltà: così Thiago Motta ha saputo mettersi alle spalle i momenti difficili e riscoprire le sue indubbie doti tecniche. E Cesare Prandelli, il ct dell’Italia, non se lo è fatto certo ripetere due volte: non appena ha avuto l’occasione, il tecnico di Orzinuovi gli ha immediatamente aperto le porte, nel pieno rispetto della sua decisione di aprire ai cosiddetti ‘oriundi’. E Thiago Motta ha subito risposto presente, prima nell’amichevole con la Germania, poi in quel di Lubiana, lì dove ha dimostrato di poter essere uno dei cardini sui quali il tecnico di Orzinuovi può costruire la sua Italia.

Il tutto condito da un particolare importante, ovvero non nascondere la gioia e l’emozione di giocare con la maglia azzurra. Un ‘nuovo italiano’ del quale il cento cinquantenario Belpaese sportivo non può che essere felice. E pazienza se non canta ancora l’inno, ha ancora tanto tempo per impararlo (Neanche Camoranesi lo cantava, anzi, quando glielo si fece notare, qualche anno fa, replicò in maniera non proprio garbata…).

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Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 26 marzo 2011 alle 15:50
Autore: Christian Liotta
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