Lunga e interessante chiacchierata di Stefano Pioli a La Stampa. Il tecnico dell'Inter ha affrontato diversi argomenti, a partire dalla filosofia che ha impartito al gruppo nerazzurro sin dal primo giorno del suo approdo ad Appiano Gentile: "Avevo degli obiettivi: trasmettere passione, dare un’anima e dei principi di gioco. Ho cercato di mettere a proprio agio i calciatori in campo e fuori. Possiamo ancora migliorare, ma qualcosa di importante è stato fatto. Il percorso non è finito. I ragazzi volevano un metodo di lavoro preciso, un gioco preciso. Abbiamo un motore importante, i cavalli a disposizione avevano voglia di essere sciolti“.

Ora guardi la classifica: che cosa manca ancora all’Inter? 
"L’autostima: fa la differenza con le prime tre. Arriverà con la continuità del lavoro e dei risultati. L’Inter è reduce da stagioni altalenanti, ma la classifica, da quando sono qui, dice che siamo a 5 punti dalla Juventus. Questo è il nostro livello oggi“.

Quando l’ha chiamata l’Inter che cosa ha pensato?
"Che era il momento adatto. In carriera mi sono sempre conquistato tutto con lavoro, serietà e passione. Nessuna scorciatoia, passo dopo passo. Mi auguravo che arrivasse una chiamata importante per completare il mio percorso. Poi l’Inter, la mia squadra del cuore: il massimo".

Tecnici per le grandi squadre e per piccole: esiste la differenza? 
"Vi capisco, ma queste sono distinzioni che fate voi. Per me è vincente chi allena il Chievo e lo salva quattro anni di fila come chi allena la Juve e vince quattro anni di fila". 

«Pioli non è da grande club»: il refrain al suo arrivo all’Inter…
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Si poteva dire di Allegri prima del Milan, di Guardiola che aveva allenato solo la Cantera del Barcellona. Fino a che non ti danno un’occasione nessuno lo può sapere. Io ora mi sento pronto". 

Prendere una squadra in corsa è difficile. Se ha una proprietà straniera lo è ancora di più?
"Per me è stato semplicissimo. Ho trovato grande attenzione, una cultura del lavoro che non sempre in Italia abbiamo, attenzione e curiosità. Il gruppo Suning ha umiltà e forza giuste per imparare a crescere e fare cose importanti".

Rispetto e cultura del lavoro sono anche due suoi atout: basteranno per essere riconfermato?
"Saranno i risultati a decidere, quindi devo pensare solo a lavorare. Sono tutti preoccupati per il mio futuro, io invece sto benissimo. L’Inter me la sono meritata e mi sto giocando la chance nel migliore dei modi" .

Un tecnico ha bisogno di un giocatore simbolo in campo? E se sì, Icardi lo è? 
"Uno solo non è sufficiente, ma per me è importante avere dei punti di riferimento. Mauro è uno di quelli. Non lo conoscevo, ho trovato una persona molto matura per l’età che ha. Può diventare anche più forte". 

Da disoccupato ha studiato Guardiola: che cosa ha scoperto?
"Ho capito la passione che ci mette e la naturalezza nel rapporto con grandi giocatori. Nel mio piccolo ho rivisto il mio metodo, se lo fa lui, mi sono detto, sono messo bene. Sul piano tattico mi ha permesso di vedere tutto, in Italia c’è gelosia. Io apro le porte ai colleghi, qualcuno lo fa un po’ meno".

Perché la Juve è più forte?
"In assoluto per la mentalità. Perché hanno costruito ogni anno squadre sempre più competitive, ragionano solo in termini di vittoria e in Italia hanno una capacità unica di investimento". 

La prossima sfida sarà con l’Inter targata Suning?
"Sì per tre motivi: le potenzialità della proprietà, il valore della squadra già adesso alto e che verrà integrato, e l’ambiente che abbiamo. Roma e Napoli hanno fatto cose eccezionali, ma manca una concorrente per giocarsi lo scudetto punto a punto. Può esserlo l’Inter". 

Quali squadre la divertono?
"Tutte quelle che vogliono comandare il gioco. Ai quarti di Champions, per esempio, vedrò Borussia Dortmund-Monaco. Tuchel e Jardim sono due tecnici che apprezzo molto". 

Favorita per la Champions?
"Il Bayern. Ma con i pronostici non ci prendo, fossi Ancelotti farei gli scongiuri".

Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 31 marzo 2017 alle 09:58
Autore: Redazione FcInterNews.it
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