Dai più era stata descritta come l’occasione per il riscatto, la partita giusta per dimenticare la delusione della mancata iscrizione del giocatore nella lista per la prossima Champions League da parte dell’Inter, un sacrificio fatto non per chissà quale cinismo ma semplicemente dettato da contingenze contro le quali il club nerazzurro nulla poteva fare. Eppure, la prima ufficiale di Roberto Mancini alla guida della Nazionale italiana doveva essere la chance giusta per Roberto Gagliardini per poter lasciare una traccia importante anche con la maglia azzurra, dando seguito alla prova positiva con la maglia dell’Inter proprio a Bologna, sede del match di ieri, lui che dell’Inter è l’unico rappresentante dei convocati del Mancio per questo primo giro di gare di Nations League.

E invece, quella di Gagliardini non è stata certamente una gara indimenticabile, in una serata nel complesso difficile per tutta la squadra azzurra, senza un nerbo e un’idea di gioco particolare fino a quando non è arrivata la scossa dettata dall’ingresso in campo di Federico Chiesa. Una serata comunque dai mille chiaroscuri, alla quale Gaglia si è sostanzialmente adeguato. I quotidiani del giorno dopo hanno riservato al ragazzo di Bergamo giudizi nel complesso negativi, a tratti forse eccessivamente pesanti. Perché è vero, l’impatto di Gagliardini nel match non è stato dei più felici: praticamente al pronti via del match, tanto per citare l’episodio più eclatante, sua è stata la banale palla persa che solo un gran guizzo di Gigio Donnarumma ha evitato si trasformasse nel gol del vantaggio di Piotr Zielinski (appuntamento, però, solo rimandato di qualche minuto). Più in generale, non rare le volte in cui il centrocampista appariva smarrito in mezzo al campo, senza avere ben presente non tanto cosa fare ma come farlo, al punto da prendersi anche le sgridate di Mancini.

Non ci sono solo aspetti negativi, però, nella gara di Gagliardini. In primo luogo, perché come detto la prova non brillante sua è stata bene o male la prova non brillante di quasi tutti i componenti della formazione azzurra. Ed è capitato spesso che l’interista si ritrovasse a cantare e portare la croce lì in mezzo, nel tentativo di coprire le spalle ad un Jorginho che, gol su rigore a parte, per ampi tratti di match non è stato in grado di dare quel guizzo che ci si aspetta da un giocatore della sua indiscussa qualità, e ad un Lorenzo Pellegrini né carne né pesce, troppo impegnato a cercare banali proiezioni offensive spesso esaurite nel vuoto. E anche quando ha provato a gestire lui il pallone, ha pagato a volte la scarsa ispirazione dei compagni nei movimenti senza palla, partendo dall’indolenza di Mario Balotelli che tutto ha fatto fuorché fungere da punto di riferimento in attacco.

Non era forse la serata ideale per emergere, quella di ieri, per Gagliardini, che però alla fine è rimasto in campo per tutta la durata dell’incontro al termine del quale il ct ha fatto i complimenti a tutti per quanto espresso, malgrado il cammino per la Nations League sia iniziato sostanzialmente in salita. La sensazione che se ne è ricavata è quella forse di un giocatore chiamato a coprire un ruolo non adatto a lui in un modulo non adatto a lui, lontano dall’avere le doti di un Allan o di un Piotr Zielinski, tanto per citare due esempi inerenti alla presenza di Jorginho. Ha probabilmente ragione chi vede per lui un imprinting definitivo da mediano puro, schermo davanti alla difesa; del resto, in quella posizione ha fornito indubbiamente le sue migliori prestazioni anche all’Inter. Di certo, questa sarà una stagione molto importante per lui, che se da un lato non godrà della vetrina Champions, dall’altro potrà sicuramente trovare una certa continuità in ambito nazionale per rifinire definitivamente le sue doti.

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Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 08 settembre 2018 alle 21:15
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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