Una partita semplice che nascondeva un’infinità di insidie. Espugnare il fortino che Maran aveva preparato per il trappolone a Conte era complesso. Anche perché l’Inter a Genova doveva esaltare sé stessa, non solo vincere una gara: detto, fatto. Antonio Conte rimane fedele alle sue idee, sprona la squadra a continuare a barra dritta e dopo poco più di un’ora di attesa, viene ricompensato dal solito Lukaku: di lì a poco sarebbe arrivato anche il raddoppio dell’irreprensibile D’Ambrosio, a decretare la bandiera bianca issata da un Genoa in versione Fort Knox.
L’Inter ricomincia a macinare punti dopo i due inciampi contro il Milan e il Gladbach, riassestando il suo percorso. Il massimo risultato con il minimo sforzo, al termine di un weekend caotico in cui si è scoperto che Hakimi era un falso positivo, ma Sensi, Skriniar, Gagliardini e Radu rimangono ai box.
LENTI - Il copione della gara era chiaro fin da subito: una squadra arroccata nella propria metà campo, l’altra che doveva tentare in tutti i modi di stanarla, sfruttando l’ampiezza e velocizzando il gioco. Se le fasce l’Inter le ha sfruttate al meglio, sul ritmo i ragazzi di Conte hanno peccato parecchio: la manovra è stata spesso lenta, con il trio di centrocampisti che non parlava la stessa lingua in campo. Lukaku è stato ancora una volta il fulcro di gioco principale: le sue sponde hanno azionato la catena di destra, in cui Eriksen e Darmian hanno giocato un ruolo fondamentale.
Sull’altro out, Perisic e Lautaro hanno tribolato per tutta la partita senza riuscire a incidere. Il nervosismo di Lautaro è stato lampante al termine della sua gara, quando ha ripetutamente preso a cazzotti la panchina, prima di sedercisi: Conte sarà stato soddisfatto di vedere quella rabbia e starà sperando che il Toro scenda in campo con quella garra repressa martedì a Donetzk, quando sarà necessaria un’Inter battagliera per fare punti.
SCINTILLA - Se Eriksen ha giocato una partita completa, coprendo in fase difensiva e regalando un paio di palloni magici ai compagni, è innegabile che la scintilla per l’Inter sia scattata quando in campo è entrato Niccolò Barella. Il miglior centrocampista italiano della stagione continua a impressionare: le sue scariche di adrenalina sono ossigeno puro per la squadra di Conte che tutto ad un tratto aumenta i giri del motore e trova la chiave di volta su cui costruire il vantaggio. È proprio una combinazione tra Barella e Lukaku a liberare il 23 per un pallone filtrante che Big Rom ha sbattuto in rete con tutta la forza incamerata in oltre un’ora di battaglia. Da lì la partita si è aperta e l’Inter ha trovato spazi più ampi, concludendo la pratica grazie a uno schema su calcio piazzato, con Ranocchia che spizza per l’eterno D’Ambrosio (una masterclass sull’appostarsi sul secondo palo).
BILANCI? - Vincere aiuta a stemperare la tensione che inevitabilmente, dopo tre passi falsi consecutivi (contando il pari dell’Olimpico prima della sosta) era palpabile all’interno del mondo Inter.
Conte è sempre stato convinto della bontà della strada intrapresa, pur con delle migliorie da implementare: chi è il compagno migliore per Barella e Vidal in mezzo al campo? Qual è l’opzione migliore per l’out di sinistra? Probabilmente da queste due domande passerà molto del futuro prossimo interista, anche se aver racimolato dieci punti senza praticamente poter mai schierare la squadra titolare può considerarsi un’ottima partenza. Senza più nascondersi: la pazienza è necessaria, ma l'obiettivo di tutto il gruppo deve essere la vittoria finale.
Proclamare sentenze a fine ottobre potrebbe rivelarsi controproducente, bisognerà essere bravi a saper aspettare e a leggere i segnali. E mentre l’ambiente Inter si scervella, Conte prepara i prossimi step: a Donetzk è già uno spareggio per mettere la testa avanti nel girone, per poi concentrarsi nel doppio scontro col Real Madrid. Un altro momento importante di una stagione complicata, in cui l’Inter può finalmente togliersi delle soddisfazioni. Ci vuole calma e pazienza, per non snaturare se stessi: l’Inter lo sa perché Conte è il primo a esserne diventato consapevole. La strada è lunga, ma l’intenzione di arrivare fino in fondo c’è tutta.
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Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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