Dalla convocazione nella Nazionale francese ad Euro 2016 alla conquista del terzo posto che garantirebbe l'accesso ai playoff di Champions League all'Inter, passando per il suo trasferimento in estate: Geoffrey Kondogbia si racconta ai microfoni de L'Equipe. Ecco alcuni stralci dell'intervista che l'ex centrocampista del Monaco ha concesso al quotidiano transalpino: 

Sulle sue recenti esclusioni dalla lista dei convocati di Deschamps - "Posso capirlo. Molti giocatori si sono messi in luce, e alcuni di questi lo hanno fatto nel mio ruolo. Questo per me non è un problema. Un passo indietro per me? Piuttosto direi il contrario. Sono stato più vicino all'Europeo di quanto non lo fossi alla Coppa del mondo del 2014, quando avevo solo un match da titolare nella Selezione (contro il Belgio nel 2013 ndr). Ora ho cinque presenze, dei match da titolare nei quali ho dato una buona impressione. Ma l'Europeo non l'ho mai dato per acquisito". 

Sul suo trasferimento all'Inter in estate - "Ho imparato a convivere con l'attenzione dei media. A 19 anni, senza aver neanche fatto una presenza in Ligue 1, sono passato dal Lens al Siviglia per 4 milioni, poi per 20 al Monaco e quindi per 35 (all'Inter ndr). Queste cifre per me non sono una novità. Al Monaco ero giovane ed era la prima volta che qualcuno metteva così tanto denaro per acquistarmi: lì ero un po' in preda al panico. Poi, con l'esperienza, non ci pensi più".  

Sul suo status di top player - "Io sono ancora una prospetto qui, quando si parla di me si fa riferimento di più al futuro che al presente. Io non penso di essere un giocatore arrivato, perché una stella è tale se si conferma ogni anno in Champions. Non è il mio caso. La gente è ingannata dalla valutazione che ho ricevuto sul mercato". 

L'evoluzione del rapporto con Mancini - "Nel nostro gruppo non c'è nessuno che possa dire che non abbia mai giocato. Lui fa tante rotazioni, non è una cosa che ti piace perché vorresti giocare sempre, ma così riesce a ottenere buoni risultati. Bisogna riconoscergli questa qualità". 

Sulla timidezza in campo rimproveratagli dai media italiani - "In campo bisogna sapere mostrare le proprie qualità individuali. Questo a me manca. Mio padre me lo dice sempre: metti di più in mostra il tuo valore. Tutti me lo dicono. Per me non c'entra la timidezza, non è il mio carattere: è una cosa che devo superare".  

Sulle difficoltà di imporsi in una squadra del blasone dell'Inter -"Lo spogliatoio è molto buono, ci sono tanti ragazzi. Si parla italiano anche ci sono tanti stranieri. E' molto bello". 

Sulla difficoltà storica nel suo primo anno - "Non riesco a spiegarmele, ma quando guardo alla mia carriera, anche al Siviglia, è successa sempre la stessa cosa. Mi è successo altre volte di essere chiamato prima flop poi top, ci sono abituato. Non sono preoccupato, sono cose che mi sono già capitate". 

Sull'obiettivo Champions - "Tutto il popolo interista vuole vedere l’Inter del 2010, quella che ha vinto la Champions League. Spero che la mia storia qui vada bene, non voglio ritrovarmi a 30 anni dopo aver girato per 15 club, devo provare a restare. Restare fuori dalla Champions League per due anni di fila comincerebbe ad essere troppo, ma quando parli con gente come Stankovic e Zanetti, ti viene voglia di fermarti qui. Lavorano nell’Inter, ti danno consigli. Hanno esperienza e hanno vinto, per cui li ascolti”.

Sulle differenze tra Inter e Monaco - "Le aspettative. All’Inter odiano le sconfitte, lo percepisci. Quando perdi una partita qui, non è la stessa cosa nello spogliatoio, nel rapporto con i tifosi, con l’allenatore e con i dirigenti. Vogliono ritrovare il club che hanno vissuto. Quando le cose non stavano andando bene quest’anno, siamo stati in ritiro per una settimana. Non so se sia la soluzione giusta bloccarci per una settimana, ma si sente chiaramente che la gente è tesa". 

 

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 19 aprile 2016 alle 10:55
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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