L’Inter più brutta e l’Inter più aggressiva e tonica della stagione nell’arco di novanta minuti. Una sorta di sindrome bipolare, una delle varianti nella messa in scena di Dottor Jekyll e Mister Hyde. E se le due personalità vergate da Louis Stevenson si alternavano in scena, allo stesso modo la squadra di Roberto Mancini ha giocato a nascondersi nel primo tempo, per poi uscire vivace e geniale (nella figura di Jovetic) nella ripresa. Il pareggio è la sintesi giusta di un match equilibrato, in cui l’Inter si è lasciata sfuggire i tre punti per una carambola impazzita, degna questa volta della penna di Gabriel Garcia Marquez: la porta di Handanovic sembrava essersi per un attimo tramutata in quella stregata di Aureliano Buendìa, comandante generale diventato famoso per aver preso parte a trentadue rivoluzioni armate e per averle perse tutte e trentadue. Situazioni sfortunate, dunque, che condannano l’Inter alla quarta partita senza vittoria, con il rischio che domani una tra Roma e Fiorentina allunghi, oltre al fatto che Lazio e Napoli hanno la possibilità dell’aggancio ai nerazzurri. La fiumana dei primi posti si fa sempre più intensa e chissà dove i nerazzurri saranno portati dalla corrente al momento della prossima sosta per le Nazionali.
GUARIN E IL NON FINITO - E se c’è un giocatore che incarna alla perfezione la duplice essenza dell’Inter è sicuramente Fredy Guarin: ai limiti dell’irritante nel primo tempo, in un ruolo non suo, quand’è stato rimesso a centrocampo è riuscito a portare brio e dinamismo alla manovra, spaccando in due la partita. Però nei momenti cruciali dell’incontro, il Guaro è mancato: sugli sviluppi del contropiede innescato da una sua percussione di sessanta metri sbaglia la scelta e si intestardisce nel tiro da fuori, ignorando palesemente i compagni meglio piazzati. Così come poco dopo non serve Jovetic al limite dell’area, perde palla e lascia agli avversari spazio di manovra, tradotto in una ripartenza veloce. Non è la prima partita che il colombiano sbaglia le scelte da fare: basti pensare alla partita contro la Sampdoria, quando - solo in area di rigore - si è prodotto in un’improbabile rovesciata piuttosto che controllare il pallone e tirare in modo più semplice. Certo, l'incompiuto è una forma d'arte, e a spiegarcelo è Michelangelo, uno di cui bisognerebbe fidarsi in fatto di gusti estetici, ma quando si gioca a calcio l'unica estetica vincente è quella dei tre punti. E il Guaro si dimostra un folle alternarsi di luce accesa e luce spenta.
LA SQUADRA DI JOVETIC - Nell’inizio del cammin del nostro campionato, la via del gol era smarrita. Questa parafrasi un po’ maccheronica dei versi danteschi può essere un punto di partenza per analizzare lo smarrimento di Mauro Icardi nell’attacco nerazzurro. I numeri sono impietosi: 13 palloni toccati, 60% di passaggi realizzati e appena un tiro verso lo specchio della porta, finito lontanissimo dai guantoni di Sorrentino. Lo sguardo dispiaciuto per sostituzione al 70’ è reso ancora più amaro dal fatto che Adem Ljajic, suo sostituto, in dieci minuti ha toccato più palloni dell’argentino e creato più occasioni, vista la meravigliosa palla filtrante data al grande taglio di Biabiany. Ma soprattutto la sensazione è che la squadra stia diventando di Jovetic, l’uomo che nelle partite in cui ha giocato ha dimostrato di saper fare la differenza. Può creare superiorità numerica, svariare, segnare o mettere in porta un compagno e cambiare la partita semplicemente arretrando. Ma per fare ciò ha bisogno di molti palloni e dei compagni giusti. Icardi non si è ancora abituato a questa situazioni, così come senza esterni di ruolo e centrocampisti dediti esclusivamente alla fase difensiva è difficile sfruttare gli ampi spazi che JoJo lascia quando - dalla sua zolla centrale - rincula e si porta appresso i difensori. Attorno a questi meccanismi si può costruire il cinismo offensivo dell’Inter che già contro il Bologna è chiamato ad una prova di forza.
SOLUZIONI A BOLOGNA - Ecco che in vista di martedì si aprono diverse soluzioni per Roberto Mancini. Sicuramente dopo le sgasate di ieri, condite dall’assist per il gol di Perisic, Jonathan Biabiany reclama una maglia da titolare contro il Bologna. E’ lui il tassello che può permettere alla squadra di passare dal 4-4-2 al 4-2-3-1. L'assenza di Murillo peserà, con il probabile arretramento di Medel vicino a Miranda. Se così fosse, perché non provare a lanciare Brozovic a centrocampo? La sua gamba e i suoi tempi d'inserimento potrebbero essere utili e integrarsi con lo stile di JoJo, di cui si è parlato poco sopra. come potrebbe essere giunto il momento di Adem Ljajic. Il giocatore serbo ha calcato i campi della Serie A con la maglia nerazzurra per circa un’ora di gioco spezzettata in due partite, mentre in Nazionale ha mostrato di avere le qualità giuste per spaccare il match. Visto il big match con la Roma di sabato prossimo, che il Mancio non dia un po’ di riposo a Icardi o Jovetic e lanci l’ex giallorosso? Tutto è possibile. Ma non si può più sbagliare: bisogna vincere.
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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