Potranno anche cambiare i colori che rappresentano, ma la rivalità tra Ranieri e Mourinho sarà sempre la stessa. Ieri il tecnico giallorosso è tornato ad affrontare in Italia il portoghese alla guida di un'altra squadra, dopo l'esperienza in bianconero. E come spesso accade al termine di Inter-Roma, le polemiche abbondano, alimentate anche dalla sfida nella sfida tra i due tecnici. Un mix esplosivo, che rispetto a queanto accaduto in campo non ha disilluso le attese. Nel dopo gara i due tecnici non se le sono mandate a dire e hanno espresso apertamente cosa pensavano del rispettivo avversario. Ad aprire le danze, da bravo padrone di casa, Josè Mourinho, che dopo aver puntato il dito contro la direzione arbitrale di Rocchi (colpevole di aver fischiato troppo impedendo lo svolgimento del gioco, e di aver agevolato la Roma dando appena 3 minuti di recupero nella ripresa), si è così espresso sulla prestazione dei capitolini, giudicandola difensivista: "È vero, la Roma aveva un giorno di riposo in meno, ma ha giocato in casa, non ha viaggiato come noi, e ha giocato in una competizione meno impegnativa della Champions e non ha disputato una partita epica come noi, che fuori dalla competizione abbiamo ribaltato il risultato negli ultimi minuti. Ranieri piange sempre...".

Il buon Ranieri, stavolta, ha messo da parte il suo proverbiale aplomb e ha risposto al collega di mille duelli dentro e soprattutto fuori dal campo: "Stasera ho contato 26 falli loro, mentre noi ne abbiamo fatti 13. A ogni nostra azione, sistematicamente veniva fatto fallo. L'Inter è una squadra fisica e ha giocato contro una formazione che giocava a calcio. Mi sorprende quindi che Mourinho si sia lamentato dell'arbitro. Non c'è più religione... Lui è grande perché sa rivoltare ogni situazione a proprio vantaggio. In Italia sta facendo bene e richiama l'attenzione. Ben vengano tutti coloro che pubblicizzano il calcio, perché io amo questo sport. Ogni tanto poi c'è un pò di sale: mi dice che ho 70 anni e che ho vinto solo una coppetta. In realtà ne ho vinte quattro, una quando lui faceva il secondo al Barcellona, periodo in cui gli ho segnato 12 gol in 3 partite alla guida del Valencia...". Insomma, nulla di nuovo sotto il sole. I due, in periodi di calma, si inviano segnali di rispetto, ma quando c'è da discutere a caldo, magari dopo una partita intensa come questa, emerge il loro animus pugnandi dialettico, una goduria per media e spettatori...

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 09 novembre 2009 alle 11:24
Autore: Fabio Costantino
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