Intervista lunga alla Gazzetta dello Sport per Stefano Sensi, che spiega la scelta di andare in prestito alla Samp e non dimentica l'Inter.
La data del 28 settembre 2019 le ricorda qualcosa?
«È il giorno del mio ultimo gol in Serie A, proprio a Marassi, contro la Samp. Vinse l’Inter per tre a uno, io segnai con un tiro da fuori toccato da Sanchez. Restammo in dieci nella ripresa proprio per la sua espulsione. Lì si è chiuso un cerchio. Speriamo di riaprirlo adesso. Che sia un segno del destino? Chissà».
Sensi raccomandato dal c.t. azzurro? Possiamo dire che Roberto Mancini ha avuto un peso nella scelta di venire a Genova?
«Diciamo che mister Mancini mi ha dato quella spinta in più. Io già volevo fortemente venire qui, per una questione di rilancio personale e del prestigio della società. Certo, le parole del c.t. mi hanno fatto molto piacere, sono state positive. Lui qui ha fatto la storia e ciò è stato un stimolo in più per venire qui».
Neppure quel suo destro potente contro l’Empoli a San Siro, decisivo per portare l’Inter ai quarti di finale di coppa Italia l’ha fatta vacillare nella sua scelta?
«No, affatto. Non ha cambiato nulla, nel senso che sono entrato in campo facendo quello che dovevo. Sono un professionista, era un mio dovere, ma mi ha fatto piacere perché comunque io all’Inter sono stato veramente bene. E parlo di compagni, società e tifosi. Mi hanno trattato tutti alla grande, quindi fare un gol decisivo è stato bello. Tuttavia, il mio pensiero non è cambiato, perché già volevo venire qui. Il contatto era stato avviato la settimana precedente».
Quali sono oggi le sue condizioni?
«Mi sento molto bene da tempo. Sappiamo tutti quello che ho passato, non è stato facile, ma mi è servito per crescere, per migliorare e dare anche molta più importanza alla prevenzione e a rinforzarmi sul piano fisico».
Quanto hanno inciso gli infortuni nell’esperienza all’Inter in cui lei era approdato con grandi aspettative?
«Non credo sia stata sfortuna. Chiaramente ogni giocatore vorrebbe giocare sempre e stare bene, ma fa parte anche del nostro lavoro. Sono stati due anni molto difficili, ma sono anche serviti, ho capito come mi devo comportare per arrivare in forma alla domenica».
Che effetto fa sapere che da giugno in poi il suo futuro è tutto da scrivere?
«È uno stimolo, non mi voglio porre limiti. Sono arrivato in prestito secco, ma questo non mi deve deconcentrare né dal percorso personale né da quello della squadra».
Per un attimo, torni con la testa all’Inter. Dopo il mercato, crede che i rapporti di forza in testa siano cambiati?
«La Juventus con gli acquisti di Vlahovic e Zakaria ha fatto buon colpi, ma sinceramente penso che l’Inter sia ancora sopra tutti. Ci ho giocato, conosco i compagni: prima che ottimi calciatori sono grandi uomini, e quando entri in campo questo fa la differenza. E poi sono arrivati Gosens e Caicedo, ottimi colpi...».
La data del 28 settembre 2019 le ricorda qualcosa?
«È il giorno del mio ultimo gol in Serie A, proprio a Marassi, contro la Samp. Vinse l’Inter per tre a uno, io segnai con un tiro da fuori toccato da Sanchez. Restammo in dieci nella ripresa proprio per la sua espulsione. Lì si è chiuso un cerchio. Speriamo di riaprirlo adesso. Che sia un segno del destino? Chissà».
Sensi raccomandato dal c.t. azzurro? Possiamo dire che Roberto Mancini ha avuto un peso nella scelta di venire a Genova?
«Diciamo che mister Mancini mi ha dato quella spinta in più. Io già volevo fortemente venire qui, per una questione di rilancio personale e del prestigio della società. Certo, le parole del c.t. mi hanno fatto molto piacere, sono state positive. Lui qui ha fatto la storia e ciò è stato un stimolo in più per venire qui».
Neppure quel suo destro potente contro l’Empoli a San Siro, decisivo per portare l’Inter ai quarti di finale di coppa Italia l’ha fatta vacillare nella sua scelta?
«No, affatto. Non ha cambiato nulla, nel senso che sono entrato in campo facendo quello che dovevo. Sono un professionista, era un mio dovere, ma mi ha fatto piacere perché comunque io all’Inter sono stato veramente bene. E parlo di compagni, società e tifosi. Mi hanno trattato tutti alla grande, quindi fare un gol decisivo è stato bello. Tuttavia, il mio pensiero non è cambiato, perché già volevo venire qui. Il contatto era stato avviato la settimana precedente».
Quali sono oggi le sue condizioni?
«Mi sento molto bene da tempo. Sappiamo tutti quello che ho passato, non è stato facile, ma mi è servito per crescere, per migliorare e dare anche molta più importanza alla prevenzione e a rinforzarmi sul piano fisico».
Quanto hanno inciso gli infortuni nell’esperienza all’Inter in cui lei era approdato con grandi aspettative?
«Non credo sia stata sfortuna. Chiaramente ogni giocatore vorrebbe giocare sempre e stare bene, ma fa parte anche del nostro lavoro. Sono stati due anni molto difficili, ma sono anche serviti, ho capito come mi devo comportare per arrivare in forma alla domenica».
Che effetto fa sapere che da giugno in poi il suo futuro è tutto da scrivere?
«È uno stimolo, non mi voglio porre limiti. Sono arrivato in prestito secco, ma questo non mi deve deconcentrare né dal percorso personale né da quello della squadra».
Per un attimo, torni con la testa all’Inter. Dopo il mercato, crede che i rapporti di forza in testa siano cambiati?
«La Juventus con gli acquisti di Vlahovic e Zakaria ha fatto buon colpi, ma sinceramente penso che l’Inter sia ancora sopra tutti. Ci ho giocato, conosco i compagni: prima che ottimi calciatori sono grandi uomini, e quando entri in campo questo fa la differenza. E poi sono arrivati Gosens e Caicedo, ottimi colpi...».
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