Beppe Bergomi non ha dubbi: il derby d'Italia è una specie di sfida a eliminazione diretta nella corsa scudetto: "Chi non vince domenica tra Juve e Inter è fuori - dice convinto lo Zio a Gazzetta.it -. La squadra di Allegri perché è più indietro in classifica e se supera l’Inter poi può vincerle tutte. Ha un calendario favorevole, con Lazio e Fiorentina alla fine, ma forse non più decisive per le avversarie. Inzaghi non può sbagliare non soltanto perché il Milan lunedì supererà il Bologna, ma soprattutto perché ha bisogno di ritrovare delle certezze. Non gioca più con la leggerezza di novembre e dicembre, quando portava sei-sette uomini nell’area avversaria, esprimendo un calcio quasi ingiocabile per le altre. Nel ritorno ha fatto pochi punti, con poche prestazioni all’altezza. Ha bisogno di vincere a Torino soprattutto a livello psicologico".

Nel girone di ritorno, l'Inter ha decisamente perso strada in vetta, una cosa che non ha sorpreso il campione del mondo 1982: "Se ad agosto mi avessero detto che a fine marzo l’Inter sarebbe stata a 3 punti potenziali dalla vetta non ci avrei creduto. Poi è vero che nella prima metà della stagione ha iper performato e giocato il calcio più bello in assoluto, prendendo un buon vantaggio. Il calendario di gennaio-febbraio poi l’ha mandata in difficoltà. E nel frattempo la Juve col mercato invernale ha svoltato".

Alla lunga, secondo Bergomi, si è sentita la mancanza di Lukaku: "In Italia è stato il migliore. Continuo a pensare che con lui l’Inter sarebbe un’altra squadra. Con tutto il rispetto per Dzeko e gli altri, Lukaku impatta perfettamente sul nostro campionato per intensità, potenza, velocità e leadership. Aveva in mano quell’Inter. Se ci fossero le condizioni, lo riporterei assolutamente a Milano. Inzaghi mi ha confessato che, anche solo per quei dieci giorni in cui lo ha avuto ad Appiano a inizio ritiro, non aveva mai allenato un attaccante così forte".

Sicuramente, anche l'addio di Conte ha pesato nello spogliatoio: "La squadra rispecchia sempre l’allenatore, nel bene e nel male. Simone ha un approccio diverso con i giocatori, predilige il dialogo. Non cerca di farseli amici, perché ha la sua bella personalità, però in un posto come l’Inter dove, come diceva il Trap, quando le cose non vanno bene finisci in una centrifuga, un po’ di esperienza in più servirebbe. Senza dimenticare che anche in rosa vedo tanti bravi ragazzi, ma forse manca un po’ di leadership. L’Inter storicamente poi ha vinto col carisma dell’allenatore, penso a Bersellini, Trap, Mancini, Mourinho, Conte. Inzaghi ha carattere, ma lo esprime in modo diverso da quelli appena citati. L’unico appunto che potrei muovere nei suoi confronti è che nemmeno quando ha perso Brozovic, attorno a cui gira tutto il gioco, ha pensato a una mossa diversa. Per il resto sta solo pagando l’avere fatto troppo bene all’inizio. Alcuni approcci sbagliati? Credo sia più una questione di gioco dispendioso, col baricentro sempre alto. L’anno scorso a un certo punto Conte ha detto ‘abbasso la linea di 20 metri, non prendo più gol e vinco le partite". 

Sezione: Focus / Data: Gio 31 marzo 2022 alle 13:10
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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