Il calcio è uno sport per depravati sessuali. Nonostante l'opinione di Umberto Eco non ci sentiamo di prendere alla lettera il messaggio di Felipe Melo, che seguendo il consiglio delicato dei suoi tifosi ha promesso che la squadra tirerà fuori... la grinta. L'Inter si avvia alla sfida contro la Juve nel migliore dei modi peggiori possibile. Dopo essere stata a lungo in testa (ma sempre in zona retrocessione nella classifica del bel gioco) e aver perso primo, secondo, terzo e quarto posto, oggi quinta e minacciata perfino dal Milan di Mihajlovic, bistrattato all'inizio quando i cavalli vincenti correvano al piccolo trotto e il serbo non aveva ancora trovato la giusta collocazione a Balotelli: Liverpool.

Fondamentale come si è detto il ritorno alla vittoria per mantenersi agganciati all'ultimo treno per l'Europa che conta. L'impressione è però che a quest'Inter allo Juventus Stadium le... la grinta potrebbe non bastare. Anzi, l'obbligo dei tre punti può trasformarsi in un macigno messo sulle spalle degli stessi giocatori, già apparsi intimoriti nei primi minuti delle ultime due sfide contro Fiorentina e Samp. Gare dove la posta in palio era altissima e continuerà ad esserlo anche nei prossimi match. Partendo proprio da Torino, in un confronto che vista la situazione delle due squadre e il precedente in Coppa Italia sembrerebbe avere un esito scontato. Per questo contro la Juve bisognerà mettere in campo piuttosto anima e prestazione da vera Inter, con l'unico obbligo di onorare la stagione e riappacificarsi col popolo nerazzurro, che dal sogno scudetto sbandierato fino a dicembre si ritrova oggi appigliato alle già flebili speranze del ritorno in Champions. Sarà assente Brozovic perché ammonito (era diffidato) sabato contro la Samp. Stessa sorte sarebbe toccata a Bonucci dopo l'entrata su Destro se Irrati avesse estratto un giallo assolutamente inesistente. Nel senso che l'arbitro il cartellino non l'ha proprio trovato nel taschino, non si spiega altrimenti la mancanza di un'ammonizione solare.

Non basterà comunque tirare fuori le... la grinta se in campo scenderà la stessa squadra che ha rischiato di capitolare in casa contro la disastrata Samp e che per trovare il gol deve aspettare i regali dei suoi avversari. La Juve non ne concede. A quest'Inter servirebbe un undici che purtroppo non ha. Si sente la mancanza di un tessitore in un centrocampo di soli macchinisti, mentre dalle fasce faticano ad arrivare palloni giocabili in mezzo all'area. Una volta sarebbe bastato un Fenomeno che con la palla incollata al piede costruiva e finalizzava in un sussulto continuo dello stadio. Quello stesso stadio che sabato lo ha ingiuriato perché reo di aver vestito la casacca rossonera ed esultato, un po' come Icardi, nel derby poi ribaltato da Cruz e Ibra, che irrideva l'ex Pallone d'Oro all'intervallo, e reso ancor più celebre dal gesto dell'ombrello di Moratti (Ronie però lo ha perdonato). Un trattamento certo indecoroso per il più forte centravanti di tutti i tempi, ma al cuore del tifoso ferito non si comanda. Per entrare nell'Olimpo del calcio bastano trionfi e trofei, per fare parte della memoria di un club è richiesta invece imprescindibilmente l'assoluta dedizione a quella maglia e alla storia che essa rappresenta. Il tradimento di Ronaldo ne ha marchiato la carriera e ha inevitabilmente infranto il suo legame con la parte più calda e passionale del tifo interista. E anche un Fenomeno può non avere delle giustificazioni.

"La saggezza non sta nel distruggere gli idoli, sta nel non crearne mai."
("Sette anni di desiderio", Umberto Eco)

Sezione: Editoriale / Data: Mar 23 febbraio 2016 alle 00:00
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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