La storia dell'Inter è sempre stata caratterizzata dai grandi portieri. Per quanto mi riguarda, la mia vita nerazzurra inizia con Giuliano Sarti, il guardiano della “Grande Inter”. Poi abbiamo applaudito Lido Vieri e Ivano Bordon. A seguire Walter Zenga, deltaplano come lo etichettò il grande Gianni Brera. Milanese doc, tifoso di curva e poi gran portiere della squadra del cuore, e quindi da subito idolo incontrastato del popolo bauscia. Il suo addio all'Inter, dopo la splendida prestazione sfoderata a San Siro contro il Salisburgo nella finale di ritorno della Coppa Uefa vinta nel 1994, rappresentò, per il sottoscritto, una autentica mazzata. Per fortuna la tradizione è stata rispettata ingaggiando un altro grande come Gianluca Pagliuca con Sebastian Frey ottimo dodicesimo e potenziale titolare. Poi è iniziata l'era di Francesco Toldo, detto Toldone, pilastro anche della Nazionale italiana che arrivò ad un passo dalla vittoria a Euro 2000. La fine della carriera nerazzurra di Toldo, coincide con l'inizio di quella di Julio Cesar. Un vero fenomeno il brasiliano, vincitore di ben cinque scudetti consecutivi ed eroe del Triplete, che anche grazie ad una sua splendida parata su un tiro assassino di Leo Messi a Barcellona, potè essere centrato.

Dal 2012 il portiere dell'Inter si chiama Samir Handanovic che da due anni è anche il capitano della squadra. Lo sloveno ha avuto la sfortuna di arrivare nel periodo post Triplete cartterizzato da un brusco ridimensionamento del club, passando anche per due cambi di proprietà. Fatto sta che Handanovic all' Inter non ha ancora vinto nulla e non certo per colpa sua. Tecnicamente lo ritengo il meno dotato dei grandi portieri che hanno vestito la maglia nerazzurra, ma di grande portiere si tratta. Non brilla in uscita, ma, fino alla scorsa stagione, era assoluta garanzia tra i pali. Alcune parate hanno sfidato le leggi della fisica, ne ricordo una a Bergamo nel 2016 contro l'Atalanta su botta di Cigarini da distanza ravvicinata.

Quest'anno, l'anno che potrebbe finalmente vedere l'Inter trionfare in campionato dopo undici lunghissimi anni, il trentasettenne sloveno sta disputando un stagione molto contraddittoria. Alcune parate hanno regalato punti preziosi. In casa con Napoli e Atalanta e nel derby di ritorno, Samir è stato decisivo per le tre vittorie conseguite. Purtroppo si devono registrare anche grossolani errori che hanno impedito ai nerazzurri di vincere, come a La Spezia e in parte a Napoli o hanno reso più faticoso il successo, come a Verona. In semifinale di Coppa Italia, il pasticcio in coabitazione con Bastoni ha indirizzato la qualificazione in finale a favore della Juventus. 

Detto questo, Samir Handanovic è l'incontrastato portiere titolare della squadra che sta dominando il campionato con dieci punti di vantaggio sulla seconda a sei giornate dalla fine. Ed è difficile pensare che senza portiere, come molti tifosi nerazzurri stanno scrivendo da un po' di tempo sui social, una squadra possa avere un rendimento così elevato. Al netto degli errori e delle legittime critiche, che però non devono mai trasformarsi in insulto, Handanovic è comunque uomo spogliatoio, rispettato dai compagni e dagli allenatori. Ride poco, a volte sembra una sfinge, ma si sente, si capta che muoia dalla voglia di vincere con la maglia dell'Inter. E ora che, tocchiamo ferro, sta per riuscirci, merita il giusto rispetto che lui concede agli altri. E sono pronto a scommettere che, quel giorno, sarà tra i più scatenati durante gli eventuali festeggiamenti.

Mancano otto punti allo scudetto. La banda di Antonio Conte ha rallentato un po' con due pareggi consecutivi dopo undici vittorie, ma la gara interna con il Verona capita a proposito per tornare a cercare di conquistare tre punti che, come dice il mister, ora valgono sei. La bufera Superlega, che vedeva l'Inter coinvolta, si è fortunatamente trasformata in nuvolaglia, ma è servita per capire che, prima possibile, come già scritto di recente, la proprietà dovrà fare chiarezza su possibilità e ambizioni per il futuro. Perché è giusto pensare al presente che profuma di Tricolore, ma perdere Antonio Conte, Giuseppe Marotta e Lele Oriali sarebbe imperdonabile. Gente che all'Inter ci sta bene e vorrebbe aprire un ciclo. Si vince con i migliori. E vincere, aiuta anche a sistemare i conti.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 24 aprile 2021 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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