Neanche il tempo di illuderci per le due vittorie consecutive, che torniamo a brancolare nel buio. A Roma ci tocca registrare l’ennesima magra figura di un’Inter senza personalità e priva di una qualsivoglia identità. Facile puntare il dito, ma se guardiamo l’undici sceso in campo e quello che a un certo punto si è visto nella ripresa non è così irragionevole un esito talmente punitivo. In pratica senza attaccanti, perché oggi Pandev è tutto fuorché un bomber di razza, la squadra ha palesato le solite amnesie che hanno consentito a una Lazio ‘normale’ di far festa con il minimo indispensabile. Già, perché contro questo gruppo, o almeno quello che rimane della rosa di inizio stagione, è fin troppo facile esaltarsi per l'avversario di turno. L'Inter di oggi è una squadra di metà classifica, nulla più. A parte qualche campione, in pratica giocano elementi che nelle previsioni avrebbero dovuto scaldare la panchina salvo qualche scampolo di soddisfazione durante la stagione. Invece costoro sono i protagonisti della squadra campione d’Europa, lontanissima parente del rullo compressore che fino a maggio non faceva neanche prigionieri.

Castellazzi, Natalino, Cordoba, Muntari, Biabiany, Alibec, lo stesso Pandev non avrebbero mai sperato di essere chiamati in causa quest’anno con tanta regolarità. Poi, i titolari come Cambiasso, Stankovic e Sneijder non sono in condizione tale da fornire il contributo che normalmente ci si aspetterebbe da loro. Inevitabile che in un contesto del genere Benitez debba rassegnarsi a raccogliere quello che trova per strada, ma si tratta solo di briciole e nulla più. Pura illusione, questa l’etichetta che le vittorie su Twente e Parma oggi si meritano. La striscia di vittorie auspicata da Rafa si è subito interrotta, e siccome lui non è Harry Potter non ha una bacchetta magica per cambiare un trend demoralizzante.

La sfiga, che sembrava averci finalmente abbandonati, è tornata prepotentemente a fare la voce grossa, mandando in gol Biava con un rimpallo; bloccando nuovamente Stankovic, il più pericoloso tra i nerazzurri in zona offensiva; favorendo, con un errore del baby Natalino, il 2-0 di Zarate; spedendo addosso a Muslera la zampata finale di Cordoba; impedendo, infine, a Sneijder di trovare un gol liberatorio quanto inutile, opponendo la traversa. Insomma, se la giuria accettasse una giustificazione, si potrebbe serenamente pescare dal mazzo per estrarne una legittima. Ma purtroppo le giustificazioni, così come il semplice impegno, non si traducono in punti e la classifica parla da sola. Lo scudetto è sempre più lontano, così come la luce fuori dal tunnel. Pretestuoso pretendere che undici giocatori racimolati qua e là riescano a produrre un gioco accettabile per dire la propria nel massimo campionato. Molti sono alle prime esperienze, altri non sono fisicamente all’altezza di un torneo logorante e rognoso come il campionato italiano. L’esperienza sembra proprio l’unico appiglio cui affidare il proprio destino, visto che la fortuna non è amica.

Siamo alle solite, criticare adesso sarebbe come sparare sulla croce rossa, ma far finta che la situazione non sia rimediabile e vada accettata così com’è non è una scelta che un tifoso interista può tollerare. Viene da chiedersi, dopo l’ennesima figuraccia e la terza sconfitta nelle ultime quattro partite in campionato, dove vogliamo andare con questa squadra… Insomma, se l’anno scorso, sarcasticamente, ‘Oh Nooo’ lo hanno urlato i tifosi biancocelesti, stavolta è il nostro turno. Ma rispetto al precedente, non sono entrambe a gioire per il risultato finale. Conclusione dedicata alla strategia da adottare d'ora in avanti, fino alla sosta: resistere, stringendo i denti e cercando di raccogliere il più possibile. E, se possibile, farsi levare il malocchio...

Sezione: Editoriale / Data: Sab 04 dicembre 2010 alle 00:01
Autore: Fabio Costantino
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