La vittoria con l’Udinese, il calendario più semplice in vista,  insieme all’imminente cambio di presidenza e i sogni di mercato che i giornali raccontano basandosi su tweet e fantasie, hanno stimolato il sensore di ottimismo del tifo nerazzurro. Fortunatamente non va più di moda criticare. Mazzarri è bravo, i giocatori sono ottimi e Thohir sembra promettente.  

Che l’Inter sia quarta e che abbia delle buone prospettive è un fatto ma più nel dettaglio è importante capire perché le cose vanno meglio di qualche mese fa. Se non si ragiona sui motivi che portano una squadra a rendere di più invece che arrovellarsi solo sulle ragioni della crisi di turno si finisce con l’essere noiosi e petulanti. La maggior parte di voi pare sia convinta che il motivo sia imputabile soprattutto al cambio di allenatore. La squadra si muove con armonia e tutti sanno cosa devono fare. Inoltre Alvarez e Jonathan sono stati capiti e rilanciati sempre da Mazzarri. 

Lo condivido in parte. Se tutte le semplificazioni del passato, più o meno remoto, vanno a sbattere sempre sulle incapacità degli allenatori che passano e sui giocatori che non sono da Inter è evidente l’aridità dell’argomentazione. Non è così semplice. Vi faccio un esempio. Alcuni degli allenatori liquidati dai tifosi come incapaci stanno dimostrando che tali non sono e non lo erano affatto. Benitez sta facendo un ottimo lavoro alla prima stagione al Napoli e lo scorso anno ha vinto l’Europa League col Chelsea. Gasperini è tornato al Genoa e sta ottenendo risultati importanti, Ranieri allena il Monaco e dopo averlo potato in Ligue 1 ora è terzo. Questi allenatori, unitamente a Leonardo e Stramaccioni, hanno trovato un ambiente anomalo, in divenire, pieno di situazioni contraddittorie. Poi ognuno di loro ha sbagliato qualcosa. Ma quando 5 allenatori (5!) falliscono nel poco tempo che l’ambiente gli lascia a disposizione la responsabilità è sempre più della società. 

Specie nel caso di Stramaccioni di cui adesso non è ancora possibile parlare perché il solo nome riporta alla caccia alle streghe. Più avanti magari. Quello che voglio dire è che se una società esonera  4 allenatori e uno se ne va di sua volontà, nell’arco di 36 mesi la colpa non può essere soprattutto loro. Prendo un altro esempio: Alvarez. Si è cristallizzata la convinzione secondo la quale lo scorso anno fosse un giocatore mediocre e quest’anno invece un signor centrocampista. Ma lo scorso anno l’argentino veniva da una serie di infortuni, (operato al ginocchio nel dicembre 2012, risentimento muscolare nel 2013 e distorsione due mesi dopo) e quando ha trovato continuità la squadra era decimata e in balia degli eventi.

Giocare in quella formazione che aveva sempre gli stessi undici perché priva di alternative e costringere l’argentino a lanciare Rocchi (!), a cambiare sempre posizione per necessità lo destabilizzava. Come oggi è destabilizzato Kovacic per lo stesso motivo. Si tratta di due splendidi giocatori ma ci si limita sempre a giudicare in modo sommario e sottovalutando tutti gli aspetti che concorrono a mortificare il lavoro di un allenatore e il talento di un giocatore. 
Molti di voi sarebbero stupiti nel controllare le pagelle di Alvarez la scorsa stagione. C’erano gare in cui non entrava in partita e diverse in cui risultava il migliore in campo. Ma nessuno lo notava perché l’Inter perdeva, dunque erano tutti brocchi. Soprattutto lui. Nel difenderlo molti mi davano dell’incompetente anche pubblicamente. Io chiedo invece che la gente ragioni con meno pancia prima di esprimere giudizi tanto trancianti. 

Oggi l’Inter ha un allenatore preparato che mi auguro resti almeno 3 anni, crei continuità e riesca a diventare un vincente. Ha dei giocatori più solidi mentalmente e un nuovo presidente con idee che sembrano chiare. Ma la storia insegna che non costruisci alcun futuro se non hai capito il tuo passato.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 09 novembre 2013 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo
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