Milano tappezzata di striscioni con la scritta "ZHANG VATTENE" e mai un consiglio o un messaggio di incitamento per la squadra e per Simone Inzaghi (esempi suggeriti: "FAI GIOCARE ONANA", "DE VRIJ SVEGLIA"...). Il tecnico è impegnato in questi giorni ad Appiano Gentile a studiare le soluzioni per il recupero psico-fisico della sua Inter in compagnia di quei pochi calciatori rimasti alla Pinetina, mentre altre pedine fondamentali sono in giro per il mondo ma non dimenticano, come Dumfries, che a Milano c'è una "situazione fastidiosa da cambiare quanto prima". Proprio pochi giorni prima degli inviti rivolti dalla Curva al presidente c'era stata stata una presa di posizione a difesa quasi totale del tecnico, più di reprimenda verso la squadra, in quanto "la realtà è molto più complessa di uno sbrigativo Inzaghi-out", quindi abbastanza semplice da poter essere liquidata con il nuovo slogan "Zhang vattene". A cui si è giunti dopo la riunione plenaria andata in scena la sera prima al Baretto.

Tra chi vuole la testa dell'allenatore e chi quella del suo capo, il mondo nerazzurro è troppo piccolo per entrambi e solo l'addio di uno o dell'altro aiuterebbe l'Inter a uscire dal buco nero in cui si è cacciata. Cosa c'è sotto gli attacchi al presidente? Un'offerta da un 1.199.999.999 euro rifiutata? Un accordo già raggiunto per dare Skriniar a gennaio al PSG? Non lo sapremo mai e, in ogni caso, non ce lo dicono. Ovviamente l'aria che si respira non è di quelle più serene, perciò toccherà anche stavolta al tecnico e ai suoi riuscire a isolarsi nel tentativo di rimettere il campionato in carreggiata, facendo parlare solo il campo. E magari mandando segnali un po' diversi all'ambiente che non siano i cambi al 30' o le reazioni di rabbia in panchina. In attesa dei rientri dei nazionali (gli argentini torneranno come al solito per ultimi, con il rischio che Correa non perda l'aereo), ad Appiano sono rimasti tra gli altri i due reduci dagli infortuni Calhanoglu e Lukaku, quest'ultimo sceso in campo l'ultima volta un mese fa contro la Lazio e finalmente pronto a dare un motivo in più di preoccupazione alle difese avversarie. Può essere Big Rom il motore della riscossa? No, se analizziamo le prove di inizio stagione, anche se si spera che quella vista nelle prime sette giornate non sia ancora la vera Inter e che nei primi tre turni sia sceso in campo il gemello dell'attaccante belga, quello a cui piaceva Londra.

Un'Inter virtuale e dunque non reale, usando le parole di Allegri, dalla Cremonese all'Udinese, dato che il gigante con il numero 90 sulle spalle era stato il colpo copertina dell'estate nerazzurra, mentre sulla fascia sinistra è sempre mancato il titolare, nel senso che al momento non esiste un padrone della corsia mancina. Chi l'avrebbe detto che l'addio di Perisic avrebbe battuto quelli di Hakimi, Conte e l'arrivederci di Lukaku? Altro obiettivo che deve porsi Inzaghi in vista della prossima sfida contro la Roma: limitare l'astensionismo in termini di supporto alla squadra e i cali di concentrazione. Le cinque ammonizioni di Brozovic il cattivo sono infatti a volte correlate pure ai tentativi di rappezzare i buchi lasciati dai compagni, mentre Marcelo, che tra le altre cose ha anche raccolto due gol e una media di precisione nei passaggi oltre il 94%, è sempre stato l'ultimo a tentare di salvare la barca. In qualunque modo. Dando per scontato che sabato alle 18 a San Siro Inzaghi si affiderà al solito 3-5-2, l'Inter brozocentrica ma senza Brozovic, squalificato e out per almeno quattro settimane causa infortunio rimediato con la Croazia, avrà in Asllani il suo nuovo regista, la rivelazione del precampionato interista che, nonostante le panchine, eppur si muove: 24' giocati in campionato e 6' in Champions, aspettando il suo momento da predestinato, essendo tifoso interista sin da bambino con un solo gol in A siglato proprio l'anno scorso ai nerazzurri. Kristjan, tocca a te.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 26 settembre 2022 alle 00:01
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DanieleAlfieri7
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