A pensarci bene, era la soluzione più assurda quanto più scontata. Dire addio al calcio, ai soldi, alla fama a 27 anni significa proprio cambiare vita, perché quella vissuta finora non è la migliore per sé stessi. Adriano ha detto basta, non lo vedremo più con la maglia dell'Inter, non lo vedremo più ad Appiano Gentile ad allenarsi, forse neanche nei locali della Milano "in". Che non si trattasse del solito capriccio è parso evidente immediatamente. Sparire dal mondo in modo così repentino, senza lasciare alcuna traccia, tanto da far maturare le più disparate ipotesi sul suo destino, non è mai stato tipico del ragazzo. Un ritardo, qualche bicchiere di troppo, una festina dai toni esagerati, erano queste le "marachelle" di Adriano, che facevano imbestialire tutti in via Durini, ma che poi si concludevano con una multa o una pacca sulle spalle di un ragazzo con poco equilibrio umano.

Stavolta è diverso, nessuna multa o pacca sulle spalle risolverà il problema. Anzi, c'è bisogno di un aiuto serio, professionale, anche se Adriano non sembra affatto intenzionato a rinchiudersi tra ble mura di una clinica specializzata contro le malattie depressive. Forse bisogna dargli fiducia quando dice che la sua cura è la famiglia, il Brasile, la sua gente. Anche perché, a questo punto, lui ha scelto di andare avanti da solo per la sua strada, rinunciando persino ai soldi. Stona particolarmente, oggi, pensare che fino a poche settimane fa la società nerazzurra e Gilmar Rinaldi discutessero sulle cifre del rinnovo del contratto, in scadenza nel 2010. L'Inter non voleva perdere l'attaccante a parametro zero, Rinaldi voleva invece lasciarsi aperta qualche altra porta per il futuro del giocatore. La contesa l'ha risolta proprio Adriano, ponendo fine al gioco e lasciando tutti esterrefatti. L'Inter perde un suo patrimonio calcistico, seppur in netta svalutazione negli ultimi anni. Il Brasile prde uno dei suoi idoli e dovrà farne a meno in Sudafrica. La ribaltà non gli interessa più, il mondiale è una mera banalità allo stato attuale. La coppa del mondo di Adriano oggi è la tranquillità, la serenità di stare con le persone di cui sa di potersi fidare.

In tutta questa vicenda, sorprende che ra le tante verità espresse da ogni parte del globo terracqueo l'unica reale sia quella di Joanna Machado, la sua ex. Diceva la verità quando sosteneva che Adriano aveva perso la voglia di giocare, che il pallone non gli piaceva più. E oggi, dopo la conferenza di Rio de Janeiro, quelle parole riecheggiano beffarde. Nella mente dei tifosi nerazzurri, adesso, rimarranno molti ricordi di questo attaccante, che solo tre anni fa sembrava il futuro dell'Inter, con i suoi gol, le sue discese, i suoi missili dalla distanza che terrorizzavano i portieri di tutto il pianeta. Un fenomeno, l'Imperatore, la grande stella del calcio mondiale. Oggi la stella ha smesso definitivamente di brillare, dopo essere diventata pallida e quasi impercettibile. Oggi non resta che un giovane di 27 anni spaventato, preoccupato per il suo futuro di essere umano, non di calciatore. Una decisione di certo sofferta, quella presa da Adriano, che va rispettata fino in fondo. E anche se ai tifosi nerazzurri non interesserà più di tanto, l'augurio è che il giocatore possa ritornare tale, un giorno, smaltito questo malessere che lo attanaglia da sin troppo tempo. Non importa con quale maglia, basta che ritorni. E se non lo facesse, che almeno viva la sua vita in modo trasparente, senza eccessi, circondandosi di amici veri. Si può essere imperatori anche senza prendere a calci un pallone. In bocca al lupo, caro Adri...

Sezione: Editoriale / Data: Ven 10 aprile 2009 alle 08:54
Autore: Fabio Costantino
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