Oggi che persino i giornali ne hanno scritto e lo hanno sdoganato dal contesto social, democratico sì ma sempre degno della massima diffidenza, l'argomento #savekovacic richiederebbe una più approfondita valutazione. Non semplice, in quanto carico di migliaia di sfaccettature differenti che inevitabilmente lo pongono a un livello tale da coinvolgere una platea vastissima. Platea che, da quanto scorgo tra e-mail inviate alla redazione e puntualmente pubblicate, nonché dai post sui social network, sembra aver trovato un punto d'incontro.
La stragrande maggioranza dei tifosi interisti, solitamente conflittuale nelle valutazioni in materia nerazzurra, si è esposta quasi all'unanimità: Mateo Kovacic non si vende. Una presa di posizione che ricorda molto il fallito scambio Vucinic-Guarin, che portò addirittura la gente sotto la sede per contestare e che, nelle intenzioni di molti sostenitori, dovrebbe a sortire lo stesso epilogo. Ci troviamo di fronte all'evoluzione di un concetto già in crescita nelle ultime settimane: si è passati da “La società Inter è incompetente” a “La società Inter è incompetente perché vende Kovacic” fino a “La società Inter è incompetente perché vende Kovacic per pochi spiccioli”. Chiaro che il malumore cresca di pari passo con l'evoluzione sopra citata, interpretata come una sorta di tradimento da parte di chi, tempo addietro, aveva promesso di proteggere i propri giovani.
Parto dal presupposto: salvo smentite che tardano ad arrivare o sono fasulle (c'è chi ha creduto alle parole di Fassone sui social...), il croato potrebbe davvero essere ceduto al Liverpool in cambio di 25 milioni o qualcosa del genere. Una cifra che evidentemente non soddisferebbe ma accontenterebbe la dirigenza nerazzurra, alla ricerca di liquidità da reinvestire sul mercato per rinforzare una rosa attualmente inadatta alle aspettative create negli ultimi mesi. Dei tre candidati al sacrificio è rimasto proprio il numero 10, in questa sorta di gioco della sedia in cui tutti hanno trovato posto all'interruzione della musica tranne lui. Come sempre, a costo di risultare impopolare (e so che succederà), provo ad andare oltre l'impatto emotivo di una simile operazione di mercato.
Credo che la cifra che otterrà l'Inter non sia sufficiente, si poteva andare oltre ma non per il valore assoluto di Mateo, per oggi solo un progetto di campione (e la parola 'progetto' in casa Inter è vuota di significati). Considerando che Paulo Dybala, alla prima stagione ad alto livello, va via per 40 milioni e un Imbula qualsiasi (che dovrebbe resuscitare l'Inter grazie ai suoi poteri paranormali) viene valutato 20, un classe '94 nazionale croato come Kovacic poteva sforare serenamente e di gran lunga il tetto dei 30 milioni. Dopo tutto, se Pogba vale l'intero Pil italiano, forse ci si poteva avventare a richieste superiori. D'altro canto, stiamo parlando di un ragazzo che ha numeri da fuoriclasse ma anche una continuità piuttosto limitata e un ruolo non definito, titolare a singhiozzo di una squadra arrivata ottava in serie A, il quarto torneo europeo. Senza trascurare, in linea generale, l'atavica inconsistenza nerazzurra al momento di vendere, che la pone quasi sempre in posizione di svantaggio. Ragionando così, 25 milioni sono un buon affare. Come sempre, dipende dal punto di vista con cui si valuta la vicenda.
Giusto poi proseguire nel discorso: accetto il sacrificio del croato, purché l'incasso venga reinvestito in modo saggio e utile alla causa. Ergo, non come avvenuto nelle ultime sessioni di mercato né solo per giocatori a fine carriera. Puntare sui ritocchini alla rosa dopo aver incassato una cifra del genere sarebbe deleterio. Quindi, in società si diano una mossa o si rassegnino a una quota abbonati ai minimi storici. Si dirà: con 25 milioni non compri nessuno. Vero, oggi no. Ma il tesoretto sarebbe più ricco, visto che altre cessioni sono in ballo. Si dirà: si raccolga il tesoretto cedendo altri giocatori come Guarin, Hernanes, Ranocchia, Kuzmanovic ecc. ecc. Facile a dirsi, ma senza offerte serie resta un discorso aleatorio. Si dirà: invece di cedere Kovacic, Thohir investa di tasca sua. Non può, perché la sanzione dell'UEFA lo costringe a spendere solo quanto guadagna, è un mero calcolo matematico. E se l'Inter si ritroverà ai preliminari di Europa League causa 'eliminazione' della Sampdoria, apriti cielo: non ci sarà neanche un piccolo margine di discussione sulle cifre. È lo stesso motivo per cui il Milan, improvvisamente riscopertosi ricco, può spendere e spandere: non disputa le coppe e non ha ancora ricevuto la raccomandata dell'UEFA contenente la sanzione. Arriverà tra un anno, ma per allora l'ingresso in Champions avrà garantito ritorni importanti dal punto di vista finanziario. Una gioia di cui l'Inter, già colta in fallo, non può godere.
E qui si torna a Kovacic. Le strade sono due: o si trattiene il ragazzo, sperando che al terzo tentativo possa finalmente dimostrare di essere un leader e ci si limita ai soliti ritocchi della rosa come accaduto finora; o lo si vende e si cerca di spendere bene il tesoretto a disposizione. Personalmente, se la sua cessione può segnare una svolta per i colori nerazzurri con l'arrivo di gente gradita a Mancini, ed è realmente l'unica strada percorribile, ben venga. Un'altra stagione di basso profilo non la posso sopportare. Ormai da anni non riesco ad affezionarmi più a nessun giocatore dell'Inter come mi accadeva in passato, quando una cessione importante mi rattristava. E non è una bella sensazione.
Certo, Kovacic è un ragazzo d'oro, mai un comportamento sopra le righe, sempre rispettoso dei ruoli, timido in modo irreale considerata la sua popolarità e, il che non guasta, qualità calcistiche sopra dalla norma. Ma finora non è mai riuscito a essere decisivo per i colori nerazzurri, anche lui frustrato dalla mediocrità che attanaglia questa squadra da 4 anni e vittima dell'assenza di identità tattica che si trascina da sempre. Ad oggi è una meravigliosa immagine che potrebbe però rivelarsi solo un miraggio. Per questo non mi strapperei le vesti in caso di sua cessione e, francamente, fatico a capire questa opposizione generale a essa, come se non fosse l'unica possibilità per tentare di restituire dignità all'Inter. Alla fine io sono interista, non kovacista e leggere di gente che in caso di addio del croato non tiferà più i colori nerazzurri mi fa rabbrividire.
Capisco l'astio nei confronti della dirigenza, la frustrazione per il crollo verticale dal 2011 a oggi, la rabbia per operazioni di mercato di dubbia intelligenza ma, mi chiedo, davvero si può preferire un giocatore alla propria squadra del cuore? Chi lo pensa, tifi Liverpool l'anno prossimo, così farà doppietta con Coutinho. Ma poi non faccia marcia indietro, troppo facile. Io che sono passato dall'addio di Ronaldo (uno che sì, a 20 anni, le partite le vinceva da solo) e l'ho superato, non faticherei a salutare Mateo augurandogli il meglio e sperando che questa scelta sia utile a lui come a tutte le parti in causa.
Tempo fa scrissi un editoriale in cui sottolineavo come un giovane talento come lui non sarebbe mai esploso nel nostro campionato, dove se sbagli uno stop non importa purché tu sappia fare la diagonale. Un tempo i virtuosi del pallone da noi banchettavano, oggi lo fanno altrove a e noi non resta che una preparazione tattica superiore per restare a galla. È così che la Juventus è arrivata a Berlino. Ma al confronto con il talento vero, e la finale lo dimostra, non c'è storia. Kovacic ha classe e intuizioni geniali, ma tatticamente è ancora a livello basilare. E costringerlo a cambiare inclinazioni per adattarsi al nostro calcio sarebbe una violenza, nonché un freno alla sua carriera. Che in Premier League, così com'è stato per Coutinho, potrebbe nobilitarsi. Forse è questo il vero senso del #savekovacic.
P.S. - Un'ultima riflessione: questa campagna unanime e ostinata a favore di Mateo, che ribadisco è un talento sopraffino, è la conferma della progressiva decadenza di questa squadra. Un tempo ci si strappava i capelli per cessioni come quella di Ronaldo, Ibrahimovic o Eto'o. Oggi per un ragazzo che, al confronto con i tempi d'oro, potrebbe esser paragonato a un Emre Belozoglu qualsiasi, passato quasi inosservato in mezzo a grandi calciatori. Meditate gente, meditate.
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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