L’unica squadra italiana in corsa su tutti i fronti. Uscita indenne dal quarto di finale di Coppa Italia, mina vagante sulla strada che conduce allo scontro scudetto col Napoli, l’Inter può continuare a fregiarsi di quel titolo che non va in bacheca ma che dice molto della bontà del lavoro di Simone Inzaghi in una stagione piena di insidie e imprevisti. Arrivati a questo punto, nessun tifoso nerazzurro poteva sperare in qualcosa di meglio, anche se qualche incontentabile potrebbe tirar fuori il discorso della Supercoppa italiana persa malamente contro il Milan da situazione di doppio vantaggio. La classica sconfitta che brucia più di quanto non avrebbe fatto piacere la vittoria, data per scontata visto il ruolino del Demone di Piacenza nella competizione e una superiorità solo su carta che quest'anno non si è mai tradotta in campo. "La sfortunata trasferta in Arabia Saudita, che ci ha visto perdere la Supercoppa, pur avendo raggiunto la finale, non deve far dimenticare che siamo l’unica squadra italiana ancora in lotta su tutti i fronti", ha dichiarato il presidente Beppe Marotta nel suo discorso pronunciato durante l’Assemblea degli azionisti. Come a puntualizzare che la laurea di supercampioni nazionali era stata messa all’ultimo posto nella classifica degli obiettivi dei nerazzurri che, da quel ko subito in rimonta, con annessa beffa e scherno nei festeggiamenti da parte dei cugini, ha ripreso come se niente fosse successo il suo cammino inciampando giusto due volte, comunque abbastanza per aprire discorsi su una presunta crisi e un ciclo ormai al tramonto.
Oltre alla debacle a sorpresa con la Fiorentina, in quella strana gara con l’asterisco del 6 febbraio, si è aggiunta la dolorosa sconfitta con la Juventus (copyright Lautaro Martinez), attutita dall’inchiodata in classifica del Napoli, Che, pur avendo solo il pensiero del campionato, nelle ultime quattro giornate è riuscito nell’impresa al contrario di perdere più punti dei campioni in carica, che sabato al Maradona si presenteranno con il vantaggio di una lunghezza. Ma non solo: l’Inter avrà in tasca anche una qualificazione agli ottavi di Champions League (pass strappato col Monaco nella famosa gara degli ingiocabili) e una alle semifinali della coppa domestica, ottenuta con le seconde linee contro una Lazio che annoverava nelle sue fila molti titolari. Un bagaglio pieno di autostima che vale più del punticino di vantaggio su cui l’Inter non dovrà speculare. Una affermazione in un big match in Serie A, peraltro in trasferta, sul campo della diretta rivale, varrebbe più della fredda matematica. I conti, poi, nel caso andrebbero fatti anche con l’Atalanta, di scena in casa contro il Venezia e con la possibilità - tifando il pareggio - di rifarsi ancora più sotto per il primo posto.
Solo dopo sarebbe il caso di dare un occhio al calendario: ad Atalanta-Inter del prossimo 16 marzo, prima della temuta sosta, la Dea arriverebbe giocando solo una partita, la Beneamata ben tre, tra cui due gare europee da dentro o fuori col Feyenoord. Una situazione usuale per l’Inter, meno per l’Atalanta, due squadre accomunate dai pensieri dei loro allenatori che preferiscono avere più impegni per tenere alta la tensione di tutto il gruppo. Cosa che Conte fa storicamente senza gli impegni extra di Coppa, durante le ‘settimane pulite’. Le incognite sono uguali per tutti: le defezioni. L’Atalanta è quella che ha subito gli infortuni più gravi, mentre il Napoli, che il più forte l’ha perso sul mercato di gennaio, arriva al momento clou dell’annata senza André-Frank Zambo Anguissa e David Neres e con una fascia sinistra incerottata. E l’Inter? L’infermeria non è mai stata praticamente vuota e, nelle ultime settimane, ha aperto le sue porte a ben tre laterali come Zalewski, Carlos Augusto e Darmian. Assenze che costringeranno Inzaghi a studiare il tanto richiesto piano B: "O cambiamo modulo o andremo in difficoltà", ha detto candidamente martedì sera in conferenza stampa l’allenatore. In questi casi, si dice ‘fare di necessità virtù’. Ognuna delle contendenti cercherà di mettere in pratica questo proverbio: Gasperini potrebbe chiedere l’ultimo sforzo ai suoi per coronare un ciclo irripetibile prima dell’addio, Conte farà leva sulla voglia degli underdog di emergere nelle difficoltà per ribaltare i pronostici, mentre Inzaghi penserà a come incastrare i soliti principi di gioco in un nuovo sistema tattico contando sulla massima disponibilità del gruppo.
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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