Può essere bella la sofferenza? Forse in un universo parallelo, o nei meandri della filosofia tedesca del 19esimo secolo. Sicuramente ieri sera il tifoso interista ha sofferto e non poco davanti al piccolo schermo di casa o direttamente al Do Dragao, per i pochi fortunati che sono riusciti a entrare nell'impianto (e ce ne sarebbero di cose da dire sull'organizzazione di un ottavo di finale di Champions League da parte dei portoghesi). Cento minuti intensi, in cui ogni singolo errore o disattenzione potevano costare carissimi. Classica battaglia da trasferta europea, in cui più che con il fioretto devi presentarti armato di sciabola, senza alcuna intenzione di fare prigionieri né di essere imprigionati. D'Altronde, nonostante l'assenza inattesa di Pepe, sapevano anche i bambini che il Porto se la sarebbe giocata anche sulla caciara per recuperare la sconfitta del Meazza.

Eppure i nerazzurri hanno rispettato pienamente le consegne e l'interpretazione tattica chiesta da Simone Inzaghi, che abbandonando per una sera la propria filosofia del possesso palla e del baricentro alto ha accettato di lasciare il pallino a Sergio Conceiçao, sperando che i padroni di casa lasciassero qualche buco dietro e di approfittarne (e qualcuno magari lo criticherà anche per questo...). Una strategia che ha pagato nonostante l'ennesima serata di polveri bagnate negli ultimi 20 metri. Pragmatismo allo stato puro, necessario dopo le streghe di La Spezia, dove i nerazzurri hanno rimediato critiche di ogni genere, anche alla loro professionalità. Critiche spazzate via in una serata di grande abnegazione e rispetto delle indicazioni, dello spartito.

E non poteva certo essere un'impresa senza quel finale convulso, quando dopo sostituzioni obbligate e giocatori fuori ruolo la squadra ha respinto colpo su colpo l'assalto all'arma bianca del Porto, capace di entrare dentro l'area avversaria e sbattere contro salvataggi sulla linea, respinte affannose, legni e la reattività di un André Onana da applausi. Un maxi tempo di recupero inspiegabile assegnato dal deludente Marciniak in cui praticamente è successo di tutto, tranne quel gol che i padroni di casa cercavano disperatamente.

Superata la tensione, memori della grande sofferenza patita, il sapore di questa qualificazione è ancora più dolce. Un passaggio ai quarti che pesa tantissimo anche in chiave finanziaria, ma ci sarà tempo per fare questo tipo di analisi. Oggi è giusto celebrare una squadra che avrà sì collezionato brutte figure in campionato, ma ha dimostrato di avere una dimensione europea e di valere la Top8 di Champions League. Anche sovvertendo la tradizione, che negli ultimi anni ha visto i Dragoes superare sempre il turno contro avversari del Belpaese. E visto che a Oporto, oltre a danneggiare il pubblico ospite con biglietto regolare, amano far uso dei luoghi comuni, dopo ieri sera possono aggiornare il loro database: vespa, pizza e Inter. E se serve, il mandolino lo portiamo noi.

PS - Quant'è bello ascoltare lo Zio che urla agli attaccanti di dare una mano dietro e soffre nel finale con tutti i tifosi interisti? Qualcuno gli dà persino del milanista, santo cielo...

Sezione: Editoriale / Data: Mer 15 marzo 2023 alle 00:01
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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