Come lo definite un tribunale che fa il proprio dovere una volta su tre? Ingiusto? Sì, forse "ingiusto" è la parola corretta. Così, finora, l'utilizzo del Var nelle partite dell'Inter (senza ampliare il discorso alle altre squadre, altrimenti di editoriali ce ne vorrebbero 725). Ma andiamo con ordine.

L'Inter viene palesemente penalizzata a Reggio Emilia alla prima giornata di campionato, con l'episodio più evidente che è quell'entrata tanto scomposta quanto evidente di Magnanelli su Asamoah. Rigore solare: l'arbitro non fischia, il Var muto.

Poi arriva Inter-Parma, con Dimarco che "para" sulla linea di porta: altro rigore senza dubbio, ma pure qui nessuno fa un fiato, né in campo né in cabina Var. Stessa scena pure sul gol dello stesso Dimarco, con Handanovic impallato da due giocatori parmensi in offside.

Sabato a Genova, riecco il Var. Bentornato, come stai? Così così. Nel senso che lo usano a singhiozzo. Stavolta le chiamate arrivano e sono corrette: D'Ambrosio è effettivamente in offside prima del gol di Nainggolan e la palla è uscita prima del gol di Asamoah. Tutto giusto. Peccato che l'assistente Paganessi – a inizio secondo tempo – sbandieri un offside inesistente a Candreva lanciato a destra da Vecino e pronto a fornire un facile assist a Icardi. Lì l'indicazione è chiara: far giocare e poi tornare a ritroso per la verifica Var.

Insomma, ciò che stride è il confronto tra l'uso del video fatto al Ferraris e quello (non) fatto fino a sabato. Il campionato è lo stesso, le regole le medesime, ma non c'è per nulla uniformità di giudizio. Intanto si perdono per strada punti che alla lunga potrebbero risultare pesanti.

Guardando l'altra faccia della medaglia, però, si potrebbe dire che queste continue mazzate potrebbero aver fortificato l'Inter, costringendola a tirar fuori il meglio di sé proprio nel momento più delicato, con Tottenham e Samp. Due vittorie che hanno il sapore dell'impresa per motivi diversi. Due successi che cancellano un inizio titubante e restituiscono fiducia e consapevolezza. Consapevolezza anche di poter andare oltre l'episodio avverso, di essere più forti anche delle asperità imprevedibili e non dipendenti dalla propria volontà.

Resta, però, quella spiacevole sensazione di frustrazione. Quel sentimento di avere il mondo contro. Perché quando ti cacciano un allenatore per "eccesso di esultanza" dopo un gol al minuto 94, sembra davvero che ce l'abbiano con te. "I soliti interisti". E magari pure scemi. Non si può dover fare sempre una guerra per vincere una semplice partita di calcio.

VIDEO - TRAMONTANA, LA TERZA ESULTANZA E' QUELLA GIUSTA!

Sezione: Editoriale / Data: Lun 24 settembre 2018 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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