Noiosa, senza gioco, con carattere ma sempre un cantiere aperto. Non poteva essere altrimenti l'Inter vista ieri a Trieste contro il Cagliari. E guai a criticare Andrea Stramaccioni solo per questo, perché l'ultimo dei responsabili è lui, che almeno quella voglia di andare a rispondere al ceffone preso l'ha portata, finalmente. Ma forse è una sterzata - l'ennesima - che fa decisamente bene. Farsi illudere da una cavalcata d'orgoglio adesso poteva significare il rilancio di un pericoloso effetto riconferma. No, la parola ricominciare dev'essere stampata nella testa di chi ha in pugno nelle sorti dell'Inter. E ricominciare non vuol dire semplicemente azzerare tutto, ma costruire una nuova Inter con idee chiare, limpide e definite. Puntando su chi lo merita e ringraziando chi dovrà fare le valigie.

In quelli della prima categoria citata, ce n'è uno che merita una menzione più di tutti. Ancora lui, sempre lui. Un filo conduttore da Madrid a Trieste. Diego Alberto Milito, l'uomo che racconteremo ai nostri nipoti un giorno, ma di cui possiamo ancora fidarci oggi più che mai. Ricordo ancora l'ironia di chi lo ribattezzava Diego Finito, di chi lo vedeva come ormai un pensionato di lusso e tante altre manifestazioni senza senso. Naturalmente, tutte esterne al mondo Inter, perché chi ha vissuto San Siro sa dell'immenso sostegno che la tifoseria come la società e i compagni hanno sempre garantito a Diego nei momenti più difficili come in quelli più belli. Perché il popolo interista ha lo straordinario pregio di non dimenticare chi merita un amore genuino. Ebbene, Milito ha colpito ancora ieri. Diciotto reti in campionato, di cui solo quattro su calcio di rigore. Una macchina da gol. Era bastato un infortunio reiterato, lo scorso anno, per farlo definire ormai un ex attaccante da molte penne e da molti opinionisti. Nessuno ovviamente col coraggio di chiedere scusa a questo straordinario campione.

Ancora lui, dicevamo. Che in panchina ci sia Mourinho, Gasperini, Ranieri, Stramaccioni o chiunque altro. Nelle vene di Diego Milito scorre il gol abbinato al sorriso. Vederlo soffrire lo scorso anno era stato terribile, eppure in questa drammatica stagione Diego ha risposto sul campo. A suon di reti, come preferisce fare. Tanto lavoro e tanti gol. E tanto amore. Dalla sua gente. E proprio da Milito bisogna ripartire, perché se ben sfruttato in un 4-3-3 con due esterni larghi che abbiano gamba e sappiano supportare il suo ruolo da centravanti sarebbe ancora un'arma letale. Quella che al solo ricordo della notte di Madrid fa venire i brividi. Guardate la foto accanto, un meraviglioso riassunto in pixel di un campione totale: lo sguardo stanco del guerriero nel momento della gloria. Con l'avversario al tappeto e i suoi occhioni azzurri che cantano vittoria.

Questo è Milito. Uno che la Champions League l'ha alzata e al Barça ha segnato, altro che vulcani. Il Principe non è mai finito. Anzi, la sua storia continua. E tanti auguri di buona Pasqua a tutti, ma soprattutto a chi lo ha definito bollito. Dentro l'uovo troverete magari ancora qualche gol. Perché ormai l'avrete capito: Diego è proprio infinito...

Sezione: Editoriale / Data: Dom 08 aprile 2012 alle 00:01
Autore: Fabrizio Romano
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